Margherita Zanin
Benvenuti nelle stanze di Margherita Zanin. Il suo secondo album (fin dal titolo) è un invito ad entrare nelle stanze che compongono il suo habitat umano ed artistico, ma a differenza di quanto si potrebbe pensare, non è una casa, no, è un'astronave.
Margherita atterra come una aliena, tra lustrini, capelli rosa, cappelli a tese larghe e i suoi occhioni spalancati e azzurrissimi. Ad aprirci la porta e a condurci sull'astronave Zanin, nomi di tutto rispetto della musica italiana di oggi e di un ieri importante: Appino (The Zen Circus), Pierpaolo Capovilla, Mauro Ermanno Giovanardi, Cristiano Godano (Marlene Kuntz), Lodo Guenzi (Lo Stato Sociale), Morgan, Motta, Omar Pedrini, Riccardo Sinigallia, Davide Toffolo (Tre Allegri Ragazzi Morti); ognuno di loro ci introduce in un brano con una frase, un incipit, un suggerimento, quasi a metterci in guardia, invitandoci all'ascolto, all'attenzione, alla delicatezza dei movimenti, per non rompere l'equilibrio che questo album porta con sé. Un equilibrio figlio di ricerca e passione, di attenzione alle nuove sonorità, come l'hip hop e il new soul, ma anche di rispetto verso la tradizione della musica italiana e soprattutto di grande attenzione ai testi, personali, intimi, mai banali; le parole di Margherita illuminano le stanze e ci mostrano dettagli da osservare con curiosità.
Dopo l'omonimo esordio Zanin, con arrangiamenti che richiamavano le grandi voci femminili degli anni 60, l'artista savonese indossa ora vestiti più comodi e tagliati apposta per lei, grazie anche alla collaborazione nata con Lele Battista, produttore artistico che ha colto appieno le potenzialità della giovane artista ligure. Prima parlavamo dei testi e vale la pena segnalare che la voce di Margherita trasferisce suono e significato in un mix unico. Ci ricorda che la musica può consolarci e proteggerci, nonostante tutto, un abbraccio che cerca di nascondere tutto il male. Nella sua voce c'è l'innocenza della bambina che ancora sgrana gli occhi davanti al pubblico, che sia quello di Piazza San Giovanni a Roma per il Concertone del Primo Maggio (in fondo una foto di quel live) o quello di un piccolo palco. Margherita ha nella sua voce e nel suo stare sul palco la malizia e la sensualità della donna che sta diventando e che traspare nelle canzoni di questo nuovo lavoro. Ma ci trovi anche la leggerezza di chi plana sulle cose con entusiasmo e consapevolezza, che ci apre le sue stanze e di nuovo trasforma la musica in una spalla su cui poter posare il capo e trovare rifugio, tenerezza, affetto, divertimento.
La bambina e la donna convivono in lei, come balsamo, carezza, sorriso; leggére ma non certo banali, volano in tinte pastello come palloncini. Senza dubbio però Margherita, nella fragilità che non si vergogna di mostrare e di cantare, ha le idee chiare sulla direzione da intraprendere e sulle sue capacità: “di sicurezze non ne ho tante, se non la mia arte che mi contraddistingue dal vuoto circostante!”
“Distanza in Stanza” è un album davvero bello, ascoltatelo. Lasciate che le sue canzoni vi entrino dentro, Margherita è cresciuta e il suo amore quasi infantile per Janis ed il blues ora diventa un gusto più maturo per musica giovane, perché si cresce iniziando dai grandi e poi si matura diventando originali.
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01. Rosa
02. Invisibili
03. Amaro
04. Non mi diverto se penso troppo
05. Un amico che se ne va
06. Amalia
07. Ovvietà
08. La stanza del mondo
09. Casca il sogno
10. Fiori di carta
11. Psicofermo
12. Il cielo in una stanza