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Bachi Da Pietra

La voce del Tarlo

Giovanni Succi è uomo coerente: non parlerà come mangia, magari, ma canta come parla, e come pensa. Perciò quell'italietta con la minuscola, quella del sorriso complice e dell'inciucio, dello scherzo e della faciloneria diffusa la fustiga tanto nei suoi testi quanto nelle interviste in cui espone il proprio pensiero tutt'altro che debole: ed a chi come noi gli ha proposto domande aperte e forse un po' banali – seppure in ottima fede, ché la stima è tranquillamente intuibile in ogni passaggio – sono toccate risposte talvolta un po' ingenerose, da leggere a denti stretti. Ma tant'è: se è per regalarvi (e regalarci) il piacere di una conversazione come quella intrattenuta con uno dei due Bachi da Pietra, infiliamo con piacere i panni della spalla involontariamente comica. D'altronde, come dice lo stesso Succi, «il mondo è pieno di parole qualsiasi», e le sue sono tra le poche a fare eccezione.


La mia sensazione è che, non solo nell'Italia berlusconiana, si sia entrati con dolcezza in un'epoca marcatamente “orwelliana”, dove i media propagandano l'idea che tutto va bene mentre col sorriso si spazzano i problemi sotto il più classico dei tappeti. In questo clima che si cerca di dipingere come idilliaco che funzione hanno – e come si sentono –  dei “bachi” come voi, striscianti roditori della tranquillità?

Si sentono spegnendo le luci e aprendo bene le orecchie. Proprio come i tarli in casa nei mobili di notte. La loro funzione è la stessa che avrebbero avuto in un qualsiasi altro periodo della storia degli umani. A differenza del passato e del futuro, questo è semplicemente il presente: solo per questo ti appare peggiore degli altri due. Il mondo che trovi l’avresti trovato in qualsiasi altro momento e lo ritroverai ancora. Umanità al presente, nient’altro. Noi siamo un tarlo.

Aspetta: prima di continuare devo sparare la mia provocazione da fiero pennivendolo indipendente. Mi ha sorpreso “scoprire” che l'autore dei testi dei Bachi Da Pietra lavora, stando ad un’intervista di qualche anno fa, in pubblicità. Praticamente una delle eminenze grigie dietro il consumismo, il capitalismo, le disuguaglianze su scala globale...! Ovviamente si scherza: però rimane la curiosità su come si concili l'ermetismo dei testi dei Bachi con gli slogan facili dell'advertising, la solitudine feroce del vostro progetto con i sorrisi finti degli spot pubblicitari. Cos'è, un voler sovvertire il meccanismo dall'interno, come il Bianciardi de “La Vita Agra”?
E’ con lo scherzo che il prete si confessa, e tu confessi una simpatica ingenuità di pensiero che mi rende più disponibile alla risposta. Non mi è chiaro se il motivo del tuo stupore sia riferito al fatto che io debba fare altro per vivere o al fatto che si tratti di qualcosa di inerente alla comunicazione creativa. Credo che le due cose non dovrebbero stupirti, né l’una, ne l’altra. Purtroppo per me, la tua generosa fantasia proietta il mio ambito di intervento su orizzonti ben più vasti rispetto alla realtà dei fatti. I miei clienti sono per lo più legati al mondo dell’enologia e del turismo. E’ un voler sovvertire il meccanismo? E’ un voler campare dignitosamente e onestamente facendo un lavoro costruito con impegno negli anni, dal momento che il periodo storico non mi permette di vivere con la mia professione di musicista facendo la musica che faccio e non intendendo io edulcorarla per esigenze commerciali. Mi prostituisco felicemente, onestamente ed efficacemente su un altro versante che non è quello musicale. Non ne sei felice? Quanto all’ermetismo: si tratta di una corrente storicamente circoscritta della letteratura italiana. Non ha niente a che fare con il mio stile compositivo, anzi ne è agli antipodi. Se fai un lavoro di parola, usa le parole in modo conscio. Lo devi a chi ti ascolta.

Chiedo perdono e cambio discorso con nonchalance, chiedendoti qualcosa su “Tarlo Terzo”. Vedo, negli arrangiamenti del disco, una sorta di maggiore “fruibilità”, seppure negli ambiti propri dei Bachi, rispetto al passato: come se, diciamo, aveste voluto mettere provocatoriamente la testa fuori dal cono d'ombra che avvolgeva i vostri primi due lavori. E' vero? E se sì, è stata una tensione naturale o un modo conscio per ampliare i potenziali ascoltatori del progetto?
Abbiamo sottoposto il nostro caso ad una commissione della facoltà di economia e commercio e ci hanno detto che questa era la cosa da fare.

Mi sembra che, se nei primi due dischi l’influenza maggiore fosse il blues, dal pre-war a Tom Waits, qui entrino in gioco fortemente altre influenze – il dub, la techno… Se è così, è una sterzata nata da qualche particolare innamoramento in fase di ascolto?
No, nessun innamoramento particolare in fase di ascolto, sono solo le stratificazioni calcaree di una vita di ascolti che scavando la roccia si possono intravedere. Approfondendo il linguaggio del blues ci siamo fisicamente accorti che il dna è lo stesso motore che ritrovi nelle danze rituali delle tribù africane piuttosto che nel battito della techno e che per rendere questo concetto sonoro non erano strettamente necessarie le macchine tecnologicamente avanzate: bastano strumenti antiquati come quelli del rock’n’roll ridotto all’osso e il corpo umano, che è fallibile e impreciso, ma molto divertente.

Strumenti (e generi) divertenti... ed estremamente fruibili. Fruibilità che invece non vedo nei testi, i quali – salvo qualche caso – rimangono profondamente “imbozzolati”, spinosi, ostici. Ergo, stessa domanda al contrario: fanno bene i divulgatori mediatici, che sminuzzano argomenti talvolta fondamentali per avvicinare chi altrimenti mai se ne interesserebbe, o voi state dalla parte di Fossati quando canta «dateci parole poco chiare / quelle che gli italiani non amano capire»?
Cos’è fruibile, cosa non è fruibile… Questioni che non ci poniamo.  Ti giuro, mi cogli impreparato e direi anche disinteressato. Forse non è ancora chiaro al mondo che i Bachi Da Pietra sono insetti. Se il loro linguaggio ti pare ostico a volte, è normale: apparteniamo a mondi diversi.  Ad esempio.  Non conosco questa canzone di Fossati per cui non ho idea se sia sarcastico, come suppongo, o a chi chieda queste «parole poco chiare»… Con tutto il rispetto verso queste figure di nobili filantropi, noi non stiamo né dalla parte dei divulgatori né dei cantautori e chi sente i Bachi Da Pietra lo sa, non serve dirlo. Tendi l’orecchio e ascolta i tarli, i vermi, ascolta il mondo degli insetti mentre provano a scavare la pietra. Se no vai sulle giostre, è una bella giornata. Il mondo è pieno di parole qualsiasi. Delle parole qualsiasi non so che farmene e, per il rispetto che porto a chi ascolta, non mi sento di darne.

Ho trovato tra i brani alcune novità che mi hanno colpito: la prima è l'invettiva di Servo, il testo forse più diretto che abbia mai letto in un vostro lavoro. Se dovessi descrivere il brano con un solo aggettivo sceglierei “medioevale”, eppure vi si respira anche un'attualità sconcertante. E' quello che Prince chiamerebbe «sign o' the times», o sono solo io ad essere fuori strada?
Più che a Prince penserei al “Principe” di Machiavelli e ai “Ragionamenti” del Guicciardini. E’ la nostra storia da secoli. Per quanto ce ne lamentiamo, il Paese cialtrone, litigioso e inconcludente che nonostante tutto riusciamo ancora ad amare ci rappresenta a pennello, in tutte le sue contraddizioni e assurdità. E’ il nostro splendido terzo mondo griffato: guarda di quanto squallore ci circondiamo, eppure siamo elegantissimi. E’ frutto di una società fondata sulla furbizia, dove l’onestà è stimata come coglionaggine e la disonestà come moneta pregiata. La prevaricazione è un valore positivo a qualsiasi livello. Il risultato è questo bizzarro esperimento sociologico, probabilmente extraterrestre, denominato Italia.

Rimanendo su figure medioevali, l'ascolto di Lui verrà non può non portare direttamente alle ultime prese di posizione del Vaticano e di Benedetto XVI. In molti sostengono che questo pontificato metta in discussione molte conquiste del Concilio Vaticano II e persino la laicità dello Stato italiano: i Bachi come giudicano questo Papa?
I Bachi da Pietra non giudicano nessuno. Chiedi se vuoi al Papa come giudica i Bachi da Pietra.

Io invece penso che entrambi giudichiate, e molto: ma tant'è... Un altro testo che mi ha colpito, perché molto distante dal vostro solito stile succinto e secco, è I suoi brillanti anni ottanta. Mi ha ricordato fortemente la prosa di Tondelli, e da questa considerazione ricavo una domanda “laterale”: quali letture hanno influenzato la stesura di questi testi?
Di questi testi in particolare, nessuna. Dei miei testi in generale, tutte.

In coda al booklet troviamo il famoso Indovinello Veronese del VIII secolo, e Seme nero omaggia a sua volta l'atto dello scrivere, meglio ancora del “vergare”. Oggi però la scrittura è frammentata, abbreviata, ridotta... e mi viene in mente una frase letta non so dove, secondo cui “chi non sa scrivere non sa pensare”. E' solo becero passatismo o c'è in questa evoluzione verso i “pensieri-sms” qualcosa di preoccupante?
Ti faccio notare che l’indovinello veronese è scritto a margine di un foglio, quindi marginalmente, di straforo, a tempo perso, mentre il tale stava lavorando di trascrizione su di un altro testo, un codice in latino, ufficiale, serio: è un ottimo esempio di come nasce la scrittura letteraria. Umilmente, marginalmente, senza motivo, senza utilità. Un cazzeggio. L’indovinello veronese è un sms scritto da qualcuno tra l’ VIII-IX secolo D.C. in una lingua che sarebbe poi diventata la nostra. All’epoca era una lingua sconclusionata, senza alcuna regola fissa e per niente ufficiale.

Vero. Sempre nella famosa intervista di cui sopra, ho letto una tua frase che mi ha colpito molto. Diceva pressappoco che «anche noi siamo americani, siamo solo gli americani di qualcun altro», e secondo me coglieva tutto il significato profondo dell'epopea americana diligentemente costruita (non solo dagli americani stessi) nei due secoli trascorsi. In questo senso, la vicenda Bush e quella dell’elezione di Obama sono state davvero paradigmatiche: oggi cosa significa essere «gli americani di qualcun altro»? E più in generale voi, da Bachi, cosa vi attendete dal quarantaquattresimo presidente statunitense?
Obama ci ha promesso un grosso timpano da concerto. Speriamo se ne ricordi.

A proposito di America: la vostra Fosforo Bianco Democratico parla proprio del fosforo bianco usato dalle truppe americane in Iraq. Per la prima volta vi occupate di attualità in senso stretto, con tanto di link al sito di RaiNews24. Non c'è una contraddizione rispetto alla vostra autarchica decisione di «dormire nei fossi»?
La lingua batte dove duole. Nessuna contraddizione. Anzi, noi ci occupiamo costantemente di attualità: mica scriviamo di com’era bello per mia nonna mangiare la polenta davanti al camino. Questa volta per evitare domande del tipo “cosa significa Fosforo Bianco Democratico” o “Chi è Willie Pete”, abbiamo tagliato corto rischiando di essere didascalici e abbiamo messo dei link al web; ma è come dire: se sei curioso e prima o poi ti andasse di approfondire e informarti, così senza impegno, i mezzi ce li hai… Prendi i fossi per esempio: nei fossi passa di tutto. A volte è impossibile dormire.

Un’ultima curiosità: ho visto sul vostro sito che titolo e grafica di “Tarlo Terzo” sono anche abbinati ad un Barbera d'Asti d.o.c. del 2008. Boutade (in cui, nel caso, sarei cascato perfettamente) o perfetta mossa di marketing, visto che niente come il vino si abbina ad un “ritorno alla terra”?
Se avremo il piacere di incontrarci lo berremo insieme. Il vino è decisamente la nostra svolta, un’altra perfetta mossa di marketing.


(21/04/2009)

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