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Tiziana Ghiglioni

Non sono io – musiche di Luigi Tenco

Partiamo dallo strumentario, e relativi abbinamenti, assai inusuali. Per iniziare, manca ovunque il contrabbasso (o suoi surrogati) e in un solo caso (brani 7 e 12) uno stesso organico si ripete. In totale registriamo infatti la bellezza di dodici diversi assortimenti strumentali: un solo, due trii, tre quartetti, quattro quintetti e due sestetti. Per un disco con sette musicisti all’opera è già un bel primato. Ci sono poi due temi ripetuti, con piccole quanto sostanziali varianti: sono Ragazzo mio e Se sapessi come fai, il cui ago dalla bilancia è la presenza di Parrini in alternativa a Li Calzi. Il quale ultimo caratterizza fortemente i brani (sei) in cui compare, di cui per lo più è del resto anche produttore/arrangiatore. La sua tromba (in genere sordinata), e più ancora i suoi marchingegni elettronici, danno un tono più asettico/lunare/contemporaneo al tutto, laddove Parrini introduce un gusto più squisitamente cameristico-colto (e anche qui molto “contemporaneo”, ma in altro senso).

Altri timbri e altri toni: la leggerezza di Bollani, per esempio, qua e là (tre brani) rinforzata dalla presenza di Gori (del resto membro dei suoi Visionari), con quell’inflessione vagamente brasiliana che permea i suoi exploit vocali (ma in Ormai, unico brano non tenchiano con Arcobaleni, si supporta, solingo, anche al piano). E poi l’inevitabile esplicitazione ritmica allorché è presente il pur calibratissimo Tononi alla batteria. La padrona di casa, Tiziana Ghiglioni, di cui questo è il terzo omaggio monografico a Tenco, e il pianista titolare (al quale come di consueto si deve non poco nella rielaborazione del materiale tematico), Paolo Alderighi, sono per parte loro presenti ovunque, tranne ovviamente il solo di Bollani.

Sorprende un approccio di questo tipo a un disco di cui si potevano scrivere cose ben più “attese”? Provvediamo subito a ristabilire la (eventuale) misura di una recensione canonica. Cosa colpisce, al di là di quanto già detto, scorrendo il disco? Per esempio che l’abbinamento vocale Ghiglioni/Bollani (quattro brani) funziona, col toscano che, per indole, tende a farsi assai tenchiano, come interprete. Colpiscono le libertà melodiche di approccio (in ciò squisitamente jazzistico) ai “sacri testi”, gli inserti (versi di Antonia Pozzi, morta ventiseienne nel 1938, e Amiri Baraka, poeta neroamericano per eccellenza), quella sorta di smontaggio/rimontaggio quasi cubista a cui è sottoposta Ballata della moda (maiuscoli Parrini e Gori), la felice cantabilità di Arcobaleni (di Ghiglioni/Alderighi), l’elegantissimo taglio cameristico/aereo di Quasi sera e Un giorno di questi ti sposerò (in particolare, ma non solo, si capisce). Ce n’è di che porsi con grande attenzione di fronte a un’opera che, fra gli altri, ha il non trascurabile pregio di offrire diverse chiavi di lettura.

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In dettaglio

  • Produzione artistica: Tiziana Ghiglioni, Paolo Alderighi & Giorgio Li Calzi
  • Anno: 2010
  • Durata: 66:56
  • Etichetta: Philology

Elenco delle tracce

01. Io sono uno

02. Ragazzo mio
03. Pensaci un po’
04. Ballata della moda
05. Arcobaleni
06. Quasi sera
07. Non sono io
08. Ormai
09. Un giorno di questi ti sposerò
10. Se sapessi come fai
11. Una vita inutile
12. Ragazzo mio
13. Se sapessi come fai

Brani migliori

  1. Arcobaleni
  2. Quasi sera
  3. Un giorno di questi ti sposerò

Musicisti

Tiziana Ghiglioni: voce
Stefano Bollani: voce; pianoforte in #8
Emanuele Parrini: violino, viola
Giorgio Li Calzi: tromba, elettronica
Nico Gori - clarinetto, sax tenore e soprano
Paolo Alderighi: pianoforte
Tiziano Tononi: batteria