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Lorenzo Monguzzi

Zyngher

Una carriera di tutto rispetto quella di Lorenzo Monguzzi. Dapprima con gli Zoo, premiati ad Arezzo Wave negli Anni 90, poi con i Mercanti di Liquore, nata come band-tributo a De André (una delle poche ad evitare rifacimenti fotocopia), numerosi concerti all’attivo ma ben presto capaci di brillare di luce propria. Basta riascoltarsi canzoni come Lombardia e Mai paura. Pure un libro a loro dedicato scritto da Glenda Sampietro e Michele Tavola, edito nel 2009. “File under” a 360° (possibili, volendo, già da allora) che spaziano da “questa terra è la mia terra” (nonostante tutto) di Woody Guthrie e che possono soggiornare tra le contaminazioni de I Gufi a cui si aggiungeva il sapere inoltrarsi fra i non-confini di quel bandautorato che ama le jam session.

Quindi, la carriera solista, l’essere musicista che sonorizza – ormai da molti anni - le performance teatrali di Marco Paolini ed un’esperienza anche da regista, nella Compagnia Teatrale Mucche Grosse, formata da giovanissime attrici. Sempre in prima fila quando c’è da dare il proprio contributo ad associazioni per i diritti umani, no-profit e che operano nel sociale. Il monzese Lorenzo Monguzzi (qui sotto in una foto di Gerosa Michela), nella sua nuova prova, dà sfogo ad una sua “magnifica ossessione” che con abilità trasforma in intuitivi cromatismi. Lancia la sfida, sfidando soprattutto sé stesso: otto brani cantati in dialetto brianzolo. Poteva essere un salto nel vuoto ed invece è allettante dinamismo. All’insegna di “un obiettivo che non è creare un’area protetta intorno alla propria cultura locale, ma al contrario imbastardirla e costringerla a confrontarsi con il mondo intero, che peraltro le è sempre più vicino”.

 

C’è pure un “prequel”: quel Portavèrta (Porta aperta) del 2013 con cui arrivò anche nella cinquina del Tenco sez. Opera Prima, che apre a flussi sonori che hanno come direzione l’inclusione musicale e non solo. Ed ora Zyngher, che contiene brani propri (tanto per non perdere il vizio) e stimoli provenienti da artisti di fama mondiale e qui riposizionati in una sorta di “controcanto”. Ed è centro, quindi Clash, Nick Cave, Johnny Cash e Suzanne Vega che entrano in contatto con territori e linguaggi sino ad ora del tutto impensabili. Curiosità: una delle prime date in Italia di quest’ultima, si tenne in un piccolo locale chiamato Cinghei (Cinque Lire) situato a Camparada, un paesino della Brianza. Tutto torna? Può essere, in una cartografia ribaltata, che alle facili retoriche preferisce gli stati riflessivi.

Andiamo per brani: La ragaz de Lisun si dipana tra sogno (proibito), luoghi comuni da by-passare e botto corale, Henry Lee in cui pare di intravedere Nick Cave in trasferta a Paris St.Germain e seguito nell’ombra dal suono ancestrale di un violino che gli fa la corte, Un alter cafè è onda malinconica che solca stati d’animo, I rivultèi de Brixton è una miscellanea di suoni tzigani e meticci ed è bello pensarla come ad una “ristampa” Strummer-iana. Zyngher è invece scultorea ed immersa in un caleidoscopio di parole (Suzanne Vega è abbigliata a nuovo), L’è minga vera è suggestione cinematica, San Vitùr Blues è un affresco dell’uomo in nero (Johnny Cash) ed è strumentalmente impeccabile, La preghiera del ladèr è minimalismo-astrale, “definitiva” nel suo storytelling. Numerosi i musicisti coinvolti, tra cui Nadir Gioli dei Sulutumana, Leslie Abbadini, Adriano Sangineto e Piero Mucilli, suo compagno musicale in numerose avventure. Liriche che narrano di venti urlanti, strade di matti, mani sulla testa, mangia pane a tradimento, dignità di cartapesta abbinate ad un melting-pot di note con più innesti. Un album fortemente ispirato, privo di lacune e dai singolari approcci. Un esperimento di scintille e fuochi. In allegato, un booklet bilingue: italiano e brianzolo.
Una carriera di tutto rispetto quella di Lorenzo Monguzzi.
Che ha ancora ha molte cose da dirci.

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In dettaglio

  • Anno: 2020
  • Durata: 33:58
  • Etichetta: Maremmano/Appaloosa (distribuzione IRD)

Elenco delle tracce

01. La tusa de Lisùn

02. Henry Lee

03. Un alter café

04. I rivultèi de Brixton

05. Zyngher

06. L’è minga vera

07. San Vitùr Blues

 

08. Preghiera del làder

 

Brani migliori

  1. La preghiera del làder
  2. San Vitùr Blues

Musicisti

Lorenzo Monguzzi (voce, chitarre acustiche, percussioni, armonica, tubi sonori, basso elettrico, kazoo)  -  Adriano Sangineto (nickelarpa, arpa celtica, arpa bardica, handpan, pianoforte, cori)  -  Nadir Giori (contrabbasso, basso elettrico)  -  Raphael Maillet (violino)  -  Leslie Abbadini (voce, cori)  -  Matteo D’Agostino (chitarre)  -  Max Malavasi (cajon, percussioni)  -  Jay Beretta (voce)  -  Piero Mucilli (fisarmonica, glocknspiel)  -  Andrea Marinaro (chitarra elettrica, chitarra acustica, cori)  -  Filippo Pax Pacuzzi (cori)  -  Emanuele Maniscalco (batteria)