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Quando si dice che qualcosa nasce dal “basso”, possiamo pensare subito a due cose. La prima è che dalle quattro corde del basso, dalla ritmica, può nascere una canzone (e gli ...

Cristina Nico

Cristina Nico

Cristina è pronta, dopo aver serrato quasi con rabbia le sue “Mandibole” e aver cercato rifugio nella scelta da “Eremita”, è pronta a presentarsi a tutti, a svelarsi con una sincerità ed una profondità dolorosa, ma necessaria e salvifica, prima di tutti per lei stessa.

Piacere, Cristina Nico, sono io, nome e cognome (accorciato, ma ci siamo capiti), questa sono io, la mia musica, la mia crisi, la mia vita, sono Cristina Nico e faccio parte di una cosa bellissima, che per comodità giornalistica chiameremo “Scena Musicale Genovese”, rido poco, ma ultimamente lo faccio più spesso, suono, canto, scrivo da quando sono una ragazzina e nella mezz'ora abbondante del mio nuovo, omonimo album ho messo tutti i suoni e gli stili che mi accompagnano da sempre, il grunge, l'Africa, il trip hop, il dialetto calabrese, il rap francese, perfino i passi del mio cane che a volte sono la musica più bella che posso desiderare.

Ogni disco di Cristina Nico va accolto come un'ottima notizia, perché conosco pochi artisti che hanno un rispetto pari al suo nei confronti della propria musica e di chi la andrà ad ascoltare, quindi se esce un album, è perché lei è sicura di essere riuscita a mettere dentro e a trasmettere in modo preciso quello che voleva dire, anche se non lo ammetterà mai, troppo riservata ed umile per riconoscersi come una delle voci rock migliori d'Italia, senza nemmeno sottilizzare su inutili questioni di genere. Un'artista che del rispetto ha fatto una bandiera, sua e della sua bellissima creatura chiamata Lilith Festival, associazione culturale ed etichetta discografica. Ascoltare un suo album significa guardarle dentro e mai come in questa occasione la visione è profonda.

Cristina Nico nasce come percorso di crescita e di crisi, come sprofondo e resurrezione, come pianto e risata e tutti i suoni di cui sopra sono al servizio di questo percorso, senza nessuna concessione al “facile” o all'orecchiabile, pur rivelando un'attitudine radiofonica, per radio coraggiose che abbiano voglia di andare oltre il “rock per tutti” e sappiano cogliere la qualità dietro un distorsore, un calabash, una viola o una chitarra portoghese, tanto per citare qualcuno dei tanti strumenti utilizzati. Cristina Nico inizia con un canto di invocazione ad una luna sdoppiata, come l'animo della protagonista, che al satellite si rivolge per avere chiarezza e per una buona metà racconta di un conflitto interiore che la porta ad allontanarsi e ad allontanare, fino al momento in cui prende atto e accetta la non facile verità di far parte come tutte le cose del ciclo vita-morte; inizia quindi un “lato b” se non felice, sicuramente rasserenato, che regala uno sguardo quasi fanciullesco sul mondo, come chiusura di cerchio che significa ricongiungimento, riconoscimento di sé stessi e degli altri ed una pacificazione dell'animo. Sono 36 minuti di un'intensità lirica travolgente, tra echi di bristoliana memoria e furore chitarristico, tra filastrocche calabresi per combattere le proprie paure e un crossover francese che racconta cosa succederebbe se PJ Harvey fosse di casa a Montmartre; nel mezzo ci sono Neil Young che maltratta la sua Fender mentre Rimbaud e Baudelaire si confrontano a colpi di strofe; c'è l'amore, forse davvero “l'unica cosa che c'è”, che se ne frega di convenzioni e demonizzazioni post fasciste, c'è, mi ripeto, il ciclo della vita, viaggio che nella sua conclusione trova una nuova partenza.

Impossibile non citare i compagni di viaggio di Cristina, musicisti eccellenti e dalla spiccatissima sensibilità, che hanno permesso alla rocker genovese di trovare sonorità sempre adattabili ai diversi stati d'animo presenti nelle tracce: Giulio Gaietto (basso, chitarra, synth, batteria, percussioni), Roberto Zanisi (cümbüş, chitarra portoghese, lap steel guitar, percussioni) Federico Lagomarsino (batteria) e Osvaldo Loi (viola). Menzione speciale anche alla fotografa Marina Mazzoli, da sempre bravissima a cogliere istanti che cantano come una bella canzone, che nella copertina “affianca” due (delle tante) Cristina, anticipando visivamente il mood dell'album,

Tra i tanti nomi citati, ma potrebbero aggiungersene altri, a cui il disco fa più o meno velatamente riferimento, mi piace aggiungere quello di Pierangelo Bertoli, non tanto per un discorso puramente musicale, ma perché ascoltandolo ho avuto davanti agli occhi la copertina di “Eppure Soffia” album del 1976 dove l'indimenticabile cantautore sassolese mise in copertina semplicemente la sua carta di identità; ecco, Cristina Nico è un documento di identità fedele e preciso, che non dice nulla che non sia vero e riconducibile alla sua proprietaria.

 

 

 

 

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In dettaglio

  • Produzione artistica: Giulio Gaietto e Cristina Nico
  • Anno: 2022
  • Durata: 36:16
  • Etichetta: OrangeHomeRecords / Believe – Lilith Label

Elenco delle tracce

01. Double moon

02. La sola cosa che c’è

03. Omissis

04. Il bisogno di essere migliore

05. Anima nigra

06. Chissene

07. Les fleurs de bien

08. Ètre soi-mème = ètre un autre

09. The idiot not savant

10. Dog’s walk

11. La sorgente

12. Hermes

13. The idiot not savant – New Mexico version

 

Brani migliori

  1. Il bisogno di essere migliore
  2. Anima nigra
  3. Ètre soi-mème = ètre un autre