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Gerardo Pozzi

Sono una brava persona

Comincia bello tondo e ragionevole questo terzo lavoro di Gerardo Pozzi: arpeggio di chitarra, fisarmonichina, archi. Buon pezzo, certo, Quando è notte, ma ti viene da chiederti che fine abbia fatto il Gerardo Pozzi che hai imparato ad amare in Tigrecontrotigre e che, a ritroso, hai apprezzato anche in Sconosciuti e imperfetti, l’album di esordio del 2011. Dov’è quel gusto dell’obliquo, quel canto sgraziato, quel meraviglioso incedere bislacco? E soprattutto, che fine ha fatto il pianoforte? E il flauto? Tirateli fuori, maledetti!

Sei lì invischiato in queste perplessità che neanche il secondo brano dissipa, quando arriva  il terzo pezzo, La vita mi fa un po’ male, che attacca così: “Red Ronnie sta dormendo nella sua Pieve di Cento/ come Sai Baba sotto la terra che si mangiava” e ritrovi le sue fulminanti similitudini che sono scintille di senso estremo (un’altra poco dopo: “La vita mi fa un po’ male/ come la luna che ulula/ come una rettoscopia”), ritrovi quel modo jannacciano/ciampiano di scrivere e cantare, ritrovi il pianoforte. Insomma, ritrovi uno dei tuoi artisti preferiti, uno che vive come scrive e compone, cioè con sincerità e grazia.

E capisci a ritroso che è proprio nel dosare con sapienza quegli elementi che precedentemente erano elargiti a piene mani che sta la grandezza di Sono una brava persona, un album che si dipana saltellando tra canzone d’autore, musica popolare, echi morriconiani (nella stupenda Augh!), orchestrazioni da applausi. Insomma, tanto per saltare subito alle conclusioni e togliersi il dente, siamo di fronte a un disco che conferma nelle sue quindici tracce (pur con qualche episodica lungaggine), che abbiamo la fortuna di essere contemporanei di un artista di grandissimo livello, tanto da continuare ad essere stupiti di come il Premio Tenco se lo sia, almeno finora, così bellamente perso.

Eh sì, perché di gente come Gerardo Pozzi, uno che sa come mettere insieme senso civico (si veda la cruda e pietosa Stabat mater, testo e voce recitante di Natalino Balasso) e riflessioni esistenziali (quasi ontologiche in Caino vs Caino), romanticismo di altri tempi ed esplosioni giocose al limite del nonsense (che poi un senso ce l’hanno, se pensate che un verso come “grandi labbra sconosciute per me” chiude una canzone intitolata Se le nevi di cui vi invitiamo a selezionare le prime cinque lettere), di gente così, dicevamo, non ce n’è mica molta in giro. 

Gerardo Pozzi è infatti, oggi, tra i pochissimi (due mani bastano per contarli, col resto di due) che conoscono il segreto della grande arte di fondere la semantica di sillabe e note e farne volàno le une dell’altre, il che, poi, in poche parole, non è altro che quel meraviglioso calcinculo che rende grande una canzone.

Foto di Franco Bonato

 

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In dettaglio

  • Produzione artistica: Paolo Piovesan, Gerardo Pozzi
  • Anno: 2018
  • Durata: 48:00
  • Etichetta: Isola Tobia Label

Elenco delle tracce

01. Quando è notte
02. Se le nevi
03. La vita mi fa in po’ male
04. Augh!
05. Quando canto
06. Faccio il bravo
07. Un’idea di galera
08. Caino vs Caino
09. At Deus
10. Pirlata dei Caraibi
11. Ta’ set u’ bambo
12. Noi 4 artistucoli
13. Stabat Mater
14. Reflex
15. Esperanto

Brani migliori

  1. Caino vs Caino
  2. La vita mi fa un po’ male
  3. Augh

Musicisti

Gerardo Pozzi: voce, pianoforte, batteria, percussioni, sax tenore in “Stabat Mater”  -  Enrico de Luca: chitarre  -  Angelo Lovat: violino  -  Sergio Marchesini: fisarmonica  -  Alberto Petterle: violoncello  -  Filippo Tantino: contrabbasso  -  Beatrice Zaia: arpa  -  Mauro De Ros: chitarra in: “Ta sèt ù bàmbo”  -  Natalino Balasso: voce recitante in “Stabat Mater”