La cultura ..." />

ultime notizie

Nuovo album per Roberta Giallo, anticipato ...

Quante volte aprendo un giornale, che sia cartaceo oppure online, veniamo travolti da notizie di attualità, cronaca dai toni negativi che ci predispongono a un senso di smarrimento e depressione ...

Etta Scollo

Un'isolana europea

Etta Scollo ci ha abituato a progetti sorprendenti, come “Canta Ro'” disco in cui recuperava l'eredità della grande siciliana Rosa Balistreri, e ora – con Il fiore splendente – risalendo alla magnifica epoca araba della sua terra. In fondo, tutti lavori in cui si rintraccia la stessa volontà di andare alla radice della propria cultura, affinché le bellezze del passato non siano sepolte dalle scorie del presente,  e anzi possano ispirarlo. Sempre evitando il folklore o il localismo, attraverso uno slancio verso l'esterno, verso l'altro, che fa di lei, per sua stessa definizione, un'artista «isolana e europea».


La cultura siciliana si è formata grazie all'apporto di molte culture: araba, greca, latina, spagnola, normanna... Perché sei attratta proprio da quella araba?
La mia curiosità per la cultura araba in Sicilia nacque dalla lettura del libro “Antologia dei poeti arabi di Sicilia” a cura di Francesca M. Corrao  (Mesogea by GEM srl, 2002). Credo che tutte le forme di cultura e civiltà che abbiano influenzato la Sicilia nel corso dei secoli siano state ugualmente importanti. Mi piace comunque l’affermazione di Leonardo Sciascia secondo cui “gli abitanti dell’isola di Sicilia cominciano a comportarsi da siciliani dopo la conquista araba”.

C'è qualche aspetto della cultura araba che ti piacerebbe che rivivesse anche oggi?
Il fatto stesso che arabi, berberi, spagnoli e persiani, egiziani e magrebini approdando sulle coste siciliane determinarono la nascita di un’era contrassegnata, secondo il parere unanime di storici e scrittori, da uno spirito di tolleranza fra popoli di cultura, razza, religione e lingua diverse, popoli che da allora e per più di due secoli convissero insieme facendo di Palermo “la prima città grande cosmopolita dell’alto medioevo”. Credo che questa sia stata una grande lezione di democrazia, di cui dovremmo ricordarci e prendere esempio oggi, tutti quanti.

Il fatto di vivere abitualmente lontana dalla tua terra d'origine ha cambiato il tuo rapporto con essa? E' la lontananza che ti spinge a cantarla?
La lontananza mi pone di fronte a una Sicilia vista e vissuta non più dal “di dentro” ma da un altro punto di osservazione. Questa inversione di prospettiva (il dentro diventa fuori e viceversa) è per me soltanto un altro modo di continuare a sentire la mia identità di isolana ed europea.

Nel tuo disco collaborano musicisti di primissimo piano, come Giovanni Sollima e Franco Battiato. Perché li hai scelti? Cosa credi che diano in più ai tuoi brani?
È stato quasi casuale. Giovanni Sollima ha registrato il suo ultimo album a Berlino, nello Studio adiacente al nostro. Siamo amici e sento molto il suo modo di comporre, mi è familiare. Con Franco Battiato è nata un’amicizia e la sua presenza nel cd è stata molto preziosa perché ha dato esattamente quello che al brano mancava. Una voce maschile particolare come la sua ad una poesia scritta dal poeta Ibn Hamdîs innamorato, dando ai versi credibilità e profondità. A ognuno di questi ospiti (Nabil Salameh, Markus Stockhausen ecc.) mi lega una piccola storia, una bella lezione di vita e di umanità. 

Rievocando un passato così splendente, come quello arabo in Sicilia, non c'è il rischio di deprimersi pensando alla situazione attuale (non solo della Sicilia)?
Credo che ormai ci si deprima anche senza bisogno di rievocare un felice passato. La situazione attuale è talmente tragica, assurda (e non solo in Sicilia) che rischia di cancellare ogni passato con la sua violenza di guerra e di mafia. I drammi di oggi mi fanno pensare che l’umanità ha un modo singolare di “dimenticare” il proprio dolore: precisamente esercitando sul debole di oggi i soprusi e gli abusi subiti fino a ieri sul proprio corpo. Forse ricordando, o almeno illudendoci che in un'epoca lontana abbiamo vissuto felicemente, potremmo ritrovare la speranza che ciò si ripeta oggi, che ciò è ancora possibile.

In passato hai dedicato un omaggio a Rosa Balistreri, che ultimamente sembra stia vivendo un momento di revival. Che importanza ha avuto questo personaggio per te e per la musica siciliana e italiana?
È la mia adolescenza che mi lega a Rosa Balistreri. Cantavo le sue canzoni quando ero a scuola, portandomi la chitarra in classe. Il mio omaggio di cinque anni fa era nato da una personale esigenza di ritornare alle mie stesse radici. Allora si stupirono in molti di questa mia “scelta” poiché Rosa non è stata un'icona come lo furono Amalia Rodríguez o Edith Piaf. Ma io ho sempre creduto che in lei si nascondesse una qualità fondamentale, quella di far sentire profondamente  l’anima del canto siciliano a chiunque. Oggi Rosa Balistreri sta vivendo un momento di revival che spero venga recepito come patrimonio culturale a dispetto di tutte le mode passeggere.

C'è qualche altro personaggio del passato il cui messaggio credi meriterebbe più attenzione?
Tanti sono i personaggi che meriterebbero più attenzione, ma chi oggi meriterebbe davvero più attenzione sono le persone. Quelle che in assenza di valori profondi si addormentano davanti a uno show televisivo, quelle i cui punti di riferimento culturali vengono cancellati da controriforme scolastiche come dallo smantellamento delle infrastrutture pubbliche. Io amo le persone e canto per loro e per me, canto del loro destino e del mio con i versi di poeti che come noi hanno sofferto e amato. Mi ostino a credere nella comunicazione verbale, nel contatto umano, non potrei vivere diversamente.

Tu hai molto successo in Germania. Cosa credi che piaccia ai tedeschi, e agli stranieri in generale, del nostro paese e delle nostre tradizioni musicali?
In Germania c’è molto interesse e rispetto per le culture. C’è interesse per tutto ciò che racconta la storia degli uomini. Dalla Germania provengono importanti orientalisti coevi dell’arabista siciliano Michele Amari (1806-1889). E non a caso Goethe scrisse il suo “Divano occidentale orientale” e proprio lui fuggì verso l’Italia sotto falso nome. La Germania ha un debole per l’Italia a cui, credo, si senta legata per la sua natura “romantica”.

Nella tua storia musicale c'è la musica tradizionale, ma anche il jazz, la musica colta, persino il pop. Quale strada pensi che prenderai in futuro?
Al momento sto lavorando a due progetti teatrali-musicali per due produzioni tedesche: un ruolo di interprete nel “Faust2” di Goethe e poi, come musicista compositrice, alla rielaborazione del Rigoletto di Verdi su un testo teatrale contemporaneo. Non so quale strada mi riservi il futuro. Al momento il mio pensiero, la mia più grande preoccupazione, è la pace ormai a rischio in tutto il mondo. Senza pace non c’è musica.




(03/02/2009)

Share |

0 commenti


Iscriviti al sito o accedi per inserire un commento


Altri articoli su Etta Scollo

Altri articoli di Alessia Cassani