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Giardini di Mirò

Good Luck

«Get ready for / lover memories in the gut»: il quinto album dei Giardini di Mirò è un caldo affresco di rovine, «memories long gone», disincanto e desolazione sociale, boccate d’aria “clandestina”, miserie e splendori resistenti nell’ambiguo rifugio del tesoro di un abbraccio, «that is cross, it’s full of fear, emptiness but love», mentre si cerca di scoprire «a new way for dancing in the mud» (There Is A Place).

Ogni colore è impastato e disteso con sapiente maestria tecnica ed emozionale: così i riff delle chitarre spandono bagliori dolcemente struggenti o ritraggono calibrate sferzate di vento, tra selve misteriose di spettri di insoddisfazione e passioni voraci, che non possono accontentarsi e trovare pace in un modesto «quiet embrace» dopo «a night of vanishing bliss» (Spurious Love, uno dei due brani con l’inquieta musa Angela Baraldi), mettono in moto ombre avvolgenti o portano a scivolare in «a long fall that makes me old» (Ride). La ritmica permette alle figure di stagliarsi con nettezza, disegnando fremiti nell’oscurità e «pulses of the body» (Spurious Love), mentre gli archi possiedono i colori flessuosi, suadenti e regali del crepuscolo (ad es. in quel piccolo capolavoro delicato e sofferto che è il duetto, sospiroso e passionale, con Sara Lov dei Devics, There Is A Place) e rammentano l’eleganza morbida e sontuosa dei Piano Magic (d’altronde Glen Johnson fu ospite di Dividing Opinions quand’erano le due band erano compagne di etichetta in casa Homesleep).

Ma in quest’album, registrato tra i casolari rossi, la natura assolata e gli alberi brumosi della campagna emiliana, i Giardini di Mirò non hanno bisogno di mentori o sigilli di garanzia: sarebbe anzi limitante definire ancora solo post-rock la loro musica, che squaderna una forza visionaria tra synths evanescenti, fiati dolorosi o seducenti, scrosci di chitarre ora oniriche, ora vertiginose (v. la title-track strumentale), dosa i volumi per dipingere vuoti e silenzi accorati con classe quasi springsteeniana (mediata da sonorità corpose e raffinate à la National) per poi saturare l’aria di suoni distorti (Rome), oppure ancora affila basi ritmiche post-punk taglienti, lievi e setose (Time On Time).

Al di là delle esemplificazioni di comodo per i lettori, questo è soltanto il loro stile, inconfondibile e preziosa cascata di gemme che nasconde la cura in una bellezza lancinante. I brani della band della leggendaria Cavriago infatti potrebbero risuonare sofisticati, forti della rara qualità dei loro arrangiamenti e di un sound internazionale come il linguaggio universale delle loro chitarre liquide e materiche, scintillanti e ctonie (v. l’epica, amara Flat Heart Society) e invece la loro raffinatezza sa affondare nelle viscere.

Il fascino al contempo decadente e misurato della musica di Jukka Reverberi, Corrado Nuccini e soci ne fa ormai un’eccellenza assoluta: chapeau. 

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In dettaglio

  • Produzione artistica: Francesco Donadello, Andrea Sologni e Giardini di Mirò
  • Anno: 2012
  • Durata: 38:53
  • Etichetta: Santeria/Audioglobe

Elenco delle tracce

01. Memories

02. Spurious Love

03. Ride

04. There Is A Place

05. Good Luck

06. Rome

07. Time On Time

08. Flat Heart Society

Brani migliori

  1. Spurious Love
  2. There Is A Place
  3. Good Luck

Musicisti

Jukka Reverberi: voce, chitarra e basso Corrado Nuccini: voce e chitarra Luca di Mira: tastiere e piano elettrico Emanuele Reverberi: violino e tromba Mirko Venturelli: basso, clarinetto e sassofono Francesco Donadello: batteria in 01, 02, 04, 06, 07 e 08 Andrea Mancin: batteria in 03, 05 Sara Lov (Devics): voce in 04 Stefano Pilia: chitarra in 02 Angela Baraldi: voce in 02 e 06 Andrea Sologni: mixaggio Andrea Suriani: mixaggio e mastering