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Salvario

Duemilacanzonette

Inizia con un saluto di commiato, una “mail d’addio” a un Caro amico (che è proprio il titolo della prima traccia, malinconica e leggermente spiazzante) l’album d’esordio di Salvario; praticamente un album che inizia al contrario, e ci vuole un bel coraggio! Strano modo infatti per affacciarsi al mercato discografico questo del cantautore tarantino che all’anagrafe è Salvatore Piccione, ma la prima impressione di disincanto inaspettato si scioglie presto in una più che positiva sensazione di consapevolezza e di speranza (“dimmi soltanto che non avrai paura mai/ che non avrò paura mai”) e che si coglie nitidamente a poco a poco ascoltando le altre tracce di quest’album, fra le righe dei suoi testi. Come non lo era quell’incipit ben più noto che viene subito in mente, “caro amico ti scrivo così mi distraggo un po’”, questo in realtà non è proprio un addio, è piuttosto un inizio, una svolta, una partenza verso nuove esperienze (lavorative e non) e quest’album rappresenta una di esse, un’esperienza di viaggio ideale, la cui meta ci è ancora in parte sconosciuta. Comunque è un bel punto di partenza, diciamolo subito.

Salvario, con due brani tratti da quest’album, Canzonetta da bar e Una parte di me è approdato alla finale de L’Artista che non c’era edizione 2017 rivelando le sue interessanti doti di songwriter e facendosi notare anche per la bella voce, piena ed espressiva (qui a fianco durante la sua esibizione in finale al CPM di Milano). Un anno speciale questo per Salvario, che arriva in finale anche al Premio Bertoli e vince il contest di Radio Capital (Capitalent). Un artista da tenere sicuramente d’occhio. È evidente fin dallo pseudonimo scelto (originario di Taranto l’artista vive ora nel quartiere di San Salvario a Torino, dal quale ha preso il nome d’arte) il forte legame affettivo con la città che l’ha adottato nel 2013, che è la città dei suoi musicisti, da cui Salvario è ripartito dopo la lunga “gavetta” musicale nella sua terra d’origine. Nell’album e nel tour dal vivo che lo ha presentato in giro per l’Italia suonano: Francesco Drovandi alle chitarre elettriche, Ermanno Capirone al basso e percussioni, Andrea Ghiotti alla batteria e Ale Bavo (che è anche il produttore del disco ed è una sorta di “garanzia” avendo lavorato con Subsonica, Levante, Virginiana Miller ed altri) al synth, armonium e pianoforte, mentre Salvario è alle chitarre acustiche, oltre che ovviamente al canto.

L’album si compone di nove brani inediti (chiamarli “canzonette” è quantomeno riduttivo ma, siamo certi, l’intento dell’autore forse è un po’ provocatorio), scritti dallo stesso Piccione tra il 2015 e il 2016 e arrangiati insieme alla sua band torinese, mentre nel brano Dinosauri, storia scarna e feroce di un addio, intervengono i Nadàr Solo, con i quali il cantautore ha scritto e prodotto il suo primo EP omonimo, Salvario, pubblicato nel 2015. Ma tornando a Duemicanzonette,  si tratta di un disco curato e 'contemporaneo' (usare la parola "moderno" porta con se il rischio di essere fraintesi), che arriva diretto, anche dove il suono rock si addolcisce di atmosfere acustiche. Così, tra rock e folk c’è spazio anche per il raffinato pop del brano Una parte di me, decisamente orecchiabile, e per i sentimenti, come nella delicata e sensuale Lady T. : “Credimi, io non so cosa aggiungere di più/ riconosco nei sospiri ogni frase che non dirai/ e ho trovato la ragione che non avrei ammesso mai/ L’universo ora ha un senso in un angolo di te”. Un’altra pagina intensa è rappresentata da Pubblicità, quasi una chiacchierata fra amici fraterni, sincera e confidenziale come la voce del cantautore che quasi si “appoggia” alla melodia di chitarra: “…qui tutto gira sempre troppo in fretta/ Sai, la felicità è solo pubblicità/ Sì, la felicità è solo pubblicità. / Com’è che tutto passa e non passi tu?”. Un inno all’amicizia profonda e duratura. Se la già citata Canzonetta da bar (vedi il video) è un pezzo ironicamente malinconico, ricco di riferimenti a personaggi di altre canzoni come ad esempio il Nino di De Gregori, il Mario di Ligabue e la Gianna di Gaetano, o ancora ai fiori di De André che nascono dal letame (e non dai diamanti, ricordiamocelo sempre) e agli attuali talent show, l’impronta rock è evidente nel brano Duri come un muro, che si sviluppa un po’ a sorpresa sui toni più aggressivi e appunto duri anche nel linguaggio. La chiusura dell’album arriva invece in maniera più morbida con il brano Deja vu, canzone piacevole che sfuma nel finale con gentilezza lasciando una bella sensazione di continuità di un viaggio da poco intrapreso (anche se in realtà la gavetta sui palchi è stata già piuttosto lunga per Salvario) con idee chiare e, appunto, un buon bagaglio sulle spalle.

Foto di Giuseppe Campanale

 

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In dettaglio

  • Produzione artistica: Ale Bavo
  • Anno: 2017
  • Durata: 37:00
  • Etichetta: Beta Produzioni

Elenco delle tracce

01. Caro amico
02. Una parte di me
03. Dinosauri
04. Canzonetta da bar
05. Duri come un muro
06. Lady T
07. Lasciami così
08. Pubblicità
09. Deja vu

Brani migliori

  1. Dinosauri
  2. Canzonetta da bar
  3. Lady T

Musicisti

Salvatore Piccione: voci, chitarre acustiche  -  Francesco Drovandi: chitarre elettriche  -  Ermanno Capirone: basso, percussioni  -  Andrea Ghiotti: batteria  -  Ale Bavo: synth, harmonium, pianoforte
Ospiti i Nadàr Solo in Dinosauri