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Olden

Cuore nero

Un cubo che non ha niente dentro, se non il nero di cui è circondato e che contiene per osmosi: è ciò che appare sul nuovo album di Olden, un artista impegnato nell’espressione sperimentale dei sentimenti anche più tetri attraverso un tessuto sonoro compatto e allusivo. Infatti il titolo Cuore nero esprime perfettamente l’atmosfera che si crea ascoltando il disco, che inizia col battere del tempo inesorabile, un’introduzione vaudeville per un teatro grottesco in cui si mette in scena l’aridità dell’anima.

Il brano d’apertura è proprio quello che dà il titolo all’album e ne manifesta subito le intenzioni più aperte all’espressionismo visivo, sonoro e verbale, fino a diventare fisico, come quei dipinti di pittura materica in cui il colore esce fuori dalla tela, cosicché risulta impossibile rendere la forma del quadro in maniera bidimensionale. Ed è infatti difficile descrivere con che cura le cupe atmosfere che prendono vita in questo teatro alla Wiene. La grana della voce, tra il disperato e il sincero, mostra infine coi versi la concretezza di questo disagio esistenziale, con un’innocenza lodevole, anche se forse qua e là didascalica.

Il risultato è comunque buono, come in Oceani, in cui ci si chiede “quand’è che ho smesso di commuoverti? / dove hai nascosto i nostri applausi?”, e si raccomanda di considerare tutta la vita come se fosse immensa e incommensurabile e profonda, proprio come degli oceani. A volte invece, come in Kaddish, l’urlo della disperazione assume dei toni troppo melanconici e il dettato musicale si trasforma in un dialogo diretto con se stessi e con altri, in questo caso chiaramente Ginsberg (direttamente citato nel testo, cosa che appunto mostra l’eccessiva forma didascalica).

Più di un brano meriterebbe invece la menzione d’onore, per un aspetto o per un altro, ad esempio il testo de Le nostre vigliacche parole mancanti, che vede la partecipazione di Pierpaolo Capovilla, leader del Teatro degli Orrori; o la musica di Ari la donna cigno.

Ma la canzone migliore è senza dubbio Per diventare un fiore, dove all’ingenuità orfica e pacifista si associa una musica davvero interessante, con spostamenti di tempo che non eludono un dettato armonico comunicativo, tanto che c’è da chiedersi perché tutto l’album non persegua questo trama d’Aracne impazzita: l’album è compatto nelle sonorità e nell’intento, un’opera matura e godibile all’ascolto. Ma nel sentire questo brano ci si chiede perché Olden non abbia sperimentato maggiormente nella realizzazione del prodotto finale. 

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In dettaglio

  • Produzione artistica: Flavio Ferri
  • Anno: 2021
  • Durata: 38:39
  • Etichetta: Vrec/Audioglobe

Elenco delle tracce

01. Cuore nero

02. Un figlio solo

03. Per diventare un fiore

04. Kaddish

05. Per rinascere altrove

06. Ari la donna cigno

07. Oceani

08. Le nostre vigliacche parole mancanti

09. Più veloce di un saluto

Brani migliori

  1. Cuore nero
  2. Per diventare un fiore
  3. Oceani