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Altare Thotemico

Selfie, ergo sum

Non è mai abbastanza la stima che dovrebbe essere riservata ad artisti che non ammiccano alle mode e non seguono i flussi vacui del gregge. Personaggi come il musicista, poeta, pittore e scrittore Gianni Venturi che fa dell’onestà intellettuale un mai ostentato fiore all’occhiello che gli viene comunque riconosciuto da intenditori pensanti. E sono proprio questi gli “obiettivi” ai quali Gianni desidera arrivare, non solo con il percorso solista, ma anche riaccendendo il motore del progetto Altare Thotemico, in stand-by dai tempi di “Sogno errando” (2013). E visto che si ispira al pensiero di Goethe  nel “costruire il futuro con elementi del passato”, mantiene intatta la granitica coerenza di rinnovarsi ogni volta che si ripresenta senza rischiare di rimetterci mai la faccia. In più, stavolta, allestisce una giovane line-up inedita che sa interpretare al meglio ogni sfumatura ideativa del loro “leader” con tecnica avvincente, per apparecchiare il gustoso desco con le nove portate di Sefie, ergo sum, guarnite di psyco-rock, tribal-prog e sacche di sperimentazione.

Al via arriva con voce spaziale Non in mio nome,  per passare poi la mano a quella terrena che inasprisce il tessuto invettivo dello spoken-word. Game over e Terra Madre sono invece atti di rabbioso rock con sezioni altamente corrosive, nelle quali l’intreccio vocale con Marika Pontegavelli stempera, a tratti,  la tensione emotiva mantenendo, però, netta aulicità. Invece, tra prog ed hard ‘70’s, viene modellata l’interessante Schopenauer, dando un tocco d’eterea estraneazione, mentre Ologramma si veste di acidità poetica con il guitar-work di Agostino Raimo, che si fonde con l’irrequieto sax di Emiliano Vernizzi per esaltare fulmini abrasivi.

Come si può contrariare la poetica arcigna di Gianni se mette alla berlina artefici di guerra, distruttori del pianeta, il vuoto assoluto di selfie e nefandezze? Quindi, avanti tutta con il carnale tribalismo della Luce bianca, il cui ardire testuale non tentenna nemmeno al cospetto della titletrack, con un Bianco orso che scalpita di palesarsi per mettere in mostra altri aspetti di jazz-rock surreali e litanici. Chiude la soffusa anima di Poesia crepuscolare, incorniciata con garbo pianistico in simbiosi notturna.

Questi sono gli Altare Thotemico: prendere o lasciare. Al di là dei gusti di ognuno, riteniamo che a Venturi e soci vada attribuito un plauso incondizionato per l’ardimento creativo, privilegiando una matrice stilistica ri-disegnata in ogni nuova occasione, annettendo tematiche di forte richiamo sociale e mondiale e ben venga, quindi, la loro ideologia del “politicamente scorretto”: almeno qui avremo la certezza che non girano mezze verità o mezze misure, poiché l’interlocutore è uno che sprizza fiducia e sul quale possiamo mettere la mano sul fuoco, senza rischiare di consegnare alla storia altri Muzio Scevola.

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In dettaglio

  • Anno: 2020
  • Durata: 54:15
  • Etichetta: New Model Label

Elenco delle tracce

01. Non in mio nome
02. Game over
03. Schopenauer
04. Madre terra
05. Ologramma
06. Luce bianca
07. Selfie, ergo sum
08. Bianco orso
09. Poesia crepuscolare

Brani migliori

  1. Poesia crepuscolare
  2. Ologramma

Musicisti

Gianni Venturi: voce, testi - Marika Pontegavelli: piano, synth, voci - Agostino Raimo: chitarre - Giorgio Santisi: basso - Filippo Lambertucci: batteria, percussioni - Emiliano Vernizzi: sax
Special Guests: Matteo Pontegavelli: tromba - Gigi Cavalli Cocchi: grafica