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Gaetano Liguori

Un pianoforte per i Giusti

Un pianoforte per i Giusti nasce come supporto all’associazione ‘Gariwo’ che ha fortemente voluto che a Milano si creasse un luogo per ricordare i Giusti della terra (nella foto qui sotto un angolo del parco che si trova sul Montestella a Milano).
Quelle persone, cioè, che hanno salvato una, dieci, cento, mille, centomila e più persone, dalla morte. Quelle persone che non sono state inermi nel vedere che propri simili venivano massacrati. Quelle persone, importanti ed oscure, che non hanno esitato a rischiare la propria vita per salvare quella altrui.

Il 6 Marzo, nella sala Alessi di Palazzo Marino, a Milano, si è svolto un concerto (accompagnato da letture ad hoc) di Gaetano Liguori (artista sempre in prima linea quando si parla di dignità, umanità ed etica) che ha presentato alcuni dei brani presenti nell’album. Un lavoro pensato, suonato, costruito in funzione di quella serata e per mantenere viva l’attenzione sulla violenza che imbarbarisce l’umanità. Chi ha potuto ascoltare quel concerto sentirà che questa registrazione è straordinariamente ricca di sfumature, suggestioni ed immagini sfuggite, forse, nel corso della performance live.            

Proviamo allora a raccontarvelo questo disco, partendo dall’inizio. E proprio l’inizio del primo brano, Il tempo dei Giusti, è un colpo nello stomaco, un fluire liquido e cromaticamente generoso che arriva subito al cuore dell’ascoltatore. Il pianismo di Gaetano Liguori non è forse mai stato così “romantico” e melodico come in questo caso. Ma qui la melodia non è al servizio della nostalgia, ma della coscienza civile che si inerpica sopra ogni nota e sotto ogni passaggio di questo brano di straordinaria potenza emotiva. Nelle note che Liguori fa scaturire dal pianoforte della sala Verdi del Conservatorio di Milano si manifesta il dolore del mondo che subisce il lancinante assalto della morte e della violenza omicida ma che, ogni volta, viene salvato da un Giusto che decide di non restare a guardare ma che si impegna, a rischio della propria vita, affinché il mondo possa proseguire e guardare alla speranza di un mondo migliore.
Crossheart si apre quasi fosse la musica di una colonna sonora che rappresenta il secondo tempo del brano precedente. Il suono è avvolgente ed incalzante anche se mai incombente. Un suono morbido che riesce a caratterizzarsi, nel corso del suo svolgimento, con una melodia più asciutta e sincopata ma ugualmente profonda e ricca di sfumature e, verso il termine del brano, la musica prende il sopravvento su ogni pensiero trascinandoci all’interno di una affascinante scintillio di note fino allo sfumare del finale. Con I ragazzi di Suruc Liguori riesce a trasportarci all’interno del dramma delle vittime della città turca di Suruc, al confine della Siria, dove nel Luglio del 2015 oltre trenta giovani vennero uccisi ed oltre cento rimasero feriti nel a causa di un attentato suicida di un kamikaze di del cosiddetto Stato Islamico (una delle motivazioni più attendibili era quella che “volevano ricostruire la biblioteca di Kobane”, città simbolo martoriata dall’Isis). La musica è volutamente malinconica e struggente, oltre il limite del “dispiacere” per queste morti inutili.
A cento passi dal Duomo è dedicata ovviamente a Peppino Impastato ma, anche, al richiamo all’attenzione verso le mafie che ci circondano e sono molto più vicini a noi di quanto nemmeno possiamo immaginare. Un suono liquido e trascinante è il marchio di fabbrica di questo brano delicato ed intenso al contempo. Le note sfuggenti che anticipano Il Comandante mettono l’ascoltare nelle migliori condizioni di fruire di un suono che, con un incedere latino ma, anche, fortemente ritmico, lo porta all’interno di una storia immensa quale è stata la vita del Comandante per antonomasia, Ernesto Che Guevara de La Serna (il Comandante è anche il soprannome che gli amici hanno coniato per Gaetano Liguori…).
Ritmo e potenza sonora sono il codice di lettura e di ascolto di questo brano intenso e coinvolgente che si conclude in maniera delicata, sfuggente e mirabile con l’immagine del vero Comandante che sembra stagliarsi dietro la tenda dei suoni.
Suite della Resistenza non avrebbe bisogno commenti perchè già dalle prime note è possibile riconoscere la forma di una Bella Ciao che viene poi stravolta dall’incedere jazz che le dita di Liguori fanno scaturire dai tasti del pianoforte. Poi arriva il momento del Quinto Regimiento che ricorda le battaglie della guerra di Spagna e qui il suono si fa incalzante, caliente, verrebbe da dire con giravolte sonore che fanno venire il capogiro tanto che sembra di essere nel pieno di una battaglia quando le note si fanno incandescenti e sempre più vicine tra loro. Un suono jazz ma che non affonda fino a stravolgere la linea melodica del brano, però fortemente colma di potenza e di calore, di vita e di morte, di dolore e di ricerca di liberazione. Un suono incredibilmente bello e, al contempo, mozzafiato.

Hasta siempre, Comandante, composta da Carlos Puebla nel 1965, appare tra le note lanciate nel veto da Liguori ed immediatamente le note entrano a circolare tra corpo e membra dell’ascoltatore. Ovviamente dedicata al “Che”. El Pueblo unido jamas serà vencido è un altro brano simbolo che bussa alla porta dell’ascoltatore ed entra accolto dall’incedere della memoria. Tema di Luna è un percorso molto suggestivo con suoi liquidi e con una cromaticità ricca di sfumature. Un grande brano che ben si unisce a tutti quelli ascoltati in precedenza e diventa un elemento fondamentale nella scrittura e produzione di questo album che ha una potenza ed una ricchezza sonora davvero unica e straordinaria.
Con veemenza arrivano le note di Tarantella di Geronimo. Un suono solare, caldo, affrettato, deciso ed esaltante. Una sonorità molto anni ’70 quando il jazz era ricerca popolare e decisa, quando si ascoltava la musica altrui per inglobarla in una sorta di musica globale, universale, popolare nel senso più autentico del termine. Con questo brano, molto articolato e complesso, con una cadenza delle dita potente ed asciutta, ci si ritrova in un altro tempo, un tempo sospeso che si fa improvvisamente presente ed esplosivo. Un grande brano che ribadisce la capacità espressiva di Liguori, capace di assumere più “personalità musicali” all’interno del medesimo brano. Morbida e delicata, sinuosa e flebile è Ballata di Max che inizia con sonorità quasi classiche che esprimono la capacità dell’artista milanese (invero napoletano…) di entrare in più mondi sonori esprimendo, comunque, una sorta di marchio di fabbrica fatto di tonalità che entrano nell’immaginario dell’ascoltatore. Un brano semplice ma suggestivo che fa apparire suoni classici da primo novecento, alla ricerca di una sorta di classicità senza tempo.

L’album potrebbe essere terminato ma “l’astuzia” artistica di Liguori ci porta per mano nella classicità più profonda, stravolgendo l’aria del “Noi ci darem la mano” del Don Giovanni mozartiano. Ed è proprio con il brano Around Don Giovanni che Liguori ci accompagna nel labirinto delle sonorità dell’immenso artista salisburghese costruendo un castello di note immaginifiche e stranianti poste all’interno della classica aria che tutti ben conoscono. E dopo un classico “della classica” arriva il tempo di un classico del rock. È dedicata a Jimi Hendrix la fine dell’album ed una Hey Joe, dedicated to Jimi Hendrix, riconoscibilissima pur nella sua lettura jazz, è il sigillo più originale ed immortale per esaltare, con la musica, la grandezza dell’arte e dei grandi artisti. Categoria a cui Gaetano Liguori appartiene da sempre.

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In dettaglio

  • Produzione artistica: Gaetano Liguori
  • Anno: 2016
  • Durata: 54:00
  • Etichetta: Bull Records

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Gaetano Liguori: pianoforte solo