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Luigi Mariano

Canzoni all'angolo

È davvero un gran bel disco questo secondo lavoro del cantautore salentino (ma romano, ormai, d’adozione) Luigi Mariano. Un lavoro pieno di ispirazione, ben suonato, ben curato e con collaborazioni preziose (tra gli altri, Neri Marcorè, Simone Cristicchi e Mino De Santis). 
Tutto il disco è pervaso da una sorta di continuo oscillare tra i due poli che da sempre caratterizzano l’arte di Mariano: il versante più prettamente lirico e quello narrativo.

Si incomincia con una canzone di grande impatto, una felicissima ballata pop-rock, Mille bombe atomiche. Qui siamo sul versante lirico-personale. Chi di noi non ha dentro di sé mille bombe atomiche (“Ho dentro mille bombe atomiche sepolte nell’oscurità”) pronte ad esplodere contro gli altri e contro se stessi; bombe atomiche dovute a rabbia, frustrazione, dolore. Ma pochi, probabilmente, sono pronti a disinnescarle: “Avevo mille bombe atomiche ma un giorno le disinnescai/ perché è banale farle esplodere/ per ripudiare ciò che sei”. Il pendolo – come detto – oscilla subito dopo verso un altro felicissimo pezzo, Fa bene fa male (con Simone Cristicchi) in cui si ironizza (ma sarebbe meglio parlare di sarcasmo) verso l’assoluto relativismo del sapere quotidiano. In epoca di social network diventa impossibile stabilire ciò che fa bene e ciò che fa male. Il fatto è che i cibernauti tendono a dividersi in veri partiti “politici” manichei (carnivori vs vegani, per fare un esempio). Alla fine il mondo diventa il regno dell’inintellegibile in cui tutti sono esperti e sicuri conoscitori della materia tratta (“In questa Babele di voci io resto/ col dubbio d’Amleto/ fa bene o fa male?”).

Senza soluzione di continuità il pendolo torna sull’asse lirico. Anche se in questo caso Mariano dà voce al grande Stephen Hawking. Come orbite che cambiano è una bellissima canzone d’amore che ancora una volta dimostra la capacità di Mariano di trasformare metaforicamente la vita… anzi, in questo caso l’amore, visto come un grande buco nero che inghiotte lui e la moglie. Si torna, quindi sul versante, narrativo-ironico (seppur con un protagonista interno che racconta in prima persona). Scambio di persona è un brano che suona un po’ Giorgio Gaber (grande nume tutelare del cantautore) per il tema trattato e un po’ Ivan Graziani per le sonorità rock. Inutile, a questo punto, insistere sull’analisi di ogni singola canzone; questo lo lasciamo fare volentieri agli ascoltatori che avranno modo di gustarsi meglio i brani.

Varrà, però, spendere ancora qualche parole per altri tre brani davvero riusciti. Il primo è Alla fine del check, altra ballata irresistibile; il secondo è la title track (con la preziosa presenza di Neri Marcorè). L’abbiamo già detto, ma vale la pena ripetersi: Mariano è davvero bravo a trasformare due momenti della sua professione (nel primo caso il check prima di uno spettacolo, nel secondo la creazione e poi la fruizione di una canzone) in allegorie della vita stessa. Così, mentre il cantautore fa il check per il concerto (ma il pubblico ancora non si vede!) vede sfilare davanti a sé tutta una serie di personaggi che rappresentano non tanto il fantomatico pubblico, ma gli abitanti di questo strano pianeta. Ancor più profonda è poi Canzoniall’angolo. A prima vista Mariano sembra soffermarsi sulla sua attività di songwriter (ma la presenza di Marcorè allarga il discorso a quello più generale di artista da palcoscenico) un po’ defilato e smanioso di raggiungere il proscenio, la celebrità. Ma appunto è una lettura solo marginale, perché – non dovremmo certo scomodare Pirandello – tutta la vita è una grande pupazzata. Per cui gli artisti all’angolo che vorrebbero una maggiore visibilità sono poi le persone all’angolo (così come il padre del cantautore a cui il disco è dedicato). Una vita, la loro, spesa a faticare, a portare avanti il lavoro, a far crescere i figli. Senza per questo avere le gratificazioni del proscenio. Il fatto è che – come spesso accade nelle sue canzoni – la fine del brano sembra rovesciare l’assunto; per cui tutto sommato la celebrità e la visibilità portano con loro tutta una serie di compromessi insopportabili. Forse meglio restare ai margini, quindi. Sempre che questa però sia una nostra scelta e non ci venga imposta!

Infine, il disco contiene una vera e propria chicca. La traduzione di The Ghost of Tom Joad di Bruce Springsteen. Mariano riesce nel miracolo di rendere la tematica della canzone senza tradire il testo originario. Chapeau. Insomma, un disco da ascoltare più e più volte, che parla – con ironia ma anche con emozione – di noi, dei nostri sentimenti più profondi, di partenze e addii, di persone che ci hanno lasciato per sempre e di nuovi incontri. Inutile girarci attorno, Mariano merita davvero di lasciare l’angolo e di raggiungere il proemio! 

La foto di Luigi Mariano con Neri Marcorè è di Francesco Lucarelli

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In dettaglio

  • Produzione artistica: Alberto Lombardi e Luigi Mariano 
  • Anno: 2016
  • Durata: 50:00
  • Etichetta: Esordisco

Elenco delle tracce

01. Mille bombe atomiche
02. Fa bene fa male
03. Come orbite che cambiano
04. Scambio di persona
05. Quello che non serve più
06. L’ottimista triste
07. Se ne vanno
08. Alla fine del check
09. Il fantasma di Tom Joad
10. Canzoni all’angolo
11. L’ora di andar via 

Brani migliori

  1. Mille bombe atomiche
  2. Il fantasma di Tom Joad
  3. Alla fine del check

Musicisti

Luigi Mariano: Voce, pianoforte, rhodes, armonica  -  Alberto Lombardi: Chitarre, percussioni, cori  -  Marco Rovinelli: Batteria  -  Pierpaolo Ranieri: Basso e contrabbasso  -  Primario Di Biase: Fisarmonica  -  Antonio Fresa: Pianoforte  - Alessandro Valle: Pedal Steel Guitar, mandolino  -  Mario Gentili: Violino, viola  -  Simone Talone: Timbales