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Daniele Sarno

Cedesi attività artistica avviata

Daniele Sarno, cantautore romano trapiantato a Grosseto, si è formato musicalmente negli anni ‘90 nell’ambito della cosiddetta “nuova scuola romana”, in particolare frequentando il palco del mitico Il Locale di Via del Fico, punto di ritrovo e di scambio che ha visto nascere artisticamente tutta una generazione di cantautori tra cui Fabi, Silvestri e Gazzè, solo per citare i più famosi. Dopo oltre vent’anni di attività con varie formazioni musicali e in situazioni a solo, Sarno giunge finalmente, a quarantasette anni, alla pubblicazione del suo album d’esordio che, anche se a distanza di qualche tempo dall’uscita, ci fa indubbiamente piacere recensire.

Il disco, dall’emblematico ed ironico titolo Cedesi attività artistica avviata (come dicevamo oramai decisamente “ben avviata”, da una ventina d’anni appunto) è caratterizzato da un suono pop che potremo definire senz’altro “d’autore”, con echi di blues, folk, rock ma dalla chiara impronta mediterranea. La produzione artistica dell’album è di Piergiorgio Faraglia, che ha lasciato un’impronta soave ed inconfondibile intervenendo nel disco alle chitarre, e Francesco Saverio Capo, che ha curato tutti gli arrangiamenti e ha suonato il basso. Composto da dieci brani di chiara impostazione cantautorale ma piuttosto diversi tra loro per sonorità - che fin dal 2016 Daniele ha interpretato dal vivo nel suo spettacolo RacCanto - vede la luce più o meno un mese prima della improvvisa quanto prematura scomparsa di Faraglia, per la giovane etichetta indipendente Isola Tobia Label. La scrittura di Sarno è piuttosto corposa, piena, attenta all’uso della parola, e si sviluppa in un interessante e talvolta sottile gioco tra significati, metrica e assonanze. Una stesura dei testi spesso “acrobatica” che in alcuni momenti richiama quella di Daniele Silvestri (ad esempio in Mongolfiera, metafora del perseverare, tra i brani a nostro avviso più riusciti del disco) e in altri ricorda addirittura quella del Baglioni anni novanta, oltre che nella composizione, volutamente crediamo anche nell’interpretazione caratterizzata dal forte accento romano con vocali ampie e “trascinate”.

"Scrivo le mie canzoni in un taccuino che porto sempre con me ed utilizzo una pilot nera. Non riesco a scrivere con le penne blu!" racconta Daniele Sarno attraverso la sua pagina facebook, svelando così d’avere un approccio ironico, semplice e quasi giocoso al proprio lavoro di cantautore.

L’album si apre con Cammina, un incipit che è un inno alla voglia e al coraggio di andare, spesso nonostante gli ostacoli e a volte senza una meta, e prosegue con la già citata e molto bella Mongolfiera, in cui è presente, nei cori, anche la figlia del cantautore, Emma. Il primo singolo, ad anticipare l’album circa un anno fa, è l’emblematica e orecchiabile Propaganda (il simpatico video - clicca qui - prodotto da Isola Tobia gioca sul ruolo dei social nella diffusione della produzione artistica), mentre in Abbastanza troviamo quel disincanto e quel disamore che le danno una nota dolente nonostante il testo molto interessante (la più “baglioniana” di tutte, ma anche forse la più ricercata nell’uso della parola).

La title-track dell’album è un brano che racchiude ricordi personali ed immagini della vita di un cantautore, visti sempre con una certa intelligente ironia. Sarno si chiede, nel presentare il brano alla stampa, “a chi potevano interessare le paturnie di un canzonaio di insuccesso, sotto forma di canzone popolare. Sottovalutavo la forza di un brano folk e il periodo storico di serrande abbassate, di cartelli di attività chiuse lungo le vie. È come se avessi metabolizzato quel senso di fallimento e poi l’avessi ridisegnato attraverso i miei filtri.” Il risultato è senz’altro apprezzabile e, grazie anche all’intervento della tromba e del filicorno di Andrea Di Pilla, nonché all’evidente “lieto fine”, pone il brano come uno dei migliori dell’intero lavoro. I due brani successivi, Una porta di gioia e Sono grande, conservano intatti il senso e la leggerezza del mondo visto dai bambini, con tanto di “luna ripiena” suggeritagli dalla figlioletta, insieme allo stupore e alla consapevolezza di veder crescere le proprie capacità, oltre alla statura. Le fate è un piacevole gioco di parole sul fascino della magia scandito da una ritmica incalzante e accattivante, mentre Battimuro è quasi un mantra, un’ossessiva ripetizione d’intenti per autoconvincimento, metafora dello “sfondare” dell’artista con il proprio lavoro. Infine, il disco si chiude dolcemente con Quadra, una ballata “solitaria”, delicata ed ariosa, in cui la voce è protagonista assoluta che s’innalza piacevolmente su un tappeto di chitarra acustica lasciandoci con buone sensazioni e la voglia di ricominciare da capo, ricominciare ad ascoltare e, perché no anche, ancora un po’, a sognare.

“Comunque non s’arrenda, percorra il suo percorso. Se vuole un buon consiglio, ‘sto nome, Sarno, …e non funziona!” (citiamo testualmente). Bene, Daniele Sarno non solo non s’è arreso, tutt’altro, ma di cambiare cognome e mollare l’attività non ci pensa proprio - e menomale – diciamo noi. È sempre “in giro” a presentare con successo il suo album: nei primi mesi del 2019 ha suonato principalmente a Roma, all’Asino che vola, al Club 55 e all’Acustico Club.

Il prossimo 24 maggio il cantautore porterà il suo Cedesi attività artistica avviata all’Antica Stamperia Rubattino, sempre a Roma.

 

Fotografie dal profilo Facebook dell’artista

 

 

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In dettaglio

  • Produzione artistica: Piergiorgio Faraglia e Francesco Saverio Capo
  • Anno: 2018
  • Durata: 43:00
  • Etichetta: Isola Tobia Label

Elenco delle tracce

01. Cammina
02. Mongolfiera
03. Propaganda
04. Abbastanza
05. Cedesi attività artistica avviata
06. Una porta di gioia
07. Sono grande
08. Le fate
09. Battimuro
10. Quadra

Brani migliori

  1. Mongolfiera
  2. Propaganda
  3. Cedesi attività artistica avviata

Musicisti

Daniele Sarno: chitarra acustica, voce, cori - Piergiorgio Faraglia: chitarre - Francesco Saverio Capo: basso, chitarre, tastiere, programmazione, arrangiamento, cori - Giosuè Manuri: batteria, percussioni - Andrea Di Pilla: tromba, filicorno, cori - Vanda Rapisardi, Emma Sarno: cori