Nulla di nuovo? Può darsi. Parole di Roberto Kunstler, musica di Sergio Cammariere: un’accoppiata consolidata, due elementi complementari che hanno permesso al grande pubblico di conoscere l’artista calabrese, forse un po’ tardi, ma abbastanza per correre ai ripari. Questa recente raccolta, un “meglio di” basato in realtà su tre soli dischi, riesce a dare un quadro pressoché completo della carriera musicale del nostro attraverso una selezione di quindici brani che meglio la rappresentano. O forse no, è sempre molto soggettivo, fatto sta che quando si pianifica un compendio musicale di qualunque tipo c’è sempre qualcosa che rimane fuori e qualcos’altro che poteva essere tralasciato… ma questo non è importante. Importante è invece valutare con attenzione la raffinatezza e la luminosità del lavoro, a partire dalla scelta del titolo: Cantautore piccolino, brano ovviamente già noto, autoironico e azzeccato. Tutta la raccolta è una sorta di album di ricordi, con un’alternanza ben equilibrata tra pezzi vivaci e spazi di meditazione, e proprio su quest’ultima caratteristica si vorrebbe porre l’accento per sottolineare la bellezza di due dei tre inediti (il terzo è la sanremese L’amore non si spiega):  Nord (strumentale, piano solo) e Le note blu (piano e voce), proprio quelle note che ti entrano dentro e ti si piazzano lì, per rimbalzare nella testa e trasmettere emozioni difficili da rendere a parole. Qualunque fosse l’intenzione di Cammariere, naturalmente, ma risulta facile capire che avesse in mente proprio questo durante la composizione.

Da sottolineare anche la delicatezza della reinterpretazione di Estate, il brano di Bruno Martino già compreso nell’ultimo album di Fabrizio Bosso (“You’ve changed”, 2007), dove il giovane trombettista si esibisce in un preziosissimo assolo. Particolare che va necessariamente notato, a sostegno dell’impressione generale che si ha ascoltando l’album, ovvero dell’ottima scelta dei musicisti e dello spazio loro concesso per un’esecuzione complessivamente assai brillante. Infine va ricordata la dedica a Sergio Bardotti e Bruno Lauzi, come sta scritto nelle note di copertina: non c’è che dire, un omaggio coi fiocchi. Anche se il primo pensiero di fronte al prodotto confezionato è “bello ma… nulla di nuovo”.

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