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Canzoni&Parole - Festival di musica italiana ...

  di Annalisa Belluco  ‘Canzoni & Parole’ il festival della canzone d’autore italiana organizzato dall’Associazione Musica Italiana Paris che ha esordito nel 2022 è pronto a riaccendere le luci della terza ...

Miss Julicka

vischiosa sensualità elettronica

Orchestrazioni elettroniche lo-fi di densa essenzialità animano l’eclettico e fascinoso nuovo progetto musicale di Miss Julicka, con Aigoulya Divaeva alla voce, Flavio Ferri (ex Delta V) alle chitarre, tastiere, basso, programming e Nino De Natale alla batteria. Le 11 canzoni dell’album Show Money Please usano distorsioni alt-rock, sintetizzatori e bassi new-wave per una traduzione viscerale di stati d’animo, istinti e pensieri ossessivi. Ne parliamo con Flavio Ferri, che è anche produttore artistico del disco. Per cercare di scalfire i pregiudizi che impediscono di godere dell’immediatezza virulenta di sperimentazioni pronte a costruire paesaggi emozionali, rinunciando alla melodia, e a sedurre nella loro pura forza comunicativa. Sincera, al di là di qualunque moda intellettualistica.

Come mai avete deciso di diffondere una biografia dettagliata di Aigoulya, che ammanta di un alone leggendario e inquieto il progetto, ma sta forse attirando un’eccessiva attenzione mediatica negli articoli sul progetto e rischia anche di ridurre Miss Julicka a priori un po’ a personaggio della sua storia?

Perché sono rimasto così affascinato dalla sua vita, dalle sue esperienze, dal suo modo di essere che non ho resistito a parlare di lei. Giuro: passerei tutto il giorno a parlare di lei. È un romanzo che cammina. Devo dire che non mi sono preoccupato del risultato mediatico del progetto. Sono arrivato alla conclusione che ho bisogno di fare quello che ho bisogno di fare. E l’ho fatto. Anzi, senza Giulia (nemmeno io riesco a chiamarla col suo vero nome) non avrei avuto la voglia di iniziare questa avventura.

In questo album troviamo bassi new-wave, chitarre distorte alt-rock o electro-rock, ritmiche ed atmosfere trip-hop e punk-hop, synths e programming che ora riproducono un sound elettronico teso e spettrale, ora emulano archi onirici o il suono pieno e dolorosamente perentorio del pianoforte. L’articolazione eterogenea ed eclettica delle canzoni però sembra avvenire in un corpo unico, in un progetto con un’ispirazione coerente e sicura. Come sono nate musicalmente queste canzoni e come è stata scelta la veste sonora da dar loro anche in fase di produzione?

Ti ringrazio perché sei tra le poche persone che hanno capito il suono del disco (perché probabilmente lo hanno ascoltato senza pregiudizi). I pezzi sono nati parlando, cercando di capire i nostri gusti, cercando di fondere delle esperienze di vita così diverse. Il suono omogeneo è arrivato alla fine, da solo. Abbiamo registrato un numero enorme di pezzi, li abbiamo distrutti e poi in gran parte cancellati perché non erano in sintonia con quello che volevamo dire. Ho passato mesi di fronte al mixer per capire cosa doveva succedere misura dopo misura. Sono pezzi musicalmente semplici, nati magari da un giro di basso, da un riff di chitarra, da un’intuizione ritmica ma con uno studio del suono e dell’orchestrazione che mi è costato dubbi immensi e anche discussioni accese (per esempio con il batterista che ha suonato su gran parte dei pezzi). È stato un lavoro di sottrazione, nelle note e nelle parole.

 

Quanto questo progetto musicale nei suoi arrangiamenti è frutto di un background che fonde e amalgama gli ascolti e le lezioni di generi e stili diversi, quali quelli ad esempio (a voler trovare un qualche nucleo unificante) attraversati nella storia della musica dai sintetizzatori, dal progressive inglese di gruppi come Genesis ed Emerson, Lake & Palmer e quello italiano al synth-pop e al krautrock, dalla musica di Brian Eno a quella dei Massive Attack, dagli Aphex Twin ai Radiohead, dalla new-wave all’indietronica?

Hai già risposto alla domanda. In effetti ci si trova dentro un po’ di tutto quello che hai detto. Io sono nato col prog inglese e non ci posso fare nulla, ma ho iniziato a suonare nel 1978 e in quegli anni si suonava punk. Sono diventato grande nei ’90 ed il percorso mi è sembrato quasi circolare, un ritorno ad una specie di psichedelica monocorde, scura, interiore.

Che relazione c’è da un punto di vista musicale e di approccio, quali segni di continuità e discontinuità ritrovi tra Miss Julicka e i Delta V, tra Miss Julicka e i tuoi progetti da solista o l’esperienza di Gurus on Vacation con Livio Magnini e Tibe?

A volte, anzi spesso, sento dire che Miss Julicka prende molto dai Delta V ma ti posso assicurare che il processo di creazione e realizzazione dei brani è stato completamente diverso, l’uso delle parole è un altro, le melodie sono quasi assenti (ed era forse il punto di forza dei Delta), l’idea ritmica nasce da presupposti forse agli antipodi rispetto ai Delta. Il mio progetto solista era un bisogno di comunicare con tante (troppe) parole, senza una direzione precisa e musicalmente non c’era nessuna ricerca, avrei potuto farlo con la chitarra acustica, ma la suono malissimo. I Gurus sono un progetto puramente elettronico che nasce dal bisogno di tre amici di stare assieme per un po’ facendo la cosa più stravagante possibile, come per esempio fare di un pianoforte acustico il synth più distorto che si possa trovare in circolazione. L’unica continuità che trovo nei tre progetti che hai citato è che non ho mai usato il “mestiere” per prendere scorciatoie. Potrei farti un pezzo in un quarto d’ora con un bel testo scritto a tavolino e probabilmente la maggior parte delle persone lo troverebbe migliore di tutto quello che ho fatto fino ad ora. Dovrei forse darmi all’indie d’autore?

Eh, purtroppo la distribuzione e fossilizzazione delle etichette assegnate agli artisti produce esiti grotteschi, con scarsa attenzione agli esiti comunicativi effettivi e talvolta sopravvalutazione di progetti intellettualistici a tratti algidi… Vogliamo dire che esistono “mode” pregiudiziali? A volte sì purtroppo e di certo non fanno bene alla libertà della creatività musicale. Si sente che i brani di Miss Julicka sono asciugati da ogni indugio melodico, ma costruiti sapientemente nelle linee musicali per disegnare atmosfere…

Verissimo.

A volte la stampa specializzata si fa in quattro per incensare o distruggere qualcosa che sfugge alla catalogazione o si distacca dalla moda del momento. Io non penso proprio che Miss Julicka sia un progetto che porta novità incredibili o una nuova concezione musicale, ma credo che questo lo si possa dire di altrettante realtà che invece vengono presentate come “rivoluzionarie”.

Tutto qui. Il mio sforzo è quello di proporre le mie idee e nello specifico di Miss Julicka è quello di cercare una forma comunicativa che lasci ampio spazio di interpretazione e di creatività a chi ascolta: per questo abbiamo lavorato di “sottrazione” sia nelle musiche che nelle parole, per lasciare spazio all’ascoltatore. Che ci siamo riusciti o meno non sta a noi giudicarlo, ma almeno gradiremmo critiche che dicano qualcosa! Quando leggo recensioni che non parlano di musica, ma di orologi sinceramente rimango basito.

I Delta V comunque sono ancora in pausa o li si può considerare un progetto archiviato?

Mah! Direi che non lo so. A volte mi sento con Carlo e ne parliamo, ma credo che sarà molto difficile lavorare assieme in studio. Magari un bel tour di ricordi e vecchi fantasmi e poi credo che Carlo sia più Delta V di me.

Nel disco ci sono due cover: come mai avete guardato alla virulenza effervescente e “trasgressiva” dei Plasmatics di Wendy O. Williams? E come mai tra le loro canzoni la scelta è caduta proprio su Sometimes I?

IPlasmatics sono una band di culto per me. Nei primi 2 tour dei Delta avevo la spilla di Wendy sulla tracolla della chitarra!  Sometimes I si prestava ad essere fatta a modo nostro, il testo poi, poche parole ma che sembravano fatte apposta per il nostro album. Devo ringraziare poi Barbara Santi: mi ha detto «certo che un pezzo dei Plasmatics ci starebbe da dio» e io l’ho presa in parola.

BBC, tratta dalla colonna sonora del film ASSA, invece, è stata selezionata più per gli intenti ironico-dissacratori-polemici della surreale pellicola o anche/piuttosto per riallacciarvi ad un certo post-punk declinato in forme e stili diversi da quelli più noti anglofoni e quindi al cosiddetto Russian-rock?

Una sera Giulia mi ha parlato di questo film, un film cult per la sua generazione (quella che a 14 anni ha visto il suo mondo cambiare completamente, distruggersi e rinascere contemporaneamente meglio e peggio di prima). ASSA è stato girato ancora durante il comunismo e già portava tutta quella voglia di cambiamento che è scoppiata poco dopo. Il testo è un cut up di frasi prese dalla Pravda, dai discorsi retorici sull’eroismo degli aviatori sovietici, dalla retorica della propaganda. E la musica è così innocentemente new wave che mi ha commosso.

 

Quanto la componente della sensualità è entrata nel progetto naturalmente a partire da una peculiarità espressiva del carisma di Aigoulya e quanto invece è stata ricercata e accentuata per adattamento o per consapevole direzione musicale negli arrangiamenti dotati di magnetismo tenebroso?

Il rock’n’roll è sesso! J Giulia è così. In fondo non abbiamo inventato nulla che già non avessimo.

Il disco di Miss Julicka, come già osservato, può dirsi abbastanza esterofilo nei suoni, oltre che per radici culturali: quali limiti possiede l’Italia nell’offrire visibilità a progetti musicali che siano lontani e diversi rispetto al pop da classifica o alla musica d’autore?

Un amico giornalista mi ha detto: «vedrai che questo disco in Italia non andrà da nessuna parte, avresti dovuto far finta di essere di un altro paese e ne avrebbero parlato tutti benissimo». Non so se c’è da aggiungere altro.

Guardando non alla grande esposizione mediatica ma agli ascolti attenti e appassionati che tengono in vita in fondo la musica più originale e sperimentale, siete soddisfatti dell’accoglienza finora ricevuta da Miss Julicka presso critica e pubblico?

Sinceramente ci abbiamo riso sopra. Quando suoniamo, di solito al terzo pezzo il locale si svuota!

Evidentemente allora non avete trovato ancora appunto ascoltatori attenti, sufficientemente “aperti” mentalmente e pronti a farsi conquistare dalle fascinazioni soniche pure ed eclettiche di questi brani raffinati e coinvolgenti. Vi auguro di trovarne tanti…

Grazie!

Forse la colpa è anche nel nostro atteggiamento “distaccato” che viene percepito come snobismo anche sul piano sonoro, ma sinceramente posso dirti che quello che facciamo è quello che siamo.

Magari nel posto sbagliato al momento sbagliato (sorride). 

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