Nascono nel 2000 i The Vad Vuc, gruppo di musicisti ticinesi, famosi in patria e capaci di vendere migliaia di copie dei loro album, coacervo di un folk-rock in salsa svizzera che mutua le sonorità del rock insieme alle emozioni della musica più popolare e legata, anche nel dialetto, al territorio di riferimento. Ed il loro nuovo lavoro, “La parata dei secondi”, è la migliore continuazione di un percorso incominciato ormai dieci anni fa, che ha fatto crescere questa band sia dal punto di vista artistico che dal punto di vista della popolarità.I suoni morbidi si innestano su una tradizione di alchimie musicali, semplici ma dirette. E anche quando il cantato è in dialetto o in francese, l'effetto, è di buon impatto emotivo, anche grazie all'uso sapiente del violino che ammorbidisce ogni asperità. Un valzer pieno di letizia è, invece, La grazia in un fiore che si avvale della voce sempre suggestiva di Marino Severini, oltre a un suono bandistico pieno di nostalgia. Intensa è anche la rilettura di una poesia di W. B. Yeats, An Irish man foresees his death, che diventa, letteralmente, Un aviatore irlandese prevede la sua morte, con un cantato in dialetto ticinese e la musica che si abbevera alla tradizione del cantori d'Irlanda. Un brano davvero pieno di suggestione e con mille sfumature al pensiero della grandezza e visionarietà del poeta irlandese, valorizzate da una band capace di mantenere l'integrità dell'intensione poetica di Yeats.Il finale di Quasi veèll da barch è sostenuto dai musicisti degli Yo Yo Mundi, che con fisarmonica, harp synth, glockenspiel e potenza sonora, riescono a trasferire, in una brano di “1:30” la voglia, il desiderio di riprendere l'ascolto dal primo brano, per assaporarne ancora di più il rispetto per la tradizione così come il desiderio di trascenderla.    

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