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Walter Pistarini

Fabrizio De André. Canzoni nascoste, storie segrete

Lo dobbiamo ammettere: ogni qual volta ci capita sotto mano un altro - ennesimo - libro su Fabrizio De André abbiamo una sorta di riflesso incondizionato, pavloviano, una domanda impellente: Ma c’è ancora qualcosa da scrivere su Faber? E il più delle volte la risposta è negativa.
Sfuggono a questa nostra involontaria autocensura poche eccezioni. Una di queste è rappresentata senz’altro dal puntiglioso e prezioso lavoro di Walter Pistarini, che torna in libreria – edito da Giunti – con Fabrizio De André. Canzoni nascoste, storie segrete. Libro che per molti aspetti è un ideale seguito del già ricchissimo Il libro del mondo. Le storie dietro le canzoni di Fabrizio De André. Se là veniva ricostruita minuziosamente la storia di tutte le canzoni incise dal cantautore genovese, qui invece a finire sotto la lente di ingrandimento è la produzione per così dire “nascosta”.
Il libro è diviso in quattro distinte sezioni: le canzoni cantate da Faber ma mai pubblicate durante la sua vita; le collaborazioni in progetti altrui; le partecipazioni in dischi di colleghi e, infine, un’ultima sezione dedicata a curiosità varie.

Pistarini, per esempio, ricostruisce la nascita di Senza orario e senza bandiera dei New Trolls, album che vide l’essenziale contributo di Riccardo Mannerini, il poeta genovese a cui, giustamente, Pistarini dà ampio risalto. Ma se la presenza di Faber in Senza orario e senza bandiera era ampiamente risaputa, pochi forse sono a conoscenza che De André è stato anche l’estensore (insieme a Roberto Ferri) del testo Faccia di cane, brano con il quale sempre i new Trolls si presentarono al Festival di Sanremo nel 1985. Fabrizio però non volle cofirmare il pezzo (forse proprio perché sapeva che sarebbe stato presentata al Festival), testo che vincerà, poi, il premio della critica. Ne parlò per la prima volta in pubblico Vittorio De Scalzi in un convegno a Garessio nel 2000. Pistarini ha contattato lo stesso Ferri che racconta la genesi del testo e il modo di lavorare suo e di De André: ognuno scriveva un verso, lasciando all’altro la “risposta” in una sorta di ping-pong letterario!

Ecco, poi, ricostruita la genesi dei lavori per i grandi amici Beppe Grillo e Francesco Baccini. Per il primo scriverà con Mauro Pagani le musiche per lo sfortunato film Topo Galileo (del 1987). Più fruttuosa la collaborazione con Francesco Baccini. La loro Genova Blues (Faber interverrà qua e là nel testo di Francesco) finirà nell’album di più grande successo di Baccini, Il pianoforte non è il mio forte. Un blues sulla città di Genova ma, soprattutto, sulla loro squadra del cuore, il Genoa. 
E sempre a proposito di cantautori genovesi, Pistarini si sofferma anche a raccontare la collaborazione con Max Manfredi nel brano La fiera della Maddalena. Come si sa, la canzone interamente scritta da Manfredi finirà nel disco d’esordio di quest’ultimo Max e sarà poi ripresa in Luna Persa.

C’è spazio anche per il De André traduttore: La famosa volpe azzurra, adattamento (portato avanti con l’indimenticato Sergio Bardotti) di Famous Blue Raincoat di Leonard Cohen per Ornella Vanoni; il De André dialettale: Pitzinnos in sa gherra per i Tazenda; il De André interprete (Mis amour) e quello che presta la sua voce a sostegno di progetti umanitari (MusicaItalia per l’Etiopia, Concerto per Telefono Azzurro).   

Una vera miniera di informazioni è, poi, l’ultima parte del libro. A cominciare dall’intricatissima vicenda della Karim, la prima casa discografica di De André. A ricostruirla è Vito Vita. Davvero curioso (e poco conosciuto) è sapere che uno dei primissimi soci dell’etichetta è stato Giuseppe De Andrè, il padre di Fabrizio. Fatto che mette sotto una nuova luce la decisione di pubblicare i primi 45 giri col solo nome Fabrizio omettendo il cognome (per anni si era pensato che ciò dipendesse dal fatto che in famiglia non si volesse far sapere di avere un figlio cantautore!). Così come interessante è la ricostruzione della nascita dell’etichetta indipendente creata da De André e Dori Ghezzi, la FaDo nel 1980. Un’etichetta che pubblicherà i primi lavori dei Tempi Duri e, soprattutto, di Massimo Bubola. La FaDo avrà vita breve e chiuderà i battenti nel 1984 perché Fabrizio veniva costantemente “ricattato”: per ottenere passaggi televisivi per i suoi artisti veniva invitato (quasi obbligato, a dire il vero) a partecipare anche lui. Noto per la sua poca propensione ad apparire, De André si stufò e pose fine a quell’esperienza.

Finita la lettura del libro abbiamo l’ennesima conferma di quanto fosse maniacale il modo di lavorare del cantautore genovese (anche nei progetti altrui), la sua paura – poi vinta nel corso del tempo – per le apparizioni pubbliche, la necessità che proprio nei live tutto fosse perfetto e il più possibile vicino al suono dei dischi. Di quanto, in definitiva, De André fosse più un vero e proprio “regista” che non un semplice cantautore (e in effetti, tutto sommato egli ha scritto piuttosto poco, quanto meno dopo il 1975). Da questo punto di vista uno dei ritratti più belli e veritieri lo possiamo leggere nell’intervista di Carlo Facchini: “Come artista, lo paragonerei a un grande regista. Fabrizio aveva una straordinaria capacità di concepire un progetto, di indirizzare e guidare chi lavorava con lui”.

Le parole di Facchini ci permettono di sottolineare un altro pregio del lavoro di Pistarini. Spesso, egli, infatti preferisce mettersi dietro, nascondere il proprio ego e lasciare parlare i protagonisti delle vicende. O addirittura lascia la parola ad altri coautori (come Laura Monferdini - qui nella foto con l'autore del libro - che si prodiga nella descrizione della cimma, uno dei piatti tipici della cucina ligure). Proprio nel precedente lavoro Pistarini ha persino chiesto in qualche modo aiuto ai lettori, facendosi segnalare eventuali errori od omissioni. Altro aspetto che non può che farci provare simpatia per il suo prezioso lavoro!   

 

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In dettaglio

  • Artista: Walter Pistarini
  • Editore: Giunti Editore
  • Pagine: 224
  • Anno: 2013
  • Prezzo: 19.90 €

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