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Massimo Donno

Partenze

Si intitola Partenze il secondo e molto interessante disco di Massimo Donno. Ma avrebbe potuto intitolarsi anche Ripartenze o Ritorni. Ripartenze, perché segna un bel passo avanti dopo il suo primo Amore e marchette (del 2013). In quell'occasione Donno si adagiava in uno swing-canzone d'autore che spesso rischiava di "sommergere" la sua vena più intimista, una sorta di indugio forse eccessivo verso l'ammiccamento e verso l'ironia.

Qui sembra cambiare tutto. Prima di tutto dal suono, grazie al prezioso lavoro in sede di arrangiamento di Riccardo Tesi (già collaboratore, tra gli altri di Fabrizio De André, Ivano Fossati, GianMaria Testa). Ma parlare di semplice lavoro di arrangiamento è sbagliato, perché Tesi interviene anche nella rielaborazione dei brani di Donno coadiuvandolo in più di un’occasione pure nella scrittura. Il suono, dicevamo. Che stavolta sa di musica etnica e popolare con l'utilizzo oltre agli strumenti più classici della canzone tradizionale, di strumenti popolari (zampogna, organetto, oud) o più consoni alla musica classica (contrabbasso, violoncello, arpa).

E allora ecco anche il perché del possibile titolo Ritorni. Perché quello compiuto dai due è davvero un ritorno alle proprie origini, un ritorno verso le terre del sud e in particolare verso il Salento (il cantautore e originario e vive a Cornigliano d’Otranto). Donno sembra quasi voler mettere da parte le sovrastrutture urbane e rivendicare come vera fonte di autenticità la natura, la terra, il lavoro delle mani contrapposto a quello della testa. E si può notare sotto questo punto di vista il forte uso di termini afferenti la sfera naturale (ulivi, rami, rose, spine). Ma non vi è nessun intento idealizzante. Donno non dimentica certo che il Salento (ma più in generale il sud) è una terra tanto bella quanto deturpata e violentata ("Vengo da una terra in cui la sabbia ama il cemento/ dove un uomo vale quanto uno starnuto/ dove il cielo ci ha voltato spalle e volto/ e i volti vecchi teschi senza storia e senza lineamento”). Ecco allora che Partenze si configura anche come un disco in cui il lirismo si mescola alla critica sociale. Certo questo era un elemento, come detto, presente già in Amore e marchette, ma se lì predominava una certa ironia, qui invece il sorriso si smorza subito e l'ironia diventa semmai sarcasmo. Ne sono una prova la splendida Orazione in cui troviamo l'immancabile alto prelato di turno che pontifica in televisione su qualsiasi tema sociale (basta che non si parli di questioni dottrinali e spirituali) per poi tornare a chiudersi nella sua torre d'avorio: "Parla di diritti, di preservativi e fame/ parla di conflitti, di mercati di puttane/ parla di ottimismo, come un vero nobiluomo/ chiude la puntata si riforma già nel suo duomo". O, ancora, in Tienimi la mano, quasi un dialogo d'amore tra un imprenditore senza scrupoli ma in crisi e il suo motivatore-psicologo: "Io sono l'uomo che vendeva idee/ in quel mercato delle marionette c'è/ sempre qualcuno che ha bisogno ancor di me/ qualcuno che confonde ancor la merda ed il caffè".
Ecco, se l'Italia deve essere gestita da simili figure allora davvero rischia di essere condannata ad una sorta di autofagia in cui tutti mangiano tutto (compresi se stessi) fino ad implodere. Scenario prospettato nella Grande abbuffata che è chiaramente un omaggio all'omonimo film di Marco Ferreri del 1973. Come accennato non mancano però anche inserti più lirici come ne Il mio matrimonio (l'Amore ai tempi del mutuo), in cui appunto l'amore sembra più forte della crisi economica attuale. 
Ma Partenze è un disco, si diceva, soprattutto in cui si parla di partenze, di viaggi, della necessità (o l'obbligo) di lasciare i posti sicuri e usati per cercare nuove strade (La salita, Binario).

Infine un’ultima annotazione sui testi. Anche in questo caso ci sembra che Donno davvero faccia un ulteriore passo avanti. Belle, per esempio, le rime interne o certe figure retoriche come la sinestesia ("E ti dipingerò con suono e con rumori), le metafore dal vago sapore citazionista ("Basse e chiare stelle/ sono lenzuola al cuore/ tempo sulla pelle"), calembour ("Ave Maria/ piena di rabbia/ la pace non c'è/ Santa Maria, passami Dio. Parli con noi peccatori").

Insomma, un gran bel disco che merita davvero tanta attenzione.

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In dettaglio

  • Produzione artistica:  Massimo Donno e Riccardo Tesi
  • Anno: 2015
  • Durata: 53:04
  • Etichetta: Visage Music

Elenco delle tracce

01. Vento e polvere
02. Partenze
03. Tienimi la mano
04. La grande abbuffata – Atto I
05. Attimi
06. Orazione
07. Passi
08. Il mio matrimonio (l’Amore ai tempi del mutuo)
09. Fontane di suoni
10. La salita
11. La grande abbuffata – Atto II
12. Binario

 

Brani migliori

  1. Vento e polvere
  2. Partenze
  3. Orazioni

Musicisti

Maurizio Geri: Chitarre  -  Gigi Biolcati: Batteria e percussioni  -  Michele Marini: Clarinetto  -  Vincenzo Zitello: Arpa  -  Stefano Saletti: Oud e chitarra elettrica  -  Mattia Scarpettini: Percussioni  -  Katerina Polemi: Cori  -  Redi Hasa: Violoncello  -  Roberto Chiga: Percussioni  -  Emanuele Coluccia: Fiati  -  Marco Rollo: Pianoforte  -  Stefano Rielli: Contrabbasso  -  Francesco Pellizzari: Batteria, percussioni  -  Giulio Bianco: Zampogna  -  Andrea Doremi: Trombone, susafono  -  Valerio Daniele: Chitarra elettrica  -  Katerina Polemi: Cori  -  Alessia Tondo: Cori  -  Carla Petrachi: Cori  -  Vincenzo Maggiore: Cori