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Palabanco - Brescia

Fiorella Mannoia

Può sembrare paradossale ma Fiorella Mannoia, considerata da sempre una straordinaria interprete, è oggi uno degli ultimi rappresentanti della canzone d’autore italiana, che tanta gloria ci ha regalato in passato. Ora che qualcuno se n’è andato (De Andrè, Gaber, Dalla in primis) e qualcun’altro non canta più (Guccini, Fossati) ci è rimasta lei, la regina dei cantautori divenuta lei stessa cantautrice. Un’autentica folla osannante ha accolto la Mannoia per questo tour denominato Fiorella live che presenta mille sfaccettature: vuole essere soprattutto un omaggio a tutti i cantautori con i quali ha collaborato ma anche e forse prima di tutto un omaggio a se stessa e ai suoi  quarantasei anni di onoratissima carriera. Una carriera iniziata ad un Festival di Castrocaro del 1974, al quale Fiorella partecipò col brano Un bimbo sul leone scritto per lei da un certo Adriano Celentano, che apre il concerto della rossa cantante romana.

Un concerto bellissimo, che ha confermato come noi italiani, se rimaniamo nei nostri ambiti musicali, non abbiamo nulla da invidiare ad acclamati artisti internazionali. Con la particolarità, testimoniata abbondantemente durante il concerto, di avere le qualità per scrivere testi poetici e ricchi di contenuti che raramente le canzoni straniere possiedono. Dopo i primi successi e le prime partecipazioni pubbliche con canzoni non certamente esaltanti, come ad esempio Caffè nero bollente, che pure con un arrangiamento in chiave techno rock ha mostrato ieri sera un certo appeal, la rossa cantante romana ha capito che la sua voce  “supportata da testi importanti poteva far passare emozioni”. Questo in sostanza ci ha raccontato cantando ieri sera, tra ricordi, emozioni e cambi d’abito, riuscendo ad  accendere fin dalle prime note una fiammella di affetto verso il pubblico, che ha ampiamente ricambiato. Sono scivolati così brani bellissimi: Quello che le donne non dicono e Le notti di Maggio, scritti dai due autori con i quali la Mannoia ha stabilito i legami più forti, Enrico Ruggeri e Ivano Fossati ricevendo in dono canzoni bellissime. E’ piaciuta anche Amore bello di Claudio Baglioni, mentre da pelle d’oca è stata La giostra della memoria di Ruggeri, sul legame imprescindibile con i propri genitori. Molto intensa anche La stagione dell’amore di Franco Battiato, mentre sullo sfondo scorrono le immagini di alcuni grandi protagonisti del secolo scorto da JFK, Gandhi, Falcone e Borsellino a Martin Luther King, Sandro Pertini, John Lennon, cui segue l’ultimo brano della prima parte, una strepitosa La storia siamo noi di Francesco De Gregori, “ed è per questo che la storia dà i brividi, perché nessuno la può fermare”. 

La seconda parte segue in un certo senso la svolta che la Mannoia intraprende dopo anni di impegno e di sobrietà per adeguarsi al tono delle canzoni “serie” che stava interpretando, liberando la propria femminilità e il piacere che da essa ne deriva. Ascoltiamo così una Messico e nuvole dal ritmo tex mex, con accelerazioni caposelliane, prima della bellissima Mimosa di Niccolò Fabi, resa in maniera molto commovente.  Il concerto perde leggermente ritmo con La paura non esiste di Tiziano Ferro, brano non proprio nelle corde di Fiorella Mannoia, e con la canzone In viaggio, di sua composizione, che mostra come le sue qualità di autrice non siano pari alle sue doti interpretative, ineguagliabili nell’ambito della canzone d’autore.

E’ solo una breve sensazione però, perché il concerto risale immediatamente con Cercami di Renato Zero, che risplende anche grazie ad un assolo imperioso del chitarrista Davide Aru, cui segue una lunga e splendida coda strumentale. Il pubblico è letteralmente esaltato, Sally di Vasco Rossi è un pezzo fantastico, con squarci di poesia vera, “quando la vita era più facile e si potevano mangiare anche le fragole”.  Esplosiva è Io non ho paura, nella quale c’è lo zampino di un bravissimo autore come Bungaro e deliziosa è La casa in riva al mare, sentito e delicato omaggio a Lucio Dalla. Siamo quasi alla conclusione e Via con me del maestro Paolo Conte diventa l’occasione per scendere in platea ed abbracciare il pubblico, mentre la band si diverte a darci dentro con lo swing. Il PalaBanco di Brescia è bollente, ma il pubblico attende uno dei brani più amati di Fiorella Mannoia, Il cielo d’Irlanda, che vede la firma del veronese Bubola, maestro delle parole. Un concerto entusiasmante, che ha incoronato per l’ennesima volta come regina Fiorella Mannoia, che con gli anni ha mantenuto intatte le corde vocali, acquisendo se vogliamo un timbro ancora più caldo, aggiungendo anche una leggerezza e una femminilità che la rendono ancora più brava e piacevole.

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In dettaglio

  • Data: 2014-12-15
  • Luogo: Palabanco - Brescia
  • Artista: Fiorella Mannoia

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