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Auditorium Parco della Musica, Roma

Bungaro

"Questo mare è pieno di voci e questo cielo è pieno di visioni” (Giovanni Pascoli)

La scrittura diventa visione, la musica disegno. La forma sintetica – e più complessa – della canzone sussume in due ore vent’anni di carriera. È netta e condivisibile la scelta estetica che Tony Bungaro manifesta al Parco della Musica di Roma, dove raggruppa i pregiati sassolini lasciati lungo il percorso in un concerto sontuoso e cavalleresco.

Vesti nuove, sgargianti ed eleganti cucite su brani datati, oltre a curiose cover di spessore: il cantautore brindisino mette in mostra e lucida il proprio canzoniere, gestato in vent’anni che non sono solo suoi, ma di gran parte della musica italiana, femminile in particolar modo (da Giusy Ferreri a Malika Ayane passando, spesso, per Fiorella Mannoia).

Per mettere in piedi quello che diventerà presto un disco live, Bungaro sceglie la forma liquida e strabordante del mare. Maredentro è il ritorno a casa di tante navi fortunate che ormeggiano in un porto-acquario. Lo spettacolo viene imbastito poggiando gli strumenti su un fondale digitale, che con immagini e disegni suggestivi cerca di riproporre le voci, i suoni e le visioni presenti nelle canzoni. Una scenografia da cui si sprigiona la sapienza dei musicisti che circondano Bungaro, accolto dalla deliziosa ouverture Il deserto.

È spigliato e sincero, l’autore. Testa le qualità improvvisative del pubblico, tradisce una giusta emozione e la comprime negli acuti taglienti e graffiati, nel fischio delle dita sulle corde della chitarra, magistralmente intrecciata con i tasti bianchi e neri di Antonio Fresa (mirabolante la sua versione a sei mani di Se rinasco con Marco Pacassoni e Antonio de Luise). Bungaro compone un terreno pascoliano, soffice, su cui si adagiano vecchi motivi come Nottambula, incorniciata da una serie di meduse fluttuanti sullo schermo, e Guardastelle, meravigliosa riscoperta proposta a Lucio Dalla prima di sbarcare a Sanremo nel 2004. Nei suoi brani respira l’essenza della vita. Il dolore dell’anima e i tormenti del tempo vengono cantati e suonati con cura – e non solo perché si sta registrando, ma perché è necessario che sia così – e attenzione ai ritmi – e alle aritmie – dello spirito. Nel finale c’è il doveroso spazio concesso a Perfetti sconosciuti, colonna sonora del fortunato film di Paolo Genovese pregiata del Nastro d’argento come miglior canzone originale.

Come radici agli alberi d’inverno, senza più foglie, quel mare dentro che spegne e annega ogni tormento mi toglie il fiato”: Maredentro si consolida nell’armonia tra strumenti e voce. Una voce bella, da poterla raccontare.

 

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In dettaglio

  • Data: 2016-11-05
  • Luogo: Auditorium Parco della Musica, Roma
  • Artista: Bungaro

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