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Emanuele Conte

Frammenti

Ho ascoltato e riascoltato più volte i cinque brani dell'EP Frammenti di Emanuele Conte. La sensazione è stata piacevole, Emanuele mi ha trasportata indietro in un tempo che era il mio tempo, dove la musica nuova si ascoltava soprattutto alla radio e nelle discoteche si ballavano i lenti. O almeno…‘anche’ i lenti. Un mondo dove la musica spingeva ad ascoltare con attenzione parole e testi, d’amore certo, declinato in tutte le sue forme, ma spesso erano inviti alla lotta per ottenere un cambiamento, una liberazione. In lui ho rivisto, ritrovato e riascoltato, voci e mondi cantautorali che hanno segnato profondamente la storia della nostra discografia. Nella musica di Emanuele si viene trasportati in un mondo fatto di parole semplici, dirette, ma pesanti come macigni. Le ritmiche latine o le melodie che catturano al primo ascolto fan sì che gli argomenti trattati non diventino “pesanti”, anzi, in ogni brano c'è sempre una porta aperta, una via di fuga verso la speranza o un viaggio ancora tutto da intraprendere.

Cinque brani dicevamo, e allora proviamo ad addentrarci in queste tracce per conoscere meglio lui e il suo nuovo lavoro. Si parte con Pirandello, brano che ti avvolge con i fiati e dove la ritmica spazza via come una brezza che viene dal mare e spalanca finestre chiuse su paure ataviche. E tra queste uno dei mali peggiori di questo tempo, la paura del vuoto, del nulla. Riempiamo ogni istante con milioni di cose futili, per paura di rimanere soli con noi stessi e le nostre coscienze. Tutto è veloce e superficiale, la lentezza ci spaventa come le frustrazioni e la noia. Tutto è scontato e facciamo fatica a relazionarci con gli altri, così che troppo spesso ci troviamo immersi in mondo virtuale in cui comunichiamo con parole tronche. Manca l’empatia, non sappiamo più metterci nei panni di... Il titolo aiuta a ricordarci che viviamo perennemente con una maschera che non togliamo neanche con le persone più care.

Amico mio è invece un sogno ad occhi aperti, un sussurro sommesso come un urlo soffocato che cerca di slegare le zavorre che impediscono di volare lontano. Un rewind, che riavvolge con la BIC il nastro della cassetta delle emozioni e della vita. Quando bastava poco per esser felici. E non è una frase fatta, c’è stato un tempo che questa cosa la si viveva davvero. Come tirar tardi la sera a parlare e parlare sul muretto con un amico fino a quando il buio avvolgeva come una coperta calda ogni angoscia e tensione. O quando, a turno, ci si accompagnava a casa solo per finire di raccontarsi storie improbabili, continuamente combattuti fra l'uomo che cammina sui pezzi di vetro e corse ardite fra discese e risalite, attraversando fiumi di acqua azzurra e di acqua chiara. Un giorno in più, Uno in più. Ora amico mio in questo tempo in cui sono diventato adulto in fretta e rischio di perdere quelle Emozioni, tu Mi ritorni in mente e devo ritrovare in fretta quel ragazzo dentro me. Occorre solo che questo ragazzo trovi la forza di rompere catene e sciogliere nodi che legano anima e cuore, per ritrovare quelle amicizie sincere fatte di nulla e dove ogni cosa diventa possibile se si è almeno in due.

Anche se questo tempo è un tempo di passaggio, dove ogni cosa ha smarrito la via della speranza, dell'accoglienza e della tolleranza, comunque non dobbiamo piangerci troppo addosso. Nella sua personale lettura di questa riflessione Emanuele si appoggia al brano Sara del grande Pino Daniele e disegna una nuova “Sara”, dove sprona la protagonista (Sara non piangere il titolo) a cercare insistentemente qualcosa di più vero (bellissima la frase “Sara sei nata in un arido deserto, la favola del metaverso…”) in un mondo fatto di cose futili e inutili che stanno soffocando le coscienze, un buio che ci impedisce di vedere la luce oltre il tunnel di vite tormentate. Ed ecco che ritorna il tema della maschera. Troppo spesso quello che gli altri vedono di noi è apparenza, nascosti come siamo dietro maschere che ci coprono volti e cuori inariditi.

Nella quarta traccia, Regalo d’agosto, l’artista di Conegliano Veneto ci ricorda che nella vita di ognuno c’è un tempo anche per partire, per lasciare affetti e certezze. E qui Emanuele racconta il distacco di un nipote da una nonna, un ragazzo diventato adulto che vuole trovare la sua strada, il suo posto nel mondo. Ma è proprio in quel momento che tornano vividi i ricordi e gli insegnamenti di chi ha impresso nel suo cuore valori come resilienza, resistenza, ma anche rispetto e diritti da difendere. Salutare chi con le favole che cominciavano tutte con c'era una volta un orco cattivo, ci insegnava a prestare attenzione che ciò che è stato può sempre tornare, perché quell'orco cattivo è nascosto in ognuno di noi, perché l'insegnamento di chi ci vuole bene è sempre lo stesso: sei libero di andare sapendo che hai sempre una nuova Itaca dentro te, una casa a cui tornare. Libero di tornare per poi ripartire. E allora ecco che Emanuele chiude il pezzo con un “posso fotografarti? Ti porterò con me…ti ritroverò lì in quella terrazza di fiori ed agrumi, profumi di erba tagliata e di fiumi. Vorrei regalarti i miei giorni futuri”.

A chiudere il lavoro arriva poi Proiettile bambolina, bellissimo brano che per certi versi sembra il proseguimento del precedente. Avevamo raccontato di un possibile addio di una donna anziana che bacia sulla fronte un suo caro e che gli augura di non vivere ciò che ha vissuto lei, ti sprona ad avere la forza di aggregare ragazzi e bambini di tutto il mondo per marciare mano nella mano a fermare carri armati, droni, pallottole e fame. Perché – come ci ricordava anche Faber - da questo letame possano rinascere fiori di speranza, bagnati da gocce raccolte all'alba da piccoli colibrì. Perché invece, dall'economia dei diamanti, del profitto e di falsi confini disegnati solo nelle teste di menti bacate, non nascerà mai nulla se non morte e distruzione. Perché solo i cuori puri potranno strappare sporche divise per lasciar posto a vesti colorate. Solo occhi di bimbi e piccole mani potranno abbattere muri che dividono, fragilità che ci schiacciano, giorni e tempi fatti da prevaricazioni e violenza. Perché in quelle mani alzate al cielo con cui ho immaginato Emanuele Conte per tutto il tempo dell'ascolto -  in quelle stesse mani - possano ritrovarsi, in un abbraccio unico ed accogliente, cuori smarriti di padri, figli, uomini, fratelli, madri, mogli, figlie, sorelle e con un pianto liberatorio purificare questa terra troppo intossicata e contaminata per poterci continuare a vivere senza tentare di cambiarla. Senza sentire il dovere di cambiarla.

Emanuele Conte ha solo iniziato quel viaggio da Itaca. A lui l'augurio di sapersi godere il viaggio e di seminare un fiore di poesia in ogni luogo in cui vorrà fermarsi.

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In dettaglio

  • Anno: 2024
  • Durata: 15:35
  • Etichetta: Orangle Records / ADA Music Italy

Elenco delle tracce

01.  Pirandello
02.  Amico mio
03.  Sara non piangere
04.  Regalo D’Agosto
05.  Proiettile Bambolina

Brani migliori