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Teatro Dal Verme, Milano

Eugenio Finardi

I 40 anni di Musica Ribelle-La reunion si apre con il ricordo di Stefano Cerri che aveva suonato il basso nell'album del 1977 Blitz e di Hugh Bullen, che invece aveva collaborato, sempre suonando il basso, con Eugenio nel 1975 e 1976, rispettivamente agli album Non gettate alcun oggetto dai finestrini e Sugo. Ed è con la voce rotta dall'emozione che Eugenio parla di Hugh; l'aveva invitato per essere lì con lui sul palco ed Hugh gli aveva risposto con una frase che solo dopo Eugenio avrebbe, purtroppo, capito: “Ho dato la mia vita a Cristo e potrei cantare solo musica gospel”. “Hugh è morto di tumore tre giorni fa” prosegue Eugenio ed è per questo che apre il concerto con Amazing Grace, un toccante gospel cantato a cappella.

Il Teatro Dal Verme è gremito e a colpo d'occhio le persone che occupano tutti i posti a sedere hanno i volti di chi in quella Musica Ribelle ci ha creduto davvero, quella musica che “ti dice di uscire, che ti urla di cambiare, di mollare le menate e di metterti a lottare.” Ed Eugenio lo ricorda anche ad uno spettatore che probabilmente ha compreso poco il messaggio di quella musica, quando ad un certo punto del concerto gli urla che “la tua musica è troppo rock e che fa troppo casino”. Ma il rock la fa da padrone e di fatto apre il concerto con il brano La C.I.A. in cui Eugenio si diletta col basso e ci dice che forse non aveva tutti i torti quando 40 anni fa scrisse questo brano.

Finardi è un ottimo “padrone di casa”; non ruba mai la scena come solitamente fanno le rock-star, ma dispensa parole al miele per tutti i suoi musicisti e racconta aneddoti e storielle divertenti. Ci parla del chitarrista Lucio Bardi, un ragazzino di 12 anni che “mentre noi eravamo al bar a discutere di musica, lui rimase chiuso nella cantina in cui facevamo le prove, prese in mano la chitarra elettrica e quando tornammo era diventato Clapton!” Lo spettacolo prosegue senza soste e dopo aver deliziato con Saluteremo il Signor padrone, Soldi e Sulla strada, Eugenio presenta uno dei suoi pezzi preferiti, la seconda traccia del lato B dell'album Sugo, che ha come titolo Voglio.  La musica ora sale di tono, il palco si arricchisce di musicisti fantastici: Walter Calloni alla batteria, Faso al basso, Lucio Fabbri al violino, Vittorio Cosma e Mark Harris alle tastiere. “Che bello suonare ancora con Calloni dietro di me!”, il tutto sancito da un caloroso abbraccio.



Non ci sono alti e bassi, la serata mantiene sempre un livello altissimo ma quando sul palco salgono Ares Tavolazzi al basso e Patrizio Fariselli alle tastiere e partono le prime note di Diesel, il boato del pubblico raggiunge decibel decisamente più alti. E con loro, due colonne portanti del gruppo prog Area, non poteva mancare un ricordo di Frankestein, alias Gianni Sassi, socio fondatore dell'etichetta discografica Cramps. Etichetta che lasciava libertà assoluta a tutti i suoi musicisti e che annoverava tra i propri artisti gli stessi Area, Finardi, Alberto Camerini, Claudio Rocchi, gli Skiantos, giusto per citarne alcuni.

Dopo la strumentale Quasar, c'è anche spazio per la ballata acustica La canzone dell'acqua e Non diventare grande mai, eseguite unpplugged. L’artista racconta poi di come un libro scritto da Tiziano Terzani ed uscito proprio nel 1976 avesse ispirato il brano Giai Phong. Le immagini forti, dure e sincere di Scimmia sono un cazzotto nello stomaco, ora come 40 anni fa e la linea di basso insieme alla batteria di Calloni sono lì a rimarcarlo, qualora ce ne fosse bisogno. Ed ecco salire sul palco Elio, ospite atteso e partecipazione fugace, che con il suo flauto traverso impreziosisce Taking it easy. Ma cosa ci fanno sul palco due mandolini e un violino? La Radio, canzone manifesto per quegli anni sembra lontana anni luce dalle radio attuali, fatte tutte senza cuore e piene zeppe di messaggi pubblicitari.



Si va così verso la conclusione e dopo il rock latino di Cuba, che nonostante gli ideali dell'epoca “forse avevamo capito che non fosse il paradiso”, Musica Ribelle si prende tutti gli applausi che merita e nel teatro “c'è qualcosa nell'aria che non si può ignorare, dolce, ma forte e non ti molla mai, è un'onda che cresce e ti segue ovunque vai...”

Oltre ai numerosi e preziosissimi ospiti un plauso particolare va naturalmente alla band di Finardi, che lo segue nei suoi concerti e che ha suonato in gran parte dei brani proposti per l'occasione: Giovanni Maggiore alla chitarra, Marco Lamagna al basso, Claudio Arfinengo alla batteria, Paolo Gambino alle tastiere. Per il gran finale sono tutti sul palco ed Extraterrestre chiude questo evento che ricorderemo per tanto tempo: vedere tutti insieme artisti di questo calibro riempie gli occhi ed il cuore di gioia e sono delizia per le nostre orecchie. La nostra speranza è che quell'extraterrestre ascolti la loro voce e ce li riporti indietro tutti, sani e salvi e con la voglia ancora di saperci emozionare.

Foto di Valeria Bissacco

 

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In dettaglio

  • Data: 2016-11-04
  • Luogo: Teatro Dal Verme, Milano
  • Artista: Eugenio Finardi

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