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Juri Camisasca

CristoGenesi

Prosegue l’incredibile “scommessa” di Juri Camisasca nel mondo della musica e della discografia. Dopo “Laudes”, uscito alla fine del 2019, sempre le Edizioni Paoline pubblicano CristoGenesi, il nuovo lavoro dell’artista lombardo. Un album che ci riporta nell’ambito della mistica che intride la vita di questo uomo, di questo artista, in perenne ricerca del sacro e di sé stesso. Una ricerca che Camisasca accompagna con la musica, il canto, i testi pieni di suggestione, la sua scelta di vita.

“CristoGenesi” è composto da brani originali e altri provenienti dalla tradizione religiosa cristiana, brani da lui riadattati per renderli non solo maggiormente fruibili per chi ascolta ma, anche, per poterli cantare come una salmodia, come un inno all’Altissimo. Qui non è possibile sfuggire alla consapevolezza di trovarsi di fronte a un artista che prima di tutto ha una caratura religiosa e in questa dimensione di ricerca si pone per incontrare sé stesso, gli altri, il cosmo, il Creato nella sua misteriosa immensità. Quando si parla di Camisasca si ricorda spesso il suo primo album, “La finestra dentro”, come suo imprinting particolare all’interno di una stagione musicale unica ma in effetti, a ben guardare, quella sua vicenda artistica si ‘spegne’ dopo quel lavoro per dare vita alla ricerca della sua identità personale, attraverso il convento prima e il romitaggio poi, riaprendosi nel 1987 quando Franco Battiato gli proporrà di comparire nell’album “Genesi”, un lavoro decisamente nelle sue corde personali e artistiche.

Da quel momento, tutti i successivi lavori di Camisasca avranno quell’impronta mistica riconoscibilissima nella sua unicità. “CristoGenesi”, quindi, è un altro passo coraggioso, visti i tempi certamente non favorevoli all’approccio religioso alla vita, all’arte, alla musica. Ma Camisasca di scommesse ne ha fatte tante e più il tempo corre e maggiormente pare di vedere sbocciare, nel suo lavoro artistico, frutti importanti del proprio essere profondo.
Tornando al suo ultimo lavoro, ed essendo un album molto particolare, proviamo a scoprirlo meglio attraverso le sue tredici tracce.

 

Il tutto nel frammento possiede un suono profondo e suggestivo di evocazioni lontane nel cosmo e nel tempo, ed ogni parola pare voglia aprire porte di consapevolezza davanti ai nostri occhi. Il pianoforte e la voce raccontano del creato prima della creazione. Tutto era in sé e attendeva di prendere vita partendo da un pensiero. Vedere il tutto nel frammento è il segno di un’apertura mentale che ci porta dal minuscolo all’Assoluto e le parole del testo giungono come una salmodia mistica con la musica che si manifesta come abbraccio alle parole che vengono pronunciate con enfasi e delicatezza. Dodici kyrie si apre con il suono del synth che, come scrive il suo “cantore”, deve essere ascoltato come un Mantra dentro il quale immergersi facendosi dilavare dalle scorie del vivere quotidiano. Morbido il suono delle tastiere e del pianoforte, quest’ultimo accennato all’interno di un climax sonoro che non indugio a chiamare cosmico.
Il testo di Love is the angel è in inglese e in italiano, ma entrambe le lingue reggono bene al canto di Camisasca che viene introdotto dal suono del synth (utilizzato per tutto l’album con grande delicatezza ed efficacia sonora). L’amore è l’angelo che accompagna il mondo e il ritornello pare voglia accompagnare chi ascolta in una sorta di cammino interiore. Una canzone che, a parere di chi scrive, per come è costruita tra canto e suono, sarebbe magari stata adatta anche alla voce e alle corde artistiche dell’amico Franco Battiato. Da sottolineare l’appropriato e delicato inserimento di sonorità generate dalla melodia creata dal suono dei fiati, dalla voce di Floriana Pappa e dal coro Cantus Novo.

La quarta traccia è Vite silenziose e rappresenta la raffigurazione di Etty Hillesum (di cui suggerisco la lettura delle lettere), uccisa nel campo di sterminio di Auschwitz in quanto ebrea. Potremmo definirla una riflessione giunta al suo autore nel mentre di passeggiate con gli occhi verso l’orizzonte, nell’attimo in cui il tempo si ferma e ogni pensiero va a cercare nella memoria quel grido di libertà interiore che tutto vince, che tutto trascende, che tutto rende eterno. Come scrive l’autore, la canzone è un omaggio “generato” da una riflessione profonda come fu quella che diede vita a Il Carmelo di Echt, dedicata a Edith Stein. Un grande e intenso brano per aiutarci e fare memoria del male. E, anche, del bene necessario…
Benedici Signore la mia anima” recita in inglese il ritornello di Non viene mai la notte, probabilmente per la buona assonanza delle parole. Una canzone con una musica accattivante e ipnotica, che invia la mente a deserti e grandi distese che invitano al cammino. Un suono morbido avvolge le parole come a volerle proteggere nel loro compito di istruire, di soccorrere, di accompagnare nel cammino della vita (“non viene mai la notte sui cammini illuminati”). Volendo dare un’immagine a questa atmosfera, potremmo dire che il suono dei fiati (tromba), quasi minimalista, è portatore di luce… A metà del disco troviamo un noto canto gregoriano, O filii et filiae, che fa parte della liturgia cattolica nel tempo di Pasqua. Camisasca lo canta con trasporto e passione, con il desiderio di far giungere a chi ascolta il segno della propria fiducia nel Creatore che (anche) grazie alla parola e la musica, parla, istruisce, consola, così come attraverso la storia e le storie degli uomini, sacri e profani. Anche in questo brano vale la pena segnalare l’accompagnamento musicale, potente e paradossalmente dimesso.

 

Il suono delle corde della chitarra classica apre Emmanuel, un canto dell’Avvento conosciuto soprattutto nell’area del nord Europa. L’autore è anonimo e la rielaborazione fatta da Camisasca rende questo brano attualissimo, penetrante, di una suggestione solare. Cantato in inglese e in latino, riesce a trasmettere una grande forza interiore e senso di mistero. Ma attenzione, non un mistero che ottenebra ma piuttosto che libera. A questo si aggiungono flauto e chitarra, ingredienti semplici ed essenziali, ma indispensabili per fare emergere la modernità di un antico brano religioso. Si cambia un po’ registro e nel brano successivo è il suono delle percussioni - unito alle atmosfere generate dal synth e dai fiati oltre che dalla voce profonda e ricca di sfumature di Camisasca -  a rendere manifesto il senso di immensità che si cela in “Sanctus”, un brano che cerca di contenere e trasmettere il senso del mistero di Dio. Elaborato da Camisasca dall’originale di Henri Du Mont, si avvale anche della voce di Loredana Toro, che ben si amalgama a quella di Camisasca per celebrare una sorta di cammino interiore.

Alla traccia nove ascoltiamo Riflessioni sul senso, un richiamo al senso della vita e alla centralità della persona che, perdonate il gioco di parole, questo senso cerca di trovarlo. Ma è anche un richiamo al fatto che “il senso” siamo noi e che in questa ricerca non è importante l’arrivo, l’approdo, ma quello che conta è il viaggio. Giunto ai settant’anni tondi tondi, è evidente, per Camisasca, la necessità di porsi nuove domande sul percorso di vita compiuto, al fine di comprendere meglio il senso del proprio cammino. Su un delicato tappeto sonoro si sviluppano le trame liriche che cercano di fare chiarezza sui propri dubbi; il suono è quasi epico e accompagna il canto, con grande sapienza, fino al termine del brano. Continuiamo l'ascolto dell'album e dalle note del libretto si legge che Stella Caeli è un canto francescano dedicato alla Madonna, alla quale chiedere protezione contro le epidemie. Cantato in latino, si avvale del morbido tocco di campane tibetane (suonate da Camisasca stesso) con all’intorno un suono antico che riporta il pensiero ai Corrieri Cosmici tedeschi. Il tutto restituisce una sorta di sensazione ipnotica, come in effetti è la salmodia religiosa dell’antica liturgia cattolica e ortodossa. Siamo fatti di terra e di luce, di ascese e cadute dell’animo e della personale vicenda umana...
Giusto il tempo di riaprire gli occhi sulla quotidianità, ed è ancora la ricerca di sé stessi quella presente in Sintonie universali, sorta di sguardo alla propria esperienza mistica in convento e nell’ambito del romitaggio che ha segnato una lunga parte di vita di Camisasca, è la ricerca di Dio, che anche quando non risponde direttamente fa comprendere che comunque “è la gioia che ti prende per mano”.

Prima dell’ultima traccia, arriva anche la ripresa di Emmanuel, con la chitarra acustica e il suono dolce, pastoso e delicato, del flauto traverso. Non si tratta di un esercizio di stile ma la giusta ‘direzione’ per giungere alla chiusura dell’album. Ed eccola allora la traccia scelta per chiudere l’album, La mia genesi, introdotta dal suono della chitarra classica e dove l’autore manifesta una lettura delle proprie esperienze, intuizioni, credo. È la consapevolezza della propria dimensione terrena che si prepara per la dimensione futura. Una canzone, questa, che avrebbe attratto l’attenzione di Claudio Rocchi (anche i suoi echi in un passaggio al pianoforte, da 2:35 a 2:47) con il paradosso - ma fino a un certo punto - della consapevolezza che l’approdo finale è il ricongiungimento con la propria Genesi. Un brano suggestivo che nel finale regala una mescita di note del pianoforte e del synth che accompagnano la voce di Camisasca fino al silenzio finale…   

 

Leggendo le note di copertina del booklet, si comprende che si tratta di un album costruito insieme a persone consapevoli di aver sposato un progetto di grande livello artistico. E lo diciamo anche perché dietro questo album non c’è il supporto di una Major discografica, ma il coraggio e la lungimiranza artistica delle Edizioni Paoline, un giusto approdo che ha reso possibile la creazione e la diffusione di un lavoro atipico ma di qualità, figlio di un artista capace di andare oltre le apparenze e le vanità. Juri Camisasca è un uomo capace di guardare con sguardo attento al senso profondo della vita, interpretando il ruolo di artista come fosse parte di un’eterna preghiera.

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In dettaglio

  • Produzione artistica: Juri Camisasca e Carlo Longo Produzione esecutiva: Livia Sabatti  
  • Anno: 2021
  • Durata: 54:06
  • Etichetta: Edizioni Paoline

Elenco delle tracce

01. Il tutto nel frammento

02. Dodici kyrie

03. Love is the angel

04. Vite silenziose

05. Non viene mai la notte

06. O fili et filiae

07. Emmanuel

08. Sanctus

09. Riflessioni sul senso

10. Stella caeli

11. Sintonie universali

12. Emmanuel (reprise)

13. La mia genesi

 

Brani migliori

Musicisti

Juri Camisasca (voce, synth, campane tibetane);
Carlo Longo (piano, synth, programmazioni);
Alfredo Longo (chitarre);
Peppe Di Mauro (percussioni);
Giovanni Valastro (flauto traverso);
Diego Scimone (fiati);
Floriana Pappa (voce in Love is the angel)
Loredana Toro (voce in Sanctus)
Coro ‘Cantus Novo’ diretto dal Maestro Giovanni Giaquinta