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Folk Club, Torino

Isa

Ancora una volta il Folkclub di Torino apre le porte al meglio della canzone d’autore che c’è in Italia: il concerto di Isa – al secolo Isabella Maria Zoppi – ha rappresentato un’occasione per vedere all’opera un’artista che davvero sa padroneggiare la forma canzone per raccontare e proporre una poetica con la quale riscrivere il mondo. La cantautrice torinese ha proposto il meglio del proprio repertorio, accompagnata da Davide Ronfetto al contrabbasso, basso elettrico e chitarre e da quello che può a buon diritto essere definito il pianista della canzone d’autore italiana: Marco Spiccio.

 

Ad aprire la serata, per una serata all’insegna della canzone d’autore al femminile, è stata Erica Boschiero, giovane cantautrice veneta che oramai rappresenta più una bella realtà che una promessa: sola sul palco, si è esibita voce e chitarra, strumento col quale si accompagna in maniera pressoché perfetta e del tutto funzionale alla propria arte.

Per l’occasione, la Boschiero ha suonato, fra gli altri, due pezzi decisamente da segnalare: una canzone che è una allegoria velata e vistruosa sui fatti del presente dal titolo Garbugli e una canzone d’amore che si intitola Papavero di ferrovia.

È stata poi la volta di Isa, che ha proposto brani estratti dai suoi dischi che vanno dall’album Disoriente del 2003 – secondo classificato per la Targa Tenco Opera Prima, giusto dietro Morgan e Canzoni dell’appartamento – all’ultimo L’arte dell’insonnia, oltre a qualche delizioso inedito.

Si parte con brani ‘storici’ per chi segue la cantautrice torinese, come Histoire, Bella figlia, Le ragazze di ieri o Il viaggio. Soprattutto in quest’ultima, il pianoforte di Spiccio riesce a esaltare una delle caratteristiche principali di Isa, che è uno stile proprio, un codice personale per quella strepitosa riscrittura del mondo che è la forma canzone.

Vediamo come proprio Spiccio riesce a descrivere la poetica di Isa: «Le sue canzoni nascono tutte da esperienze da lei vissute. Esperienze da lei narrate con grande sincerità, ma anche con grande… compostezza, senza esagerazioni, sempre misurata e coinvolgente. In più di un'occasione mi sono stupito di certe sue soluzioni armoniche e melodiche. Addirittura, a un primo ascolto, su certi brani certi passi mi sono sembrati francamente “dissonanti”. Poi, dopo averle ascoltate varie volte, mi sono reso conto che certi "stridori" armonici erano ben compenetrati con le parole e col loro significato. Spiazzano. Queste combinazioni ti spiazzano e portano la tua mente dove intende lei. Ovvio che, con la mia musica, cerco sempre d'entrare in queste sue dimensioni, così da restituire, anche con il pianoforte, le sue atmosfere. Nel suo stile è presente un prendere a piene mani dal proprio vissuto, attraverso un punto di vista che unisce dignità e dolcezza, che è già musica».

Con uno stile che affonda nel folk o nella tradizione e nella cifra artistica della migliore canzone d’autore, Isa intende ogni canzone come viaggio, in cui gli accordi sono una descrizione dello spazio, con gli oggetti che sembrano galleggiare sulla melodia.

La “dignità e dolcezza” di cui parla Spiccio poi riesce a creare una cifra personale. Di certo, l’ambiente del Folkclub è l’ideale per questo tipo di musica: le luci basse permettono di concentrare tutta l’attenzione, in una dimensione teatrale che per canzoni di questo tipo è indispensabile. 

Il concerto è poi andato avanti con un omaggio a Alberto Cesa e una canzone di Alessio Lega, per poi continuare con Dormono le fate nei campi o La buonasorte, fino al bis Rosa di vetro, titolo emblematico della grazia granitica, elegante eppure passionale, fragile e all’apparenza “solida e trasparente” dello stile di Isa. 
 

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In dettaglio

  • Data: 2010-03-20
  • Luogo: Folk Club, Torino
  • Artista: Isa

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