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Canzoni&Parole - Festival di musica italiana ...

  di Annalisa Belluco  ‘Canzoni & Parole’ il festival della canzone d’autore italiana organizzato dall’Associazione Musica Italiana Paris che ha esordito nel 2022 è pronto a riaccendere le luci della terza ...

Giua

Dentro quello che faccio, con le persone giuste

Maria Pierantoni Giua, in arte semplicemente Giua, con il doppio cognome che diventa improvvisamente quasi un termine popolaresco del vecchio piemontese, pur essendo lei nata a Rapallo trentatre anni fa e abbracciando di fatto una poetica tutta ligure che l’apparenta a una nobile tradizione che passa da Luigi Tenco a Ivano Fossati, da Bruno Lauzi a Fabrizio De André. Per lei l’esordio discografico risale al 2007 con l’album Giua, a cui fa seguito nel 2012 TrE (scritto con la E maiuscola) e ora, dal febbraio scorso, il nuovo E improvvisamente, che può considerarsi a pieno titolo l’album della maturità espressiva, benché la giovane folksinger sia solo all’inizio di un percorso assai luminoso.
 


Così, a bruciapelo chi è Giua?

Giua, donna, cantautrice e pittrice. Ama quello che fa, ha il privilegio di poterlo fare e di poter collaborare con amici musicisti straordinari. Dipingere, per lei, è un altro modo di suonare. 

Parliamo subito del tuo nuovo disco ‘E improvvisamente’: almeno tre buone ragioni per ascoltarlo?

Che domanda difficile Guido! Praticamente mi chiedi di auto-recensirmi! Allora, vediamo...
La prima: ‘E improvvisamente’ è un disco eclettico, non ripetitivo, che si muove tra le sonorità della musica d'autore verso il folk, la musica jazz e la tradizione popolare. Un viaggio da fare con calma, passando attraverso temi, sensazioni e pensieri diversi. 
La seconda: è un disco ricco di ospiti, di voci e di strumenti, che allargano i contorni delle canzoni spalancando finestre: la voce di Zibba e di Pilar, la trumpet voice di Victoria Vox, le chitarre di Armando Corsi, l'impronta inconfondibile dei Liguriani, gli arrangiamenti di Stefano Cabrera...
La terza: è un disco fatto con amore. 

Mi racconti ora il primo ricordo che hai della musica?
I miei primi ricordi sono legati a mio padre: sono immagini e suoni di lui che canta dopo cena per gli amici o sul divano mentre gli gironzolo intorno. Sono ricordi bellissimi e allegri. 

Quali sono i motivi che ti hanno spinto a diventare una cantautrice?
Mi ci sono ritrovata! Ho iniziato fin da piccola a scrivere canzoni, mio padre ha avuto la pazienza di insegnarmi a suonare la chitarra e poi negli anni ho continuato a scrivere e suonare perché era la cosa che mi piaceva di più fare. Poi ho conosciuto Armando Corsi, ho iniziato a studiare con lui, a fare concerti con lui, e lì ho intuito che avrei potuto trasformare la mia passione per la musica in qualcosa di diverso, di più complesso. Ed è diventato il mio lavoro. Potrei dirti che è una "vocazione". 



Ma ti va bene la definizione cantautrice o preferisci cantatessa, folksinger o altro?

Cantautrice va benissimo!  

Cos’è per te una canzone?
Una canzone è un'occasione, è un'indagine personale che va verso l'universale, uno strumento potente per arrivare al cuore delle persone, per lasciare un'immagine, una domanda, anche solo una risata. È condivisione.  

Come lavori sul rapporto testi/musica? Vengono prima le parole o le note?
Non seguo una regola, alle volte è una melodia a suggerirmi un testo, alle volte un testo a suggerirmi una melodia. Ogni spunto è buono per scrivere una canzone! 

Visto che nel disco ci sono pure atmosfere jazzate, quali sono le idee, i concetti o i sentimenti che tu associ alla musica jazz?
La libertà innanzitutto; l'amore nella sua accezione più ampia, la ricerca, la sperimentazione e l'allegria.


Tra i brani che hai composto ce ne è uno a cui sei particolarmente affezionata?

Difficile sceglierne uno... Forse la canzone con cui apro il disco L'albero di manghi, una canzone sul valore delle promesse, quelle che si fanno e che spesso non si mantengono; sulle promesse che fanno i padri ai figli, e su come possano "mettere i piedi" o toglierli. Una canzone sulle promesse e sulla speranza. 

E tra i dischi che hai ascoltato, nella vita, quale porteresti sull'isola deserta?
Uno solo è impossibile! Porterei ‘Fina estampa’ di Caetano Veloso, i due concerti dal vivo di Ivano Fossati, quelli prodotti da Beppe Quirici; porterei il live di Londra di Leonard Cohen, ‘Blue’ di Joni Mitchel, ‘Estrella Azul’ di Mercedes Sosa... Rinuncerai ad altro, ma porterei un sacco di dischi!


Quali sono stati i tuoi maestri nella musica, nella cultura, nella vita?

Nella musica sono stati sicuramente mio padre Gianfranco Pierantoni Giua, Armando Corsi e Beppe Quirici, e tutto quello che queste persone si portano (o portavano) dietro come ascolti, amici, musicisti e personale rielaborazione. Nella cultura i poeti, i pittori e i pensatori del Novecento; facendo tre nomi direi Montale, Kandinskij e Freud. Nella vita il mio riferimento più grande è stata ed è mia madre, una donna forte e delicata, colta e appassionata, che mi ha fatto amare fin da piccola l'arte e l'architettura e mi ha dato gli strumenti per affinare il mio pensiero; e poi gli amici di una vita e dulcis in fundo il mio compagno, Pier Mario Giovannone, un uomo meraviglioso, poeta e chitarrista con cui ogni giorno condivido il mio tempo.

E i cantautori che ti hanno maggiormente influenzata?
Sicuramente De André, Fossati e De Gregori. 

Qual è stato per te il momento più bello nella tua carriera di musicista?
Il momento più bello è proprio quello che sto vivendo adesso: mi sento "a fuoco", dentro quello che faccio, con le persone giuste.  

Come vedi la situazione della musica e della cultura oggi in Italia?
Non mi sembra affatto un buon momento, ma proprio per questo tante persone sono stufe della situazione stantia e asfittica in cui viviamo e hanno voglia di cose belle. Bisogna essere molto tenaci e aver voglia di unire le forze e le idee, di trovare canali diversi per promuoverle e fare un salto verso mezzi meno conosciuti. Io sono fiduciosa! 

Cosa stai progettando a livello musicale per l’immediato futuro?
Sto preparando il tour di ‘E improvvisamente’ con la mia casa discografica, Egea Music, e a gennaio ripartirò con la tournée teatrale dello spettacolo "Quello che non ho" con Neri Marcorè, regia di Giorgio Gallione e arrangiamenti di Paolo Silvestri, uno spettacolo su Faber e Pasolini.
Nel frattempo continuerò a scrivere canzoni!

 

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