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Monica P.

Rosso che non vedi

I colori sono parte integrante della nostra vita e tutto attorno a noi è pieno di colori. Spesso però succede che li diamo per scontati, perché siamo abituati a vederli ovunque, e quindi “tutto è filtrato dai miei occhi incompetenti e il risultato è che non riesco più a vedere niente”. Devo essere così, da cui è tratto questo verso, è la seconda traccia dell’album che stiamo ascoltando, Rosso che non vedi della cantautrice torinese Monica P., un interessante lavoro che ci sollecita a riflettere proprio sulla nostra capacità e sul grado di percezione della realtà.

Il colore rosso è sinonimo di forte passionalità, di personalità importante e di fiducia in se stessi, ma è uno dei colori che indossiamo meno e che vediamo meno negli oggetti più comuni a nostra disposizione quotidianamente. Simbolo di emozioni vivaci, di energia, di eccitazione, di movimento, il rosso stimola l’energia mentale e fisica e per la medicina indiana rappresenta il primo chakra, simbolo di radicamento e di tutti gli aspetti più materiali della vita. Il rosso richiama attenzione, risveglia in maniera immediata i sensi, riporta la nostra mente al momento presente. È il colore del sangue, è metafora di amore e passione, ma anche di forza e violenza. Non puoi non vederlo, e se non lo vedi è perché non lo vuoi vedere: è amore rifiutato, è creatività negata, è dolore ignorato.

Rosso che non vedi è il terzo album di Monica Postiglione (in arte Monica P.) che con questo bel lavoro matura un percorso che dal folk rock del suo primo disco e il “cantautorato alternativo e psichedelico” del secondo ora muove verso il raggiungimento di una personalità musicale più decisa, con un’impronta forte e ben riconoscibile. È questo un album in cui convivono tuttavia anime diverse fra loro, sintomo di un carattere sfaccettato che si esprime in dieci tracce tra forti accenni rock, sonorità pop e sprazzi di canzone melodica di qualità. A tratti il confronto con il pop rock della Bertè degli anni d’oro è inevitabile, ma questo non è una nota di demerito, tutt’altro. Monica P. lo sa, e infatti in una nota dichiara quasi scherzosamente: «La mia passione per l’alternative rock e per le sonorità dark di fine anni ’70 unita alla mia attenzione ai cantautori italiani mi ha creato una crisi di identità. Adesso sembro quasi “una cantante per bene”. Un po’ come se Loredana Berté cantasse “Sono una signora”».

Monica ha una bella voce piena e a tratti graffiante su testi ben costruiti, fatti di parole pesate, pause calibrate e accattivanti. Vi sono brani che forse più di altri catturano l’attenzione e arrivano diretti al cuore, lasciandosi facilmente ricordare. Come ad esempio Corpi fragili, il brano electro-pop che apre il disco ed esprime un continuo alternarsi imprevedibile fra sensazioni forti e immagini dolci (bene rappresentato dal video che ha accompagnato l’uscita dell’album https://youtu.be/KMltXq8JKNs ). E ancora, Calma apparente, con i suoi neppur tanto velati richiami a Paola Turci, sia nell’uso della voce che nelle parole (citazioni volute, crediamo, fin dal titolo), Tuttofare, brano più ritmato, ironico e malinconico insieme, con i suoi interessanti giochi di parole “alla Daniele Silvestri” e Rivoluzione, caratterizzata da sonorità quasi punk e chitarre distorte, sono fra gli episodi migliori dell’album.

In tutti i brani c’è una forte valenza autobiografica, o almeno così appare. Attraverso le sue canzoni Monica sembra invitarci ad una conoscenza più approfondita e reciproca, e grazie a quale strumento potremmo arrivarci se non tramite la musica che lei stessa ci mette a disposizione? Allora, ascoltatore (uomo/donna, amica/amico, sconosciuto/sconosciuta) fermati, apri gli occhi, apri le mani e Prendimi (è il titolo del sesto brano dell’album), non lasciarmi scappare, impara a conoscermi e ad amarmi, incalza Monica. “Se sarai bravo a trattenermi ci accompagneremo per un po’. Il tempo passerà feroce sulla nostra pelle. Prendimi se puoi, viaggio veloce, sono sfuggente, non voglio perdere niente.” E, allo stesso modo, trascina piacevolmente con sé noi che l’ascoltiamo.

 
Immagini di Angelo Ieva

 

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In dettaglio

  • Produzione artistica: Don Antonio (Sacri Cuori)
  • Anno: 2017
  • Durata: 31:00
  • Etichetta: A Buzz Supreme

Elenco delle tracce

01. Corpi fragili
02. Devo essere così
03. Labbra rosse
04. Tutto il resto rende più denaro
05. Calma apparente
06. Prendimi
07. Tuttofare
08. Spazio vuoto
09. Rivoluzione
10. Stasera mi piace

Brani migliori

  1. Corpi fragili
  2. Calma apparente
  3. Tuttofare

Musicisti

Don Antonio (Antonio Gramentieri)  -  Denis Valentini  -  Diego Sapignoli  -  Francesco Valtieri  -  Silvia Valtieri  -  Roberto Villa  -  Monica P