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La Rappresentante di Lista

Go Go Diva

Siamo sommersi da musica che non scegliamo di ascoltare. In metro, perchè c'è ancora qualcuno che non ha imparato l'uso delle cuffie, al supermercato, perchè il marketing esperienziale dice che se ascoltiamo musica siamo più propensi all'acquisto, nelle stazioni nell'attesa di un treno, in ufficio dal computer del collega, sui mezzi pubblici, per strada, nei centri commerciali. Ogni giorno, messo il piede fuori di casa, siamo costretti ad ascoltare qualcosa che non abbiamo scelto, e che spesso non ci piace. Tra le tante violenze della vita quotidiana e cittadina, nella mia personalissima classifica, questa si aggiudica sicuramente il podio. Con una frequenza per ognuno differente, invece poi accade che si possa scegliere volontariamente di ascoltare un disco nuovo. Perchè te ne ha parlato un amico, perchè il locale che di solito frequenti ha passato una loro canzone, perchè comincia a girare la voce tra le persone che conosci che l'artista in questione ha davvero qualcosa da raccontare o magari perchè un altro artista che stimi ha fatto il loro nome. L'ultimo caso è il mio, e dà la risposta al perchè mi avvicinai a La Rappresentante di Lista un anno e mezzo fa circa. Colpa (merito) di Giorgio Canali. E io mi fido ciecamente di Giorgio Canali (toccherà mica ricordare che è suo il merito se abbiamo Vasco Brondi?).

La Rappresentante di Lista sono una band tra la Sicilia e la Toscana (ampliatasi dal duo iniziale composto da Veronica Lucchesi e Dario Mangiaracina), con dentro gli echi dei passi sul palcoscenico di un teatro e fuori la scrittura di una moderna canzone d’autore, dentro ancora l’elettronica di sintetizzatori e fuori una voce che ammalia, fa respirare a pieni polmoni, stride in testa, digrigna i denti, e lo fa tutto insieme. Distrugge, lacera, apre, e poi ricuce.  

Un aspetto è certamente preponderante in questo Go Go Diva (Woodworm, 2018), tanto da diventarne tratto distintivo: c’è una femminilità nelle sue tracce che non c’è quasi mai altrove. Non c’è perché volutamente nascosta agli occhi di tutti dietro il velo patinato di una donna rassicurante e accogliente, nel suo ruolo politicamente corretto di stereotipo che ingabbia, e mente. In questi undici brani siamo fortunatamente sulla riva opposta, e le femminilità sono molteplici, plurali, senza confini di genere, disturbano e non rassicurano, accolgono con l’amore della disperazione e allontanano con la stessa decisione, nulla c’è di prestabilito nel femminile di Go Go Diva, nulla di incasellato, categorizzato, e l’amore è quello straziante e appassionato, corporeo. Questo corpo (primo singolo di presentazione dell’album, qui il video) è infatti simbolo e fulcro centrale di questo disco. «L’immagine corporea è l’immagine che abbiamo nella nostra mente del nostro corpo e i sentimenti che proviamo rispetto alle singole parti del nostro corpo» (P. Slade, 1988); l’immagine corporea è cioè qualcosa di complesso, di non riducibile alla banale visione di noi che ci restituisce lo specchio ma è amalgama variabile e perciò plasmabile, in cui si mescolano la nostra percezione (come ci visualizziamo nella mente), l’attitudine (quello che di noi conosciamo) e il comportamento (come siamo nel mondo, le azioni esterne che compiamo). Nella definizione di Slade, come nella canzone de LRDL, non è tanto la prima parte della definizione, l’immagine, ad avere rilevanza ma sono i sentimenti che il corpo ci suscita e fa nascere, «queste gambe sole non si muovono bene, queste braccia non mantengono», sono le emozioni-sensazioni che proviamo in relazione a quella determinata parte del corpo, «e la mia lingua si muove da sola e canto»: cosa ci racconta quel pezzo di noi, cosa accade quando ci fa male, come ci dà piacere, come leniamo la sua sofferenza.

Il corpo quindi come un campo di battaglia, il nostro personale, che lotta, che mostra tutte le ferite, che non si tira indietro; come uno spazio vivo, pulsante di battiti e sangue, diario di memorie scritto con una penna indelebile, dove nulla si può cancellare ma neanche lo vogliamo, amato e odiato con la stessa irrefrenabile potenza, accarezzato e colpito, malamente ignorato o teneramente accolto.  

Go Go Diva è senza possibilità di smentita uno dei migliori album del 2018. Questo corpo è solo il diamante incastonato in un quadro che mescola ombra e luce con sapienza, che come qualunque opera d'arte invita a perdersi senza preoccuparsi di come sarà la strada del ritorno, impulsi differenti ma con la stessa identità: Woow, Maledetta tenerezza e Giovane femmina tra i brani certamente più riusciti. Undici canzoni di musica liquida, liquida come la società, come la sessualità, dove la definizione di genere, pop-elettronico o canzone d’autore contemporanea che sia, non ha davvero senso; stracolmo di vita e di emozioni-sensazioni evocate nei piccoli dettagli. Canzoni come spazi aperti, non infiniti ma dai confini mutevoli, da riempire ognuno con il proprio personale vissuto.

 

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In dettaglio

  • Produzione artistica: Fabio Gargiulo
  • Anno: 2018
  • Etichetta: Woodworm

Elenco delle tracce

01. Questo corpo 02. Ti Amo (nanana) 03. Maledetta tenerezza 04. Alibi 05. Giovane femmina 06. Guarda come sono diventata 07. The Bomba 08. Panico 09. Poveri noi 10. Gloria 11. Woow  

Brani migliori

  1. Questo corpo
  2. Woow
  3. Giovane femmina

Musicisti

Veronica Lucchesi: voce e cori  -  Dario Mangiaracina: chitarre, synth, piano farfisa, basso e voce  -  Roberto Calabrese: batteria e pianoforte  -  Roberto Cammarata: programmazione e chitarre add  -  Gabriele Cannarozzo: basso elettrico  -  Marta Cannuscio: percussioni e cori  -  Angelo Di Mino add synth  -  Fabio Gargiulo: add synth, Valhalla DSP, Roland RE-201  -  Erika Lucchesi: sax e cori  -  Enrico Lupi: tromba, rhodes piano e cori  -  Massimo Sciannamea: programmazione, editing, add synth.