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Cance

Sublunare

L’esordio di Cance presenta una cifra stilistica di ricerca, che ha raggiunto alcuni appunti di approdo molto buoni. L’album si chiama Sublunare, un’espressione che apre mondi sommersi diversificati.

Il nostro satellite è in sintonia con l’universo femminile, e in questo caso scoprire cosa c’è sotto è cercare di approfondire il mondo delle donne nelle loro più varie accezioni. Il finale è per esempio dedicato al maschilismo ancora dirompente nella nostra società attraverso la figura dell’arrotino, che si rivolge solo alle donne perché sono loro che usano i coltelli per cucinare ai loro mariti, e se il marito non ce l’hanno peggio per loro. Ma al di là del gioco il brano L’arrotino (non ho bisogno di te) è uno dei più riusciti, perché presenta con non troppa serietà un triplo piano del discorso. Il canto femminile è strozzato tra le due parlate maschili, una appunto quella al megafono del simpatico omino simbolo del maschilismo dirompente; e l’altra quello di un uomo che vorrebbe cercare di capire più a fondo l’animo contorto e profondo delle donne, e diventa simbolo di tutti quegli uomini che si rendono conto di quante discriminazioni abbiano subito dall’inizio dei tempi e continuano a subire. Cance incentra un canto sull’emancipazione che si snoda nella melodia liberatoria tra le chiacchiere degli uomini, come un gabbiano Jonathan Linvingston che cerca di scoprire con la tecnica del volo quanto la vita possa essere anche non utilitaristica. Ma è solo il punto d’arrivo di un album che vede questo tema preponderante, anche se non unico.

L’ambiguità della canzone Dolce Venere, esplicita nel titolo che si richiama all’astrofisica simbolica, è seguita da Arriva Lui, racconto invece più lineare di due amanti donne che si devono rivestire perché sta per arrivare il marito della protagonista. Ma l’universo femminile fa parte anche di quegli uomini che lo esplorano, quindi subito dopo segue una storia d’amore (finita) tra due maschi in Massimo. L’apice tematico e anche musicale dell’album si raggiunge in Non Posso Salvarti: qui l’io si pone come spalla su cui può piangere un uomo (forse), che vive una relazione in cui non è più felice; ma l’amica non può essere la sua ancora di salvezza, la scusa per prendere una decisione che deve venire invece dal di dentro, dall’analisi della propria vita. Il tutto è confezionato in un arrangiamento alla Billy Joel che rende ancor più malinconica la sequenza di accordi non risolutiva, come a simboleggiare appunto l’impossibilità dell’io di trovare una soluzione per il tu; può solo ascoltare, come noi possiamo solo ascoltare. La cifra stilistica però non si riduce a questo accompagnamento, bensì la melodia segue un andamento tipico contemporaneo, strozzato e recitativo, ma pian piano si spinge verso la linea melodica, come si associa all’ascolto reciproco, fino al ritornello che ha più l’aspetto di un mantra, o di una frase ripetuta su un fraseggio fine a sé stessa. Tutto ciò lo rende sicuramente il pezzo più riuscito del disco.

Disco che non si esaurisce certo qui, ma presenta per esempio anche la tematica della follia, come nella traccia di apertura Mesopotamia, forse meno azzeccata nella sua riproposizione di un modello pinkfloydiano ormai consolidato e difficile da scavare ancora di più. E invece è più riuscito il collegamento al R&B nella parola blu contenuta nel titolo Sublunare: e infatti il mood si richiama molto a questo genere; e ancora una volta Non posso salvarti risulta il migliore esempio.

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In dettaglio

  • Produzione artistica: Joe Santelli
  • Anno: 2023
  • Durata: 25:08
  • Etichetta: Officina 33 giri / Musa Factory

Elenco delle tracce

01.  Mesopotamia
02.  Dolce Venere
03.  Arriva lui
04.  Massimo
05.  Non posso salvarti
06.  Boom Boom
07.  L’amore cambia forma
08.  L’arrotino (Non ho bisogno di te) feat. Dinastia

Brani migliori

  1. Non posso salvarti
  2. L’arrotino (Non ho bisogno di te)