ultime notizie

Canzoni&Parole - Festival di musica italiana ...

  di Annalisa Belluco  ‘Canzoni & Parole’ il festival della canzone d’autore italiana organizzato dall’Associazione Musica Italiana Paris che ha esordito nel 2022 è pronto a riaccendere le luci della terza ...

La quiete dopo la tempesta

Complice l’usuale calo delle uscite discografiche a cavallo di Natale,
un ventaglio più circoscritto di album degni di attenzione

 

 

Prima navigazione attraverso il nostro arcipelago del 2024 e, grazie alle marce più basse che si concede la produzione discografica prima e dopo il periodo natalizio, un numero di dischi “umano” di cui riferire. Tredici, per l’esattezza, a partire da due guitar trios, il primo, più canonico, guidato dal chitarrista trevigiano Enrico Casarotto in Pure (nusica.org), album solido, vitale, estroverso (pur senza eccessi) svolto in prevalenza attorno allo strumento-guida, laddove tutto appare più sfumato, articolato, in Rifugi (Aut), verosimilmente nella misura in cui il leader è il batterista, Filippo Sala, con Enrico Terragnoli e Danilo Gallo rispettivamente chitarra e basso, più strumenti e accessori vari, altro dettaglio che riveste la sua importanza nel determinare un musica più effettistica, talora volatile (pur con una sua “matericità” di base). Più originale, in buona sostanza.

E’ invece il pianoforte (anche qui più altro) di Luca Venitucci a guidare le danze, se così possiamo dire, nel trio Genera, con Dario Miranda al contrabbasso ed Ermanno Baron alla batteria, che in Active Observation (Aut) si annuncia nervoso e frastagliato nell’iniziale Trial and Error, ampliando lo spettro nel successivo Tacitly, più astratto, a tratti quasi cameristico (ma sempre con un moto a suo modo febbrile a soffiare sotto la cenere), confermandosi poi su questa multilinea, certo stimolante, nel resto del cd.


Cambio di registro piuttosto netto nella coppia di album che segue, con un sassofono a unirsi al piano trio. Il primo è Piano Q Live (Caligola) del veterano altosassofonista Beppe Aliprandi alla guida della sua Jazz Academy, un’incisione dal vivo, come si sarà colto, risalente al periodo 2015/2017, con al centro un jazz più consolidato, anche se tutt’alto che privo di tratti originali, che riscontiamo negli episodi migliori anche di Love Is Passing Thru (JMood), incisione addirittura del 2005 solo oggi dissotterrata del pianista triestino Roberto Magris, in solo, duo, trio e quartetto, con Ettore Martin al sax tenore, ancora Danilo Gallo (foto in alto) ed Enzo Carpentieri alla batteria. Ottimi in particolare i momenti in cui in verità Carpentieri (che ci ha lasciati nel 2021) si dedica a percussioni di foggia esotica, più segmenti sparsi. Fra i tredici brani in scaletta Mi sono innamorato di te di Tenco, Estate di Bruno Martino e un trittico di Billy Strayhorn.

 

Stesso organico, ma anche qui con aggiunte strumentali, nel quartetto internazionale del pianista Piergiorgio Pirro (di stanza a Bruxelles), che firma Fold/Unfold/Refold (Aut), album solido e screziato, con un sound piuttosto personale, precipuo. Col vibrafono (Luca Gusella) al posto del pianoforte, per la terza volta Gallo, Ferdinando Faraò, batteria e percussioni, e il flicorno di Enrico Rava ospite in tre brani, ecco poi Gato! An Evolving Idea (Caligola) del tenorsassofonista Germano Zenga, centrato sul repertorio dell’omaggiato (ovviamente Gato Barbieri, del cui gruppo Rava fece pure parte a metà anni ‘60) con qualche original, lavoro ottimo, molto ben suonato, godibilissimo.

Chitarra e basso elettrici per piano e contrabbasso in Spazio Onirico Collettivo (Splasch) del Syntax Quartet, con sonorità che per forza di cose si fanno più prossime alla fusion (ma con moderazione), generando un lavoro di bella compattezza, con momenti quasi solenni (in Ossessioni, e c’è pure un Manganése di Monk che tutti conosciamo come Wee See). La tromba di Andrea Paganetto sostituisce il basso in Waterloo (Sajamastra) di Antonio Marangolo ed è un deciso voltapagina, geometrie del tutto “altre”, accentuate dal fatto che il cd è interamente improvvisato, secondo una prassi sa qualche tempo molto cara a Marangolo. Il risultato è eccellente, grazie al naturale senso della forma e all’interplay che regna in seno al quartetto. Otto i brani, sette in studio, l’ottavo live all’ultimo Jaci&Jazz di Acireale (da cui proviene la foto qui sopra).

Rientra il basso ed esce la chitarra in Materical (Aut) dell’omonimo quartetto, però con cornetta e ancia multipla (sax alto, baritono e clarinetto basso), più batteria, immancabile. Begli impasti, traiettorie non ovvie quanto solide, ben tornite, ciò che appartiene pure, da sempre, all’universo creativo di Roberto Ottaviano, come ribadito ancora una volta dal recente People (Dodicilune), live alla testa del quintetto Eternal Love, col leader al soprano, Marco Colonna al clarone, Alexander Hawkins (nella foto sotto con Ottaviano) al piano, Giovanni Maier al basso e Zeno De Rossi alla batteria. Vi ritroviamo quella solarità squisitamente mediterranea che illumina spesso la penna del sassofonista barese (nonché il suo solismo, sempre più limpido, discorsivo nell’accezione migliore del termine), con Colonna dirimpettaio ideale e tutti che offrono il meglio di sé. Disco di sicuro impatto.


 

Un altro quintetto, di stampo più prettamente cameristico (ma con “intemperanze” di chiaro umore jazzistico), dà vita all’ottimo Words (Aut / Nu-Go) del giovane trombonista Matteo Paggi, dove in realtà non ci sono parole, ma un corpus strumentale completato da flauto, violino, basso (tutti e tre in mani femminili) e batteria, che sembra qua e là riecheggiare certi ensemble mingusiani, pur non condividendone un dato incedere dionisiaco, tutti elementi che ritroviamo a grandi linee anche in Mundus inversus (Habitable) dell’ottetto del clarinettista Federico Calcagno, magistrale in ogni suo passaggio, autentico paradigma di come scrittura e improvvisazione possano sposarsi al meglio. Con un occhio particolarmente attento alla componente timbrica.   

 

Foto di Alberto Bazzurro

Share |

0 commenti


Iscriviti al sito o accedi per inserire un commento