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Paolo Ganz

Borges, Atahualpa e le magiche lune

Paolo Ganz è un artista che ha più chiavi di lettura per farci entrare nel suo mondo. Iniziamo con il dire che ha un passato da bluesman ed è stato il primo a creare, nel 1987, uno dei più completi ‘Metodo per Armonica Blues’ in italiano. Negli anni, Paolo Ganz ha scritto articoli, saggi, poesie, musiche, canzoni e oltre a una vasta produzione letteraria con cui si è aggiudicato diversi premi è anche autore di alcune colonne sonore realizzate per De Laurentis e Cecchi Gori. Nel 2021 ha fatto ritorno alla canzone d’autore con “Per le piogge d’autunno, i gatti e gli stupidi” pubblicato da Artevoce, a cui ha fatto seguito questo Borges, Atahualpa e le magiche lune pubblicato da Storie di Note, entrambi prodotti da Simone Chivilò, polistrumentista e produttore di grande esperienza e gusto.

 

Un’introduzione doverosa per inquadrare un personaggio che pur carico di un bagaglio culturale notevole è lontano dal mainstream musicale, rischiando così di passare “inosservato”. E invece questo suo ultimo disco ci consegna un uomo e un artista che ha ancora molto da dire. Il mare con le sue profondità, la vita, l’amore, il sogno, le umane sfaccettature, il dolore e la speranza  sono gli elementi chiave che caratterizzano  Borges, Atahualpa e le magiche lune. Dieci le tracce, di cui quattro, composte con Simone Chivilò che oltre alla produzione artistica ha curato anche gli arrangiamenti. È un viaggio nel viaggio, in cui il mare con la sua immensa massa d’acqua salata accoglie la vita, ma si fa metafora e rappresenta anche l’ignoto, i pericoli, la solitudine, la speranza, le partenze e gli approdi che, onda dopo onda, portano a galla malinconici ricordi. La tavola blu di questo mondo senza confini diventa teatro di passaggi umani, di vicende speranzose e nefaste, tra chi si riesce a salvare e chi non ce la fa. C’è anche un altro filo comune che lega ogni traccia di questo album in un continuum narrativo: la femminilità lunare che è interconnessa con l’elemento acqua, come ci indicava anche il filosofo Carl Jung.

Paolo Ganz è il cantastorie colto e onirico che ci accompagna e ci conduce con la sua voce, a scoprire ogni elemento di questo canto d’amore per il mare. L’ascolto si apre con Prologo – La sirena. Un recitativo che scorre su un tappeto sonoro armonico, composto dal suono dell’Organo Marino realizzato sul lungomare di Zara, in Croazia, nell’anno 2005 su progetto dell’architetto Nikola Bašić. È un’autentica opera d’arte architettonica e musicale suggestiva, talmente singolare che merita una breve digressione per illustrarla: è simile a una scala digradante verso il mare, è composta da 35 canne d’organo disposte in diversa inclinazione, forma e lunghezza. Sfruttando il moto ondoso, i suoni vengono emessi continuamente e modulati seguendo sette accordi e cinque tonalità (vedi il video).

 

Tornando all’album e più precisamente al Prologo – La sirena, scopriamo nelle note presenti all’interno del booklet che il testo attinge dal ricordo del personaggio creato da Giuseppe Tomasi di Lampedusa: il senatore Rosario La Ciura e narra di un amore idealizzato. Quello per una sirena che lo ha talmente ammaliato da rendergli impossibile la volontà di riuscire ad amare un’altra figura femminile al di fuori di lei. Creatura che, ci racconta Ganz, gli è apparsa come una dea uscita dal mare e nel mare rapidamente scomparsa. Dopo questa intro, le atmosfere iniziano ad assumere una connotazione tipicamente mediterranea, grazie alla presenza di strumenti come l’oud e il saz che accompagnano il brano successivo – o meglio il canto - Gente d’Oltremare. Una narrazione che verosimilmente, pare attingere dalla realtà odierna. La protagonista è nuovamente una donna, “bruna figlia del mare” che si mette in viaggio in cerca di pane e di pace, un posto dove approdare, lontana da quei luoghi di partenza in cui c’è la guerra. Accompagnati dal suono del pianoforte e degli archi, si scivola poi nell’oscurità con Buonanotte buianotte che fa da sfondo alla partenza di un naufrago con una piccola valigia in mano. È un buio che nasconde, che protegge e che rivela. Poi il faro narrativo si sposta, rivelandoci la presenza di “una donna di mare dai larghi fianchi”. Il brano che ne racconta si chiama Ginestra, anche se il titolo non lo troviamo menzionato nel testo. Forse, la scelta è dovuta a ciò che si cela dietro a questo fiore dal colore giallo acceso e dall’inebriante profumo che, nel linguaggio simbolico, rappresenta la forza e l’umiltà.

“Borges, Atahualpa e le magiche lune” è un album che apre a molti spunti e invita ad approfondire molti dei suoi elementi, tra cui i riferimenti letterari in esso contenuti. In Questa mia isola, ad esempio, Ganz ci segnala Tirso de Molina (drammaturgo e poeta spagnolo) che ne El burlador de Sevilla y convidado de piedra, racconta che “una lettera soltanto divide mare e amare” e in fondo, c’è sempre una donna al porto che aspetta che il suo uomo faccia ritorno; è la metafora dell’attesa. E chi può incarnare per antonomasia questa figura se non l’Ulisse di Omero, con la figura di Calipso, la dea figlia di Atlante, che lo tiene prigioniero per sette anni ma che non gli impedisce di fare ritorno dalla sua amata Penelope. La sua partenza è narrata dal brano Il viaggio che scorre sulla musica di Georges Moustaki (autore del brano Voyage a cui Paolo Ganz si è ispirato). Proseguendo il nostro ‘viaggio’ di ascolto, incontriamo i Naufraghi d’Autunno che si interrogano sull’esito della propria avventura, che assume anche le vesti di un amore che giunge al termine con una precisa consapevolezza contenuta in una strofa del brano: “Buono è il pane del viaggio, dell’esilio tutto il miele, questo è il prezzo che si paga per sopravvivere e campare”. Tutto nel viaggio della vita è in continuo divenire e il mondo è sempre in un continuo mutamento. Il vecchio cessa di esistere e avanza il nuovo, inevitabilmente, senza fare rumore e senza creare tensioni: “perché il mondo nuovo quando arriva non ha mai bisogno di usare violenza”. Sono le parole che chiudono Chorís epistrofì, un brano caratterizzato dalla presenza di fiati e percussioni, che ci mostra il resoconto della strada percorsa nella notte, tra bivacchi e fuochi accesi sotto alla luna. E poi ci sono anche i brindisi a sogni e fortune che hanno il sapore di terre che si affacciano sull’acqua, di sole che illumina, di caldo, di tango e di lune che incantano: “a Borges, Atahaualpa e alle magiche lune, lascive milonghe, Carlos Gardel e lagune”. Ce ne racconta la title track che rappresenta un omaggio dedicato a Ivo Pavone – illustratore e collaboratore di Hugo Pratt (il papà di Corto Maltese) - che Ganz definisce: “Un Maestro di narrazione e un amico”. E giungiamo - con il recitativo Nautilus-Non avrai altro Dio a cospetto del mare - alle note finali che chiudono con solennità i quasi 40 minuti di ascolto dell’album. “Un decalogo apocrifo e profano, una preghiera laica” – racconta l’autore – dedicata alla città che rappresenta la sua dimora: a Venezia, alla sua salvezza e a quella della sua Laguna”, riflessione quasi obbligata, visto che Paolo Ganz vive infatti al Lido di Venezia davanti all’Adriatico.

 

“Borges, Atahualpa e le magiche lune” è frutto di un accurato lavoro stilistico, tra testi ispirati e arrangiamenti ricercati dai toni suggestivi (qui sopra nella foto Paolo insieme a SImone Chivilò, deus ex machina dei suoni e direzione musicale di tutto il lavoro) merita una menzione speciale la presenza di strumenti evocativi e tipici della tradizione mediterranea. Paolo Ganz – autore di quasi la totalità dei testi e voce narrante - suona l’harmonium indiano, il mandolino e le conchiglie, mentre il pianoforte, le chitarre, il basso elettrico e le programmazioni sono a cura di Simone Chivilò. Accanto a loro hanno voluto poi un gruppo di musicisti di ottima fattura che concorrono a creare un album curato in ogni minimo dettaglio.

Sulla copertina del digipak cartonato troviamo una tela dalle trame larghe, forse è juta o qualcosa che richiama comunque l’elemento marino. Nell’ultima facciata poi c’è un  ritratto - di spalle - di Paolo Ganz che sembra rivolgere un inchino di ringraziamento al pubblico, mentre nella seconda di copertina appare sempre di spalle, ma a braccia aperte e sembra cantare alla luna, anche se è rappresentata dalla sfera accesa di un lampione. Bellissima intuizione per ricordarci che poi la realtà riporta tutto ad una dimensione più terrena. Troviamo infine un ulteriore ritratto, nell’ultima pagina, dove si mostra di viso e sorridente (in una posa che ricorda ed evoca la teatralità dell’istrionico Gigi Proietti). Anche a corredo dei testi, sono presenti ulteriori elementi che appartengono al mare: sassi, una conchiglia, una rosa dei venti, l’illustrazione di un arcipelago che affiora. Le foto sono di Diego Feltrin mentre l’artwork è a cura di Enzo De Giorgi.

 

Tanta cura e ricercatezza di testi e suoni presuppongono un ascolto “serio”, laddove con questo termine intendiamo la necessità di prendersi del tempo per ascoltare. Così come si fa per un buon libro. Siamo lontano mille miglia da una musica di consumo, da sottofondo. Per fortuna aggiungiamo noi, di quella ne abbiamo a volontà, propinata senza neanche richiederla… Non un disco ‘semplice’, quindi, per i tanti elementi di cui racconta, per ciò che riesce a far affiorare in superfici ma anche per come scava in profondità in chi ascolta. Non un disco ‘facile’ quindi, l’abbiamo già detto, ma tuttavia è sempre una bella sfida quella che spinge a conoscere e a sondare le profondità dell’animo umano con tutte le sue sfumature. Questo album parla delle profondità dell’amore che evoca e offre il mare. E spesso, proprio come avviene per ogni dichiarazione d’amore che si rispetti, occorre immergersi anche negli abissi più bui e nascosti, seguire strade meno tracciate, per cercare di dare a tutto un senso o quantomeno provarci. Del resto, lo scriveva anche Borges in ‘Luna di fronte’: “Il mare è un antico idioma che non riesco a decifrare”.

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In dettaglio

  • Produzione artistica: Simone Chivilò e Paolo Ganz
  • Anno: 2022
  • Durata: 39:23
  • Etichetta: Vrec Music Label

Elenco delle tracce

01. Prologo- La sirena
02. Gente d’Oltremare
03. Buonanotte buianotte
04. Ginestra
05. Il Viaggio
06. Naufraghi d’Autunno
07. Chorís epistrofi
08. Borges, Atahualpa e le magiche lune
09. Questa mia isola
10. Nautilus – Non avrai altro Dio a cospetto del mare

Brani migliori

  1. Buonanotte buianotte
  2. Il Viaggio
  3. Ginestra

Musicisti

Paolo Ganz: voce, harmonium indiano, mandolino, conchiglie
Simone Chivilò: pianoforte, chitarre, basso elettrico, programmazioni
Laura Balbinot: violoncello
Lorenza Bano: violino
Marco Centasso: contrabbasso
Marco Campigotto: batteria, percussioni
Riccardo Matetich: tabla Giulio Gavardi: saz, oud, duclar
Fabiano Maniero: trombino
Mirko Satto: bandoneon

Arrangiamenti: Simone Chivilò

Foto: Diego Feltrin
Artwork: Enzo De Giorgi   Registrato, mixato e masterizzato da Simone Chivilò e Paolo Ganz presso Ultrapop Venice Music Hub (Ve)