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Zibba & Almalibre

Muoviti Svelto

Canzoni stringate, incalzanti ed evocative. Solide, compatte. Dieci, sparate una di fila all’altra in trentasei minuti (gli ultimi quattro abbondanti ospitano uno strumentale non annunciato, né invero particolarmente incidente sul totale). E’ – in risicatissima sintesi – il nuovo album di Zibba con gli immancabili Almalibre, il settimo della serie, come e – se possibile – più dei precedenti costruito sulla (ruotante attorno alla) voce di Sergio (Vallarino: così il Nostro al secolo), che ha onestamente pochi eguali nel panorama nazionale: una voce fonda e robusta quanto capace di innescare – con quel minimo di indolenza (anche impercettibilmente nasale) che si trova attorcigliata addosso – un pathos assolutamente particolare, fuori dagli schemi.

Attorno alla voce si muovono i testi, più immaginifici che descrittivi (per quanto un’indole narrativa non latiti del tutto). Testi che si fissano soprattutto per il clima che generano impastandosi con la ritmica sottostante, tendenzialmente quadrata, ben piantata, massiccia (anche se non mancano episodici quanto salutari insinuarsi di chitarre acustiche), e, appunto, per certe immagini precise, certe frasi che si conficcano nella corteccia mnemonica. Qualche esempio? “Le mogli inchiodano i musicisti lasciati al sole” (Muoviti svelto), oppure “E Roma è sempre Roma anche dal sedile di un taxi” (Ovunque), o “Mi innamoro ancora / Delle tue scarpe da mercato / Di avere scelto di noi / Qualunque cosa fosse peccato” (Che ore sono), o ancora “Piove di nuovo sopra la testa di chi si innamora delle puttane” (Il giorno dei santi), o infine “E ricordati che / Nulla dura davvero / Tranne una canzone” (Vengo da te).

Ecco, forse il titolo del disco sarebbe potuto essere proprio questo: Nulla dura davvero tranne una canzone. Una semplice frase, come quel E sottolineo se che aveva intitolato l’ultimo album di Zibba pre-Sanremo, dedicato a Giorgio Calabrese. Trattasi, del resto, di bazzecole: ciò che conta è che Muoviti svelto ha grande sostanza, e più di un buon motivo per farsi ricordare. Ha svariati ospiti, per esempio, la cui presenza – maliziosamente – sembra peraltro messa lì quasi per far risaltare ancor più il peso specifico della voce del padrone di casa; ha la non indifferente dote di coinvolgere, di arrivare, fin dal primo ascolto (magari persino con qualche lieve eccesso di immediatezza, tipo Il sorriso altrove o Vengo da te), di rendere efficaci, nell’economia globale, anche soluzioni ritmiche qua e là tagliate fin troppo con l’accetta. (nella foto di Nicolò Puppo un momento di un backstage)

Ha tanti pregi, insomma. Ed è più che probabile che il destino che da qui in avanti lo accompagnerà non farà che confermarcelo.

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In dettaglio

  • Produzione artistica: Zibba, Stefano Cecchi
  • Anno: 2015
  • Durata: 40:13
  • Etichetta: Warner

Elenco delle tracce

01.  Farsi male
02.  Muoviti svelto
03.  Ovunque
04.  Il sorriso altrove
05.  Che ore sono
06.  La medicina e il dolore
07.  Le distanze
08.  Santaclara
09.  Il giorno dei santi
10.  Vengo da te
11.  ghost track

Brani migliori

  1. Farsi male
  2. Muoviti svelto
  3. Che ore sono

Musicisti

Zibba: voce, chitarra  -  Stefano Riggi: sax, synth  -  Stefano Ronchi: chitarre, dobro  -  Stefano Cecchi: basso, programmatore  -  Andrea Balestrieri: batteria, voce recitante in 03  -  Caldero: percussioni, batteria  -  Niccolò Fabi: voce in 01  -  Marco Ferrando: tastiere in 03  -  Patrick Benifei: voce in 06  -  Bunna: voce in 07  -  Omar Pedrini: voce in 09  -  Leo Pari: voce in 10