Martyr Lucifer
Alzi la mano chi era convinto che il gothic potesse ancora dischiudere perle compositive di gran fascino e riaffermare la propria voce con spiccata internazionalità di cui gode il terzo album dei Martyr Lucifer dal titolo Gazing at the flocks, il cui leader è l'omonimo nome del combo. Sinceramente si dubitava un po’ ma siamo ben lieti che tale dubbio si sia dissolto velocemente, senza mai sospettare che le prime tracce Veins of sand Part.1 e Part.2 fossero messe li tanto per destare iniziale stupore ed incoraggiare l'ascoltatore a proseguire senza remore ed invece, con rituali chitarristici da Cure, innestati con imbronciate stille vocali, eludono sospetti di sorta con mestiere ed indole virtuosa. Bloodwaters è un drumming-show riservato ai tamburi di Fox, sostenendo una ritmica nervosa ed impellente, in cui entra in scena la bass/vocalist Leit , necessaria dolce entità in tanti oscuri scenari, nei quali si dà la caccia (nei 12 brani) a fantomatici animali, con sentimenti equipollenti all'umano, nascosti in una sorta di codice zoologico.
Invece, Leda and the swan (divisa in due parti) riserva un'evidente duttilità stilistica: synth-pop prima e tratta strumentale dopo, guarnita di meravigliosi passaggi di chitarra stellare. Di tutt'altra pasta è Somebody super like you che, tra goth ed hard-rock, gode di un corposo arrangiamento che strega persino l'orecchio più snob. Tanti sono i richiami di caratura presenti nell'album (uscito anche in versione 2 cd in limited edition), dai Cult ai Christian Death, con transiti anche verso Joy Division ed Editors, il che rende vano qualsiasi dubbio sulla validità progettuale. Formidabili anche quando calano la marcia con l'eleganza di Benighted & Begotten e Spiderqueen con strali eterei di Leit che ne aumentano la suggestione, fino a dissolversi come un incanto ammaliante. Poi le cose cambiano con il trasformismo di Flocks, evidenziando la smisurata tecnica dei Martyr Lucifer di passare da deflagrazioni ad acque chete con "nonchalance" e di magnetizzarci con ipnotismi tenebrosi e rituali esoterici. Sfiorano anche terreni prog con gli arpeggi mantrici della closing-track Halkyone's Legacy, aka The song of empty Heavens, in cui la vocalità di Leit s'inerpica su apici spirituali, ritualizzando il tutto con tanto di decadenti rintocchi di campana a sigillare l'opera.
D'altra parte, con una formazione cosi estrosa e compatta, (con l'aggiunta dell'ex Paradise Lost Adrian Erlandsson e dell'ungherese Naagarum) i Martyr Lucifer ostentano un prodigioso stato di grazia, candidando Gazing at the flocks a scatenare "rumors" internazionali. Non è, il nostro, un vaticino o una profezia che dir si voglia: succederà e basta.
01. Veins of sand Pt. 1
02. Veins of sand Pt.2
03. Bloodwaters
04. Feeders, aka Heterotrophy/Saprotrophy
05. Leda and the swan Pt.1
06. Leda and the swan Pt.2
07. Wolf of the Gods
08. Somebody Super like you
09. Benighted & Begotten
10. Spiderqueen
11. Flocks
12. Halkyone's Legacy, aka The song of empty heaven
Martyr Lucifer: vocals, synth programming - Alexios: guitars, backing vocals - Fox: drums - Leit: bass, vocals