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Donato Zoppo

Con il nastro rosa. L'ultima canzone di Battisti e Mogol e la fine del sogno

Davvero strani percorsi può compiere la critica musicale. Una decina di anni fa, un dj radiofonico di Salerno mi intervistò in merito al mio libro su Bocca di rosa da poco pubblicato (Bocca di rosa. Scese dal treno a Sant’Ilario. E fu la rivoluzione, edito da Zona). Una delle domande che il dj mi pose era la seguente: “Ma si può scrivere un libro su una canzone?”. Una decina di anni dopo, i ruoli sono rovesciati. E così sono io, oggi, che recensisco un libro su una canzone scritto proprio dal dj radiofonico. Il dj radiofonico in questione, ormai anche affermato saggista, è Donato Zoppo e la canzone in oggetto è Con il nastro rosa di Lucio Battisti. O, per meglio dire, di Lucio Battisti e Mogol. Perché proprio quel brano è l’ultimo capitolo del loro decennale sodalizio artistico. Non certo a caso il titolo del libro è, infatti, Con il nastro rosa, L'ultima canzone di Mogol e Battisti e la fine del sogno (GM Press).
Una decina di anni fa risposi che, ovviamente, sì, si poteva scrivere un libro su una canzone. E il libro di Zoppo - non nuovo a questa impresa: suo anche Something. Il 1969 dei Beatles e una canzone leggendaria (sempre per GM Press) - ce ne dà conferma. Un libricino, il suo, davvero delizioso che si fa leggere tutto d’un fiato; ricchissimo di aneddoti e di testimonianze raccolte dallo stesso scrittore.

Come ama ripetere lui stesso, il volume si può sintetizzare con tre parole, con tre oggetti: un divano, una sciarpa e un cacciavite. Il divano è quello di un albergo di Zurigo. È il 18 maggio 1979. Un giovanissimo giornalista della radio svizzera ha avuto l’ardire di chiedere un’intervista a Lucio Battisti. Ora, non è che Lucio non amasse parlare con i giornalisti. Il problema è che in Italia troppo spesso le interviste si risolvevano in insulse domande gossippare. Insomma, di musica si parlava pochino. E a Lucio questo non andava proprio giù, per cui aveva incominciato a negarsi. 

Ma chissà, sarà stata la Svizzera, sarà stato che il nome del giornalista - Giorgio Fieschi - non gli diceva proprio nulla, sarà stato che quel giorno era “in buona”, fatto sta che non solo Battisti concede l’intervista ma addirittura firma i 33 giri che Fieschi si era portato dietro e la chiacchierata si prolunga ben oltre le previsioni (il giornalista esaurisce persino le domande). Inaudito! Nessuno lo sa in quel momento, ma l’intervista di Fieschi sarà a sua modo storica. Non tanto, o non solo, per ciò che dirà Battisti, ma perché quelle saranno le ultime parole che il cantautore concederà a un giornalista. Zoppo ricostruisce quell’avvenimento interpellando lo stesso Fieschi che rievoca gustosi fuori onda (andatevi a leggere cosa Battisti gli dice quando vede nelle sue mani il 33 giri di Unser Freies Lied, la versione tedesca de Il mio canto libero), ma soprattutto si sofferma sull'importanza di alcune risposte del Nostro. Se Battisti conferma la sua grande consapevolezza e conoscenza musicale, per la prima volta egli ammette, anche, che il suo rapporto con Mogol è cambiato. Sono parole importanti che permettono a Zoppo di introdurre l’inevitabile capitolo sulla rottura tra i due. Insomma, perché Una giornata uggiosa fu l’ultimo disco della coppia Battisti-Mogol? Sull’avvenimento sono stati versati i proverbiali fiumi d’inchiostro. Litigi personali? Questioni di diritti d’autore? Contese addirittura per confini territoriali? Niente di tutto ciò secondo Zoppo. Ma è giusto che il recensore non anticipi troppo, perché poi i libri vanno comprati e letti… 

Il secondo oggetto è la sciarpa. Battisti decide di mettere le sue canzoni ancora una volta - dopo il grande successo di Una donna per amico - nelle mani del produttore e arrangiatore Geoff Westley. Ma qualcosa è cambiato. Questa volta Lucio sembra molto più sereno in sala d’incisione - in particolare dopo le difficoltà delle registrazioni americane delle sue canzoni in inglese per Images - e decide di affidarsi totalmente al produttore inglese. Westley “regala” molti aneddoti a Zoppo. Tra gli altri quello secondo cui Battisti era solito presentarsi solamente alla mattina negli studi londinesi, dopo che i musicisti la sera prima avevano buttato giù la “struttura” musicale del brano. Faceva freddo a Londra in quell’autunno del 1979. E immancabilmente Lucio compariva con una vistosa sciarpa rossa al collo - la stessa che disegnerà nell’iconica copertina di Don Giovanni? -, beveva un tè caldo (d’altronde erano a Londra) prendeva il microfono e cantava.

Ma, attenzione, se è vero che Battisti si affidava totalmente al lavoro di Westley, non è che non facesse sentire anche la sua voce. Ed eccoci, allora, giunti al terzo oggetto: il giravite. Che c’entra un giravite con Lucio Battisti, vi chiederete. Sentiamo le parole dello stesso Westley, contattato da Zoppo: “Negli ultimi due anni Lucio aveva cambiato idea e per questo disco decise di lasciarmi fare. Aveva capito che avrebbe ottenuto il meglio evitando di starmi addosso, a differenza di molti suoi colleghi con i quali avrei lavorato in futuro. Ciò non significava che avessi libertà di stravolgere i provini, che avevano un'origine più R&B, ma Lucio interveniva su un aspetto centrale, non tecnico: sottolineava soltanto aspetti emotivi. Quando sentiva che non c'era il sentimento, chiudeva la mano a pugno e faceva un gesto con il dito indice, come se fosse un giravite: lo roteava e diceva che non c'era feeling”. Insomma, quando Lucio non è convinto lo fa capire! 

Ma, sempre a proposito delle sessions londinesi,c’è un gustoso aneddoto che riguarda proprio Con il nastro rosa. Il brano contiene uno dei più belli e conosciuti interventi di chitarra elettrica di forse l’intera discografia italiana. A “comporlo” sarà Phil Palmer. Ci si potrebbe aspettare ore di lavoro, decine di tapes. Nulla di tutto ciò. Quella mattina Palmer ha un mal di denti terrificante, ha solo un’ora di tempo per registrare al volo la sua take, perché lo attende un dentista. Di più, Palmer (che oltretutto all’epoca non conosceva Battisti) non ha neppure ascoltato il brano prima, perché Westley vuole far prevalere l'immediatezza. Ebbene sì, lo splendido assolo di chitarra elettrica che chiude Con il nastro rosa è frutto di un mal di denti e di un appuntamento inderogabile con un dentista londinese!

Come detto, è davvero gustosissimo questo Con il nastro rosa e non può, per nulla al mondo, mancare nella libreria di un vero battistiano. Ma, chissà, potrebbe - finalmente - anche convincere un non battistiano della grandezza del cantautore di Poggio Bustone.

E bravo Donato Zoppo!

 

 

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In dettaglio

  • Artista: Donato Zoppo
  • Editore: Gm Press
  • Pagine: 10
  • Anno: 2020
  • Prezzo: 9.90 €

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