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Fausto Rossi

Becoming visible

Dodici gli anni di silenzio da “Exit” (1997) per Fausto Rossi, buona parte dei quali in balìa di voci continue che davano per certo la ricomparsa del cantautore pordenonese con un nuovo disco. E c’è voluta la Interbeat di Luigi Piergiovanni-Rosybyndy per vedere di nuovo alle prese con la musica uno dei cantautori italiani più importanti, anche se meno conosciuti, degli anni novanta, decennio che ha visto Rossi pubblicare – dopo l’esperienza new-wave a nome Faust’O negli anni ottanta – tre album nel giro di un lustro (“Cambiano le cose”, 1992; “L’erba” 1995; il già citato “Exit”, 1997) che mischiando rock, blues, elettronica e ascendenze orientali allargavano, e di molto, il concetto di canzone d’autore verso un approccio quantomai diretto, estremo ed altamente poetico della scrittura testuale. Becoming Visible riprende il discorso là dove era stato fermato, cambiando alcune carte in tavola ma non tutte. Otto i brani, in inglese invece che in italiano come un tempo, ridotti all’essenza con arrangiamenti per sola chitarra e poco altro (pianoforte, basso, qualche elettrica di ricamo) ma ancora saldamente legati al blues che fu la spinta eruttiva e sciamanica della magnifica triade. Il titolo dell’album, al di là dell’ovvia indicazione di una nuova visibilità, detta la traccia di quello che sono gli episodi in scaletta, bozzetti per lo più acustici scritti in un inglese quasi elementare che parlano di una ricerca d’identità nella quale la riflessione e l’osservazione del mondo esterno fanno da punti cardine. E’ dunque un Fausto Rossi decisamente più interiore quello di “Becoming Visible”, soprattutto a dispetto della forte carica critica sociale dei dischi anni novanta dove visceralità e lucidità erano tutt’uno. Qui i toni non sono meno impietosi, ma l’attenzione è rivolta soprattutto a sé stesso, e più che i testi è la voce – da bluesman atipico ma terribilmente reale – a comunicare un’inquietudine spesso nostalgica e non priva di “verticali” accenti spiritual (Don’t cry). Su tutto poi l’ombra lunga e tutt’altro che soffocante di John Lennon (Paradise, Tonight), da cui riprende un’apparente semplicità compositiva che in realtà è la vera forza di queste canzoni (Stand apart), getta le basi ad un futuro si spera non troppo dilatato nel tempo. L’intenzione, a detta dello stesso autore, è di dare un doppio seguito all’opera nello stretto giro di un anno. Staremo ad aspettare.

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In dettaglio

  • Produzione artistica: Luigi Piergiovanni
  • Anno: 2009
  • Durata: 28:47
  • Etichetta: Interbeat

Elenco delle tracce

01. Foolish things
02. Everyone
03. I want you
04. Paradise
05. Stand apart
06. In a couple of years
07. Don’t cry
08. Tonight

Brani migliori

  1. Paradise
  2. Stand apart

Musicisti

Fausto Rossi: voce, chitarra acustica
Massimo Betti
: chitarra acustica, chitarra elettrica
Jeess O’Wiz
: piano, chitarra acustica
Stefano “Brando” Brandoni
: chitarra acustica, chitarra slide
Franco Cristaldi
: basso, chitarra acustica, tamburino, kalimba
Vittoria Haid
: voce