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Massimo Donno

Lontano

L'immagine potrebbe essere quella di essere in una stanza chiusa; le luci soffuse; banditi radio, tv e internet. Oppure - meglio ancora - sdraiati su un prato, in pieno contatto con la natura. Con pochi amici fidati, oppure una compagna (o un compagno). Oppure da soli. Quello che ci canta Massimo Donno in questo bellissimo suo quarto lavoro, Lontano, è il ritorno all'essenzialità della vita. Una sorta di riscoperta di se stessi e della natura. Detta così, mi rendo conto, il tutto potrebbe apparire un poco new age in salsa naturalista.
Ma non lo è.

Donno, consapevolmente o meno, ci regala un grande disco di rinascita, dopo più di due anni di deliri, paure, malattia e morte. Si avverte in ogni taccia l’esigenza di riscoprirla davvero questa vita essenziale. Di entrare nuovamente in contatto col corpo - quel corpo che tanto ci ha fatto paura -, il proprio o quello della persona che ci sta vicino. Lontano si muove per epifanie (“Mi scoppia spavaldo un tramonto di autunno”) e di anti-epifanie (“Ma mi accorgo che è il primo di giugno” a chiudere il dittico in Ormai). Per cui il titolo rimanda proprio a quel momento in cui non si è in armonia col Tutto (Ungaretti avrebbe poetato: Il mio supplizio/ È quando/ Non mi credo/ In armonia”). Lontano, quindi, è quando si è appunto lontani da tutto ciò che è essenziale, che non è superfluo, da ciò che ci porta verso il senso vero e ultimo della nostra esistenza: “Lontano da quello che mi serve e che vale di più”.

 

Di contro, come detto, il senso appare invece quando la vita ci restituisce, tramite piccole cose quotidiane, il suo significato. E penso allo splendido trittico Andiamo a dormire (“Vorrei una tavola imbandita, solo di vino e vanità/ con poche sedie e poca luce, senza orologi e senza età”), Liberi (“Liberi dal male, liberi da soli, liberi”) e Ci salveranno le stelle (“Ci salveranno le stelle/ ci salveranno gli odori/ ci salveranno le onde di queste emozioni circolari”). L’essenziale passa inesorabilmente anche nella riscoperta della propria - e dell’altrui - nudità (Corpi nudi con l’intervento di Mariella Nava, che cura anche l’introduzione al libretto). Dell’amore. E, in particolare, della natura. Moltissimi, da questo punto di vista sono proprio i riferimenti a elementi naturalistici e paesaggistici. Natura e paesaggio, poi, che richiamano al senso di appartenenza di chi vive quei luoghi, in un  tempo che scorre inesorabilmente o troppo veloce o troppo lento.

Ma chi pensasse a un disco prettamente personale credo che sbaglierebbe, perché non mancano qua e là chiari riferimenti sociali come in Ormai dove il verso “Versare le lacrime al banco dei pegni, esplorare le stelle, implorare un padrone” sembra rimandare ad antichi (?) sfruttamenti e lotte di classe. Se ho accennato all’inizio a luci soffuse è perché il disco ci regala tredici canzoni dal suono ovattato. Quasi in acustico. Intendiamoci, non che manchi una grande ricchezza di strumenti (se ne contano ben venti). Ma tutti appunto tendono a creare alla fine un impasto sonoro avvolgente e suadente. Questo anche grazie agli ottimi interventi dei musicisti coinvolti (su tutti Daniele Sepe ai fiati, Gabriele Mirabelli al clarinetto, Musica Nuda (ovviamente Petra Magoni e Ferruccio Spinetti) alla voce e al contrabbasso. Musicalmente Donno si muove tra ballate popolari e ritmi più vicini alla bossa nova. Sempre con grande classe.

 

Ottimi anche i testi che tendono a prediligere una sorta di nominalità, tra frasi apodittiche (“L’amore risponde al perdono, è il saggio che tace”), metafore ardite (“La terra è il chiodo a cui si appende l'esistenza / la chiave senza porta alla pazienza”) al limite della metonimia (“Ho bevuto la mia faccia, mi specchiavo nel bicchiere”), anafore (“Cadere in un quadro, cadere in un letto/ cadere dove l’opinione è già chiamato fatto”) e arcaismi (“Che nudi l’amor ci trovò”). Un disco, insomma, che conferma l’evoluzione e la maturità artistica del cantautore salentino. Lontano - e sta volta sia detto in senso positivo - dalla futilità musicale di tanta, troppa musica che ci gira attorno.

foto di Giuseppe Rutigliano

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In dettaglio

  • Produzione artistica: Massimo Donno 
  • Anno: 2022
  • Durata: 47:53
  • Etichetta: Squilibri Editore

Elenco delle tracce

01. Intro

02. Lettere dal divano

03. Ormai

04. Lontano

05. Andiamo a dormire

06. Liberi

07. Ci salveranno le stelle

08. L'attesa

09. Corpi nudi

10. Vieni con me

11. Undici

12. Narici

13. Dolcepelle

Brani migliori

  1. Lontano
  2. Andiamo a dormire
  3. Ci salveranno le stelle