Clara Murtas non è una “musica”, né solo una sperimentatrice. È un'archeologa, impegnata nel rispolverare un'eredità musicale come quella sarda, una delle più stratificate della storia italiana. È da questo patrimonio, recuperato con perizia e attenzione filologica dall'artista sarda, che emerge una tradizione sopravvissuta ai secoli con testardaggine, tramandata di bocca in bocca, che sa di resistenza, di coraggiosa difesa identitaria. Questi canti, nati grazie a poeti e sacerdoti sardi per diffondere la dottrina cristiana e che hanno attraversato indenni la barriera del tempo, non potevano che tornare a esistere in un disco dal vivo, come questo Boghes e Coros, prodotto nell'ambito dei Concerti del Quirinale promossi da Radio3.

Alla voce senza tempo di Clara Murtas si affianca il coro Su Cuncordu 'e su Rusario, formata da Giovanni Ardu, Mario Contra, Antonio Migheli e Roberto Iriu, formazione anch'essa erede di più di quattrocento anni di storia, con l'unica aggiunta strumentale delle launedass, tipico della tradizione musicale sarda, suonate da Andrea Pisu.

La selezione di canti delinea un affresco sulla figura di Maria attraverso le vicende di Gesù: la voce di Clara Murtas echeggia sconfinata, rivelando le sue esperienze nel teatro di sperimentazione (evocativa nell'introduzione recitata del Miserere), affiancata dalle suggestive armonizzazioni polivocali dei Su Concordu 'e su Rosariu, intrise di una tradizione musicale che sa quasi di millenario.

Nonostante l'assenza dei testi dei canti o di un approfondimento sul lavoro della Murtas (ci si limita a qualche generica nota biografico-critica), Boghes e Coros rimane una folgorante testimonianza della poco approfondita tradizione culturale sarda, un punto di partenza che speriamo possa dare il la per esperimenti più vasti.