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Bad Black Sheep

Non nel mio mare

Nell'infinita e probabilmente un po' sterile diatriba se esista una via italiana al rock, capita di imbattersi in giovani cresciuti a pane e riff che, incuranti dei teoremi, semplicemente, ci provano. Non importa il risultato finale: contano lo spirito, la mentalità, l'attitudine; averli significa in ogni caso, essere 'rock' e soprattutto credibili.

I Bad Black Sheep vengono da Vicenza e suonano insieme dall’inizio del 2006, decidendo da subito di non limitarsi alle sole cover, ma di provare a lasciare qualcosa di più di una interpretazione. Non nel mio mare è uscito lo scorso anno, due anni dopo 1991, album d'esordio che già lasciava intravedere un percorso, un'idea e soprattutto il loro talento. Questi ragazzi fanno parte di una generazione che, fermandosi al solo aspetto musicale, è stata privata di qualunque riferimento, che viene criticata se cerca un linguaggio musicale nuovo e viene attaccata se utilizza parametri di qualche anno prima. E la tensione e lo smarrimento che ne derivano si avvertono in modo palpabile in queste undici tracce.

Relazioni, sentimenti, prospettive, ma anche uno sguardo alla società e al mondo che ci circonda (del resto “viviamo in un mondo politico” canta Bob Dylan ed è inutile fingere il contrario). Argomenti importanti, che i nostri artisti affrontano con maturità ed energia, scrivendo testi non banali, al servizio di un suono aggressivo e fisico che affonda le sue radici nel rock anni 90, dichiarata fonte primaria di ispirazione. Si parla di futuro, seduti sulla banchina di una stazione ad aspettare l'ennesimo treno, oppure di amicizie finite o amori sbagliati.

Da te vorrei di più” cantano in Tenda d'acqua, frase che chiarisce il sentimento diffuso nella loro generazione, rivolto ad una persona amata, ma anche applicabile ad una società adulta che riesce solo a chiedere, senza dare l'idea di voler restituire qualcosa. Società che li mette davanti a situazioni difficili da decifrare, che i Bad Black Sheep provano a descrivere in Caporale e nella sua naturale risposta Prescrizione, che racconta di immigrazione, lavoro duro, lontananza da casa e  accoglienza (è il nostro o il loro paese? si chiede il protagonista tornando a casa dopo una giornata di lavoro nei campi). Prese di posizioni importanti soprattutto se paragonate all'atteggiamento superficiale ed egoista di chi pensa “se non ti vedo io non ti credo”.

La band riesce quindi a mettersi nei panni di chi arriva, ma dà voce anche a chi vorrebbe restare qui, senza essere costretto a scappare per costruirsi un futuro, come cantano in Esodo, vero manifesto generazionale, per quelli che sussurrando provano a raccontare quello che stanno cercando di costruire dove sembra sempre più difficile restare. Un disco intenso, che merita un ascolto attento.

 

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In dettaglio

  • Produzione artistica: laCantina Records
  • Anno: 2020
  • Durata: 35:00
  • Etichetta: laCantina Records

Elenco delle tracce

01. Venezia
02. Esodo
03. Il nostro più
04. Lì dentro
05. Tenda d’acqua
06. Caporale
07. Prescrizione
08. In itinere
09. Tutto sarà diverso
10. Ci aspettavamo
11. Ti nasconda

Brani migliori

  1. Esodo
  2. Tenda d'acqua
  3. Caporale

Musicisti

Filippo Altafini: basso e voce – Francesco Ceola: chitarra – Gregory Saccozza: batteria