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Centolanza e gli Splendidi

Il giorno, poi la notte

Quando Centolanza concepisce la popular music non conosce i confini con la musica popolare; anzi le definizioni di genere gli stanno strette come dei pantaloni troppo attillati che non permettono di alzarsi. Gli arrangiamenti degli Splendidi sono aderenti e fanno sudare per la loro vertiginosa presa di posizione, una vertigine di altezze culturali a cui il pubblico non è più tanto abituato.

La teatralità, sempre difficile da rendere in un disco registrato, si muove tutta in queste strette maglie musicali, che soffocano piacevolmente col loro atteggiamento culturale ma popolare, da intellettuale che si muove nelle lande russe a cercare di smuovere i proletari, ma poi diventa egli stesso un operaio. L’immedesimazione dell’artista è pressoché totale, tanto che proprio come in un teatro ad ogni canzone l’attore cantante è calato nel suo personaggio, che sia una Casalinga di Voghera accompagnata con un popolarissimo walzer, o addirittura una canzone yiddish per Se io fossi milionario. Proprio questo pezzo può essere preso come esempio dell’ingenuità in cui si è immedesimato l’intellettuale schiacciato dalla sua iper-cultura, per cui, come in un circolo vizioso vichiano, torna a desiderare l’impossibile, con un’innocenza da fanciullino che vuole far finire la guerra disarmando i soldatini: “dalle strade toglierei ogni gendarme e il suo lamento”, verso che mi piace leggere come lo avevo carpito all’ascolto, ovvero togliere i gendarmi al loro lamento, quindi non privarli della loro essenza, proprio come il bambino che non può trasformare il soldatino in qualcos’altro, ma semplicemente escluderlo dalla guerra, così questa di fatto non esisterà più. Alla guerra, alla repressione, all’odio reciproco si deve sostituire la poesia, la danza, l’innovazione e infine la musica, innovativa nel suo recupero di modelli decontestualizzati e ricontestualizzati per nuovi significati, proprio come avviene per la canzone yiddish.

Volutamente molto deboli sono quindi i momenti d’amore, che sottendono un’ironia da persona abbandonata al suo destino (L’amore tragico), priva di ogni voglia di recuperare un rapporto, anzi desiderosa di puntualizzare l’irrazionalità del tutto, come nella splendida e malinconica Ieri sera (dicevi che mi odiavi), che nel sottotitolo tra parentesi già ci trasporta su un altro livello di significato, mentre la musica ironizza sul trionfalismo tronfio di un sei ottavi alla We are the champions, che però canta di sconfitti dalla vita. Con questa disillusione disincantata d’altronde si apre l’album, con il jazz da camera che contrasta i versi di Giornata infernale.

Insomma è uno di quei CD da comprare, se non altro per un libretto pieno di sorprese, tra cui una divertente reciproca intervista con il cantautore Alessio Lega. Ma il supporto ci svela un altro bel revival ormai fuori di moda, la traccia nascosta, una piccola perla ancora una volta malinconica che si può ascoltare dopo qualche minuto di silenzio che segue Vorrei essere terrone. Tutti questi piccoli aspetti rivelano l’enorme lavoro che c’è dietro quest’opera.

 

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In dettaglio

  • Produzione artistica: Alessandro Centolanza, Filippo Cuomo Ulloa    
  • Anno: 2018
  • Durata: 42:32
  • Etichetta: Squilibri Editore

Elenco delle tracce

01. Giornata infernale
02. L’amore tragico
03. Casalinga di Voghera
04. Son qui seduto
05. Aiuto aiuto
06. Se io fossi milionario
07. Ieri sera (dicevi che mi odiavi)
08. Una tua illusione
09. Un altro addio
10. Vorrei essere terrone

Brani migliori

  1. Giornata infernale
  2. Se io fossi milionario
  3. Ieri sera (dicevi che mi odiavi)

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