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  di Annalisa Belluco  ‘Canzoni & Parole’ il festival della canzone d’autore italiana organizzato dall’Associazione Musica Italiana Paris che ha esordito nel 2022 è pronto a riaccendere le luci della terza ...

Rebi Rivale

Emergenze

Accogliamo l’uscita del secondo lavoro di Rebi Rivale con la stessa meraviglia con cui si tolgono i fiocchetti ad un regalo. Un lavoro che giunge dopo che in questi anni la brava cantautrice friulana ha seminato con le sue canzoni (e la sua fortissima presenza scenica) raccogliendo stima e pacche sulle spalle da pubblico e addetti ai lavori.

Un album che assomiglia molto ad un Giro d’Italia musicale, la cui linea immaginaria fissa i suoi estremi nella città di Udine e Catania: nel suo nuovo lavoro, infatti, Rebi decide di affidare cinque dei brani contenuti ad altri amici cantautori (Emanuele Bocci, i Liberadante, Consuelo Orsingher, Giovanna Dazzi e I Luna e un Quarto) perché ne curino l’arrangiamento e l’esecuzione secondo la loro personale impronta. Un contributo eterogeneo che garantisce ricchezza al lavoro, senza che si perda traccia del fil rouge che da sempre contraddistingue l’autrice e che trova le sue punte di diamante nei testi e nella voce.

Lei stessa sostiene: “Un giorno mi metto i jeans, l’altro la giacca. Un giorno bevo caffè, l’altro bevo vino. Un giorno sono allegra, l’altro sono triste. Il mio album è tutto questo. Mescola momenti di riflessione profonda ad altri di allegria che ho imparato a portare nella musica e il tutto con stili differenti tra loro. Chiamare l’album Emergenze non significa etichettare me stessa o questi artisti - o peggio ancora relegarci -  all’eterna posizione di emergenti. Significa piuttosto sottolineare che questo è ciò che sale dal mucchio, quello che c’è e che rimane in alto perché ha un valore. Questi artisti non sono solo bravi: scrivono canzoni belle, non scontate, importanti, fatte bene e originali. E di questo c’è emergenza.

In questa operazione Rebi non rinuncia ai temi che caratterizzano da sempre la sua scrittura come opportunità di scavalcare il muro della vergogna che la disattenzione sociale spesso impone. Un modo e un gusto di costruire le canzoni che in questi anni la vedono sempre più protagonista anche nelle finali di molti concorsi (qui a fianco nella foto la sua esibizione durante la Finale al CPM a luglio 2013, nella 10ª edizione de L'Artista che non c'era).

Canzoni come Se sarà femmina, emblema della negazione dei diritti umani e della libertà, che ha vinto nel 2011 il Premio Walk on Rights; Pupazzo rotto, che con pungente ironia ci racconta di come le persone ci vorrebbero diverse da come siamo sempre stati e Vuoto a rendere, scritta in occasione della Giornata Internazionale contro la violenza sulle donne, ne rappresentano un valido esempio.

Ma più in generale sono i sentimenti umani ad essere sempre al centro della sua espressione, in tutte le loro diverse forme e sfaccettature.

Spesso si ha paura della felicità, ma Se poi rimane, questa fa vincere le difese e le resistenze, invitando all’abbandono nell’immagine di un aquilone che conduce direttamente ad un altro brano dal titolo, appunto, Aquilone, dove la cantautrice cerca di dare una definizione all’amore affidandosi all’esperienza e alla saggezza di un vecchio. Ché l’amore forse è proprio questo: un “aquilone legato ad un filo per farsi tenere”; dove “l’errore è spostare lo sguardo, una disattenzione, un colpo di vento”. L’amore “va fatto volare e poi va rincorso, seguito a distanza, va scelto nel rischio e mai perso di vista”. È dedizione, è condivisione e in questo senso viene facile ricordare che a tal proposito Vecchioni cantava: “la mia ragazza è il mio mestiere”.

Ne Il debito l’amore è invece un gioco effimero e deviato, che conduce ad un debito senza perdono. Una canzone che tratta il tema della pedofilia soffermandosi sulla storia del background di un malato, anche se celata con delicatezza e sottolineando come la giustizia arrivi fino ad un certo punto, lasciando spazio all’unica giustizia che qualcosa muove, smuove, ovvero la coscienza.

Testi che sanno “parlare” al cuore, che arrivano dritti come lame nelle certezze della gente per poi farle a pezzi, ribaltarne le abitudini e le convenzioni. L’unico tema che Rebi non affronta nella materia più tradizionale è l’amore, anzi, possiamo dire che Rebi Rivale non vuole scrivere d’amore. Non vuole perché per farlo bene lo si deve pensare e un sogno non si decide. Ci lascia il suo ricordo e non la stessa emozione. E allora tanto vale arrendersi all’emozione, a dispetto della caducità della vita e delle cose. Vivere sempre appieno il qui ed ora. Anche rinchiusi dentro una scatola blu, dove una farfalla, nell’unica sua notte, finge di non essere in prigione e d’improvviso le luci che filtrano dai buchi sul cartone diventano centomila stelle, Stelle per farfalle. Il toscano Emanuele Bocci, swing man “biologico” e creativo ironico, arrangia il pezzo togliendolo dalla visione unicamente catastrofica fino a renderlo cosmico. “La farfalla”, dice l’autrice, “altro non è che l’essere umano, così piccolo se paragonato alla storia del mondo e diversamente dalle altre specie animali non coglie l’inevitabilità del proprio corso come parte di un’evoluzione. L’uomo non sa accontentarsi mai, non sa più vedere che in tutte le cose c’è un’utilità, c’è del bello. Si fa costringere nella propria esistenza quanto la farfalla chiusa nella scatola.”

E allora tanto vale abbandonarsi alla moltitudine di pensieri che ti cullano, grazie ai ritmi quasi reggae dal sapore balcanico de I Luna e un Quarto, nel movimento di un treno che come per magia diventa un calesse delle favole nella strada verso casa, che “tornare a casa è sempre un viaggio illuminante. Si torna da soli ma ci si sente come mille.” (Il calesse delle favole)

Un ritorno a casa che è anche metafora di ritorno alla vita e salvezza, quando all’improvviso il vuoto implode e il cielo si capovolge, “lì dove pulsa l’esistenza sotto la linea della vita”, come ci dimostra Antonella Gatti Bardelli nel suo libro Il cielo capovolto, da cui prende spunto Rebi per il brano Cicatrice, che parla a tutti gli effetti della ‘voglia’ di morire. Perché “ci vuole coraggio a vivere non significa a vivere come zombie, per quello ci riusciamo benissimo tutti. Ci vuole coraggio a vivere sul serio, vibrando, facendo vivere ogni particella del nostro corpo!”

In questo percorso interiore elemento essenziale è (anche) l’energia, che non si esaurisce e ci offre attraverso l’Iride una porta di comunicazione per riconoscerci. Una canzone che è un viaggio nel tempo e nello spazio, che diventa un ninnolo di cristallo grazie alla veste elettronica di Giovanna Dazzi e Christian Pascelupo. Iride recupera in respiro e conduce l’ascoltatore in un mondo rallentato, sospeso ed etereo.

In tutte le tracce del disco Rebi veicola storie da grande Musicante quale è, confondendosi “ tra le esistenze e come carta carbone” assorbendo dalla vita degli altri e da tutto ciò che gli sta intorno, che ci sta intorno. Fino a condurci alla ghost track Non voglio scriver d’amore, vero gioiello musicato dalla talentuosa artista valtellinese Consuelo Orsingher, a cui consegna un momento totalmente autobiografico e intimo. “Le parole stanno all’Amore come il corpo sta all’anima. Descrivi l’anima e ti concedo di scrivere d’amore. Una ghost track perché qui parlo io, Roberta Bosa e parlo di me. Di solito non è così: la regola è che il mio personaggio e il mio racconto siano il più condivisibili possibile o almeno non legati alla mia persona per permettere a chiunque di immedesimarsi e riflettere. Qui non è così. Qui sono io, a casa mia, che penso. Consuelo Orsingher mi piace perché sa cosa voglio da lei; mi ha solo chiamata per chiedermi cosa avessi sentito lungo tutto il pezzo e io ho risposto. Il suo pianoforte ha fatto il resto ed io sento ogni tocco come respiro”.

Un album prezioso che, come dicevamo all’inizio, allarga il cuore come quando si riceve un regalo. In questo caso, però, è un regalo particolare. Ognuno lo potrà sentire suo, ma ancor più forte sentirà la voglia di condividerlo con tutti.

Nella foto qui sopra, Rebi con due dei musicisti che in questi anni più hanno condiviso testi, musiche e arrangiamenti, emozioni e squarci di vita: Ornella Tusini (chitarra) e Davide Sciacchitano (contrabbasso).

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In dettaglio

  • Produzione artistica: Roberta Bosa
  • Anno: 2013
  • Durata: 52:04
  • Etichetta: Dappertutto

Elenco delle tracce

01. Se sarà femmina
02. Histoire Noire
03. Se poi rimane
04. Vuoto a rendere
05. Cicatrice
06. L'aquilone
07. Il valzer dei veleni
08. Stelle per farfalle
09. Il debito
10. Musicante
11. Il pupazzo rotto
12. Il calesse delle favole
13. Iride
14. Non voglio scriver d'amore (ghost track)


 

Brani migliori

  1. Cicatrice
  2. Iride
  3. Non voglio scriver d'amore