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Yamael

Running Barefoot

Running Barefoot, ovvero “correre a piedi nudi” è il manifesto perfetto per l'esordio discografico delle Yamael. A partire dall'Estate 2020, le buskers venticinquenni Aria ed Erica portano per le strade torinesi una elegante mistura di inediti in chiave folk, cantati in lingua inglese, e incentrati su temi quali libertà, natura ed empatia fra esseri umani. Nel giro di pochi mesi arriva la decisione di entrare in studio per registrare quei brani nella maniera più trasparente e diretta possibile.

Affiancate dell'altrettanto giovane ma esperto producer Ari Stead, le due cantautrici affrontano i microfoni con spontaneità e trasporto, creando un'esperienza di ascolto fluida e immersiva: dieci canzoni caratterizzate da un'oscillazione continua fra calma e urgenza, fra euforia e malinconia, ma che alla fine riescono ad infondere nell'ascoltatore un innato senso di pace. L'obiettivo è quello di riprodurre su nastro (o su computer, in questo caso) una proto-tipica esibizione dal vivo delle Yamael, non troppo diversa da quella che uno spettatore casuale potrebbe scorgere intravedendole in una piazza di Torino.

Il proposito è ben mantenuto, infatti l'album si regge esclusivamente sull'equilibrio fra chitarre acustiche, cajon, mandolino, poche percussioni e due splendide voci armonizzate ma questo va aggiunto che la semplicità degli incastri non nasconde un lavoro molto raffinato, volto a valorizzare tanti piccoli dettagli che altrimenti non sarebbero totalmente focalizzati. I guizzi vocali prolungati dall'eco in Trees e Open Those Windows, il vapore sonoro che fuoriesce dalla chitarra di Like An Animal, la battaglia vocale alla fine di Dodo's Flight e lo sfondo di pioggia (giustamente) nella carezzevole chiusura Song for The Rain ne sono giusto un esempio. Per quanto l'ascolto possa suggerire un'attinenza con Simon & Garfunkel, a mio parere “Running Barefoot” potrebbe rimandare a situazioni altrettandoaffascinanti: è come se Amy McDonald avesse deciso di lavorare con Jade Bird, ma con un tocco di mistero attribuibile forse a Feist o persino al Thom Yorke più “acusticabile”. Vi è inoltre una visione della natura fanciullesca e incantevole, non dissimile da quella proposta nelle composizioni di Lucio Corsi, come nella minacciosa Wolf, They Say, la nostalgica Iced-Land, Iceland o la meditativa What the Wind Says.Nel complesso, l'ambiente suggerito è sicuramente molto intimo. Talvolta pare di averle a pochi passi, nella quiete di una zona boschiva nord-europea (o, vista la provenienza torinese del duo, nel Parco del Valentino). Altre volte ancora si ha l'impressione di vederle sul palco di un caldo e accogliente Jazz Club, immerse nel silenzio riverenziale degli spettatori. Per quanto sia quest'ultima la situazione live che l'album stesso sembra proporre, il sospetto è che potrebbero bastare pochi interventi di arricchimento strutturale per permettere alle due cantautrici di dominare palchi di più imponenti venues. In chiusura, complimenti alle Yamael: “Running Barefoot” è un ottimo punto di partenza!

 

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In dettaglio

  • Produzione artistica: Ari Stead (Aristide Quarta)
  • Anno: 2020
  • Durata: 31:16
  • Etichetta: Autoprodotto

Elenco delle tracce

01. Trees
02. Wolf, They Say
03. Combinations
04. Like An Animal
05. What The Wind Says
06. Iced – Land, Iceland
07. Elf
08. Open Those Windows
09. Dodo's Flight
10. Song For The Rain

Brani migliori

  1. Wolf, They Say
  2. Iced – Land, Iceland
  3. Dodo's Flight

Musicisti

Aria Bersano (voce principale, chitarra ritmica)  -  Erica Titotto (chitarra solista, seconda voce, percussioni, mandolino)