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Enzo Gragnaniello

Rint’ ‘o posto sbagliato

Nella tradizione napoletana esiste una scia di musica suonata e consumata che non si interessa troppo delle tendenze commerciali, eppure riesce a essere sempre presente nella scena mainstream e underground allo stesso tempo. È la tradizione che si sviluppa soprattutto negli anni ’70 e poco ha a che fare con la musica melodica delle canzoncine partenopee, anzi piuttosto guarda al mondo, al jazz e al mediterraneo.

Non è un caso che uno dei pezzi migliori del nuovo album di Enzo Gragnaniello, Luntano, sia costruito su sonorità orientali, e soprattutto su scale arabe, con un andamento discendente che ricorda molto appunto le tipiche strutture di ciò che si può sentire nel siriano Sabah Fakhri, o ancor meglio in Farid Al-Atrash: sembra quasi di ascoltare in questo pezzo, così come in altri, lo stile tipico dell’oud, e a volte anche la sua timbrica. È invece la chitarra di Gragnaniello a effondere un mix culturale da cui non potrebbe sfuggire neanche volendo, immagazzinato da decenni di album, concerti ed esperimenti sonori di una carriera che non ha certo bisogno di elogi tanto è già consolidata.

Allora cosa dà di nuovo questo album Rint’ ‘o posto sbagliato? Secondo me c’è un’ossessione che pervade il disco, se volessimo calarci nei panni dello strutturalista che strizza l’occhio alla psicologia: un’ossessione per la dimensione spaziotemporale. C’è una costante e paranoica ricerca del luogo e del tempo esatto che si nota tra le righe di concetti filosofici tutto sommato ben consolidati. Intendo che di cose da dire e da recriminare al presente Gragnaniello ne ha tante, e basta ascoltare ‘O razzism oppure Scrivi una canzone per mia madre, che pur nel loro edulcorato didascalismo, offrono spunti di riflessione che il dialetto contribuisce a guardare da nuovi punti di vista: se si pensa al razzismo, il fatto di parlarne con una parlata che mostra un’appartenenza territoriale forte, porta a punti di vista filosofici nuovi, seppure molto semplici. Ma sotto questa patina di facilità, si nasconde l’ossessione che dicevo: cercare un posto e un tempo esatti perché ciò che si vorrebbe per il mondo funzioni finalmente. Già il titolo dell’album Rint’ ‘o posto sbagliato mostra questa ricerca esasperata di un posto giusto; ma lo splendido pezzo iniziale antibellico Rint’ ‘a ‘na guerra inscena appunto le conseguenze di trovarsi nel posto sbagliato, al momento sbagliato. E anche altri titoli, con le rispettive tematiche, mostrano il sotto-testo spaziale di una ricerca continua di posizioni giuste: la citata Luntano, seguita da So nat’ ‘cca. Ma anche le meno esplicite come Suonn’, in cui è ospite un’altra icona napoletana quale Beppe Barra, inizia con queste parole: “se trova rint’ ‘e suonn’ re criature/ a’ vera vita ‘ca mo se n’è gghiuta” (“si trova nel sonno dei bambini la vita vera ormai andata via”).

Ancor più interessante poi, per uno strutturalista quale mi piace essere, è l’ossessione del tempo: la durata delle 12 tracce è molto simile: va dalla più corta di 3’19’’, alla più lunga di 3’51’’ (durata esatta di due canzoni); ma ben 7 pezzi hanno un gap di durata da 3’44’’ a 3’51’’ (due sono da 3’45’’). Insomma per farla breve: sembra che Gragnaniello stia cercando in modo smanioso la forma temporale esatta ed eterna in cui inserire il luogo esatto di una filosofia semplice eppure molto profonda per la vita.

Foto di Riccardo Piccirillo

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In dettaglio

  • Produzione artistica: Enzo Gragnaniello
  • Anno: 2021
  • Durata: 42:49
  • Etichetta: Arealive / Believe

Elenco delle tracce

01. Rint’ ‘a ‘na guerra
02. Chest’ succer’
03. Luntano
04. So nat’ cca
05. Povero bene
06. ‘E sett’ journ’
07. ‘O razzism’
08. Pe tutt’ ‘e ‘vvote
09. Suonn’
10. Rint’ ‘o posto sbagliato
11. Scrivi una canzone per mia madre
12. Quant’ammore

Brani migliori

  1. Rint’ ‘a ‘na guerra
  2. Luntano
  3. Suonn’