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Gatti distratti dalla luce negli occhi

Uno

Guai a chiamarla operazione nostalgia! Semmai, un atto d’amore, un omaggio, un inno alla passione verace verso chi e coloro hanno scritto e contribuito a scrivere una pagina, seppur breve ma influente, del rock partenopeo. Perché questa è la storia dei Gatti distratti dalla luce negli occhi ed, in primis, del suo fondatore ed inchiostro leader Davide Munno, scomparso prematuramente quattro anni fa, con la band già a motori spenti. Della fulminea parabola del combo si ricordano coloro che si compiacquero di goderseli dal vivo, nelle nights di una memoria lucente. Ora i fratelli Della Monica tirano a lucido la promessa fatta a Davide di recuperare ogni bendidio registrato tenuto nel cassetto per consacrarlo in un’ostia immortale, che rappresenti l’ideale “comunione” con il loro pubblico. Ebbene, promessa mantenuta e racchiusa nell’emblematico titolo dell’album: Uno. Già, perché è e sarà solo questo e, forse, è giusto cosi, essendo difficile immaginare i Gatti senza Davide, senza il portavoce-guida che portò la band ad incrociare frotte di collaborazioni: dai PGR a Ginevra di Marco (qui pregiata ospite della titletrack), dal Food Sound System di Don Pasta al Circo de la Sombra e tanti altri.

Ma la nascita di questo disco ruota intorno anche al grande sciame di amici, tra i quali il fratello di Davide, Gaetano, Lancetta dei Frigo, Ale Innaro dei 24 Grana, Piras e D’Avanzo (entrambi all’inizio con i Gatti) e via dicendo e, grazie al loro slancio amicale sotto forma di “Friends-funding” finalmente Uno è tangibilmente imperituro. Lo capisci già dalla prima traccia che trattasi di Canto nuovo, di un neopop scevro da tatticismo malizioso, capace di stregarti con soluzioni cangianti di acustica addensata o, semplicemente, quella tipica di Anche per te, ma con risvolti emozionali avvolgenti. Oppure quella schizoide di Pensieri di una quercia con svisate oriental-prog, mentre La prigione è reclusa in celle di rock seventies con rigagnoli British. In Vita mia e Margherite riecheggiano certi narrati della P.F.M. in chiave semi-ballad. Certo è che la varietà alloggia in casa Gatti, in quanto l’itinerario forgiato nella “sporca” dozzina di Uno spazia dall’art-pop, allo psycho-rock, dal neoprog al neo-new-post qualcosa d’altro. Insomma, stilismi d’avanguardia ma anche figli di matrici  90’s per un sound Senza frontiere: titolo che ci sta a fagiolo per lanciare i titoli di coda  di un disco/non disco, di un ascolto/non ascolto ma molto, molto di più di un dozzinale “play”. Piuttosto, un epinicio di cuore, un afflato incorniciato nell’amore viscerale per la musica, che l’amicizia ed il ricordo renderanno l’opera una testimonianza di atto singolare, unico. Meglio Uno solo che male accompagnato.

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In dettaglio

  • Anno: 2020
  • Durata: 52:13
  • Etichetta: Funambolo/Audioglobe

Elenco delle tracce

01. Domani mi regalerò un fiore
02. La prigione
03. Vita mia
04. Notti bianche
05. Canto nuovo
06. Margherite
07. Pensieri di una quercia
08. Uno - feat. Ginevra Di Marco
09. Anche per te
10. Senza frontiere
11. Redenzione
12. Io sono qui

 

Brani migliori

  1. Canto nuovo
  2. Uno
  3. La prigione

Musicisti

Davide Munno: voce, chitarra - Cristiano della Monica: percussioni, batteria - Davide della Monica: chitarra e voce - Massimo D’Avanzo: plettri e fiati - Fabio Piras: basso