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Marco Parente presenta il suo nuovo album

L'Isola alla presentazione di "La riproduzione dei fiori"

L'artista accoglie il pubblico con una conferenza stampa/concerto

Milano ore 18:00: manca poco all’inizio dell’evento e Marco Parente sta ultimando il sound check. Si prepara alla conferenza stampa che avrà inizio di lì a poco e che in realtà si rivelerà un concerto in anteprima per tutti coloro che sono riusciti a prender posto allo spazio incontri della Fnac, in cui racconterà, attraverso le canzoni che ne fanno parte, il suo ultimo lavoro: La riproduzione dei fiori.

L’atmosfera è magica come quella che si respira ascoltando l’album; Marco e la sua band indossano maschere speciali che richiamano la copertina del disco che, il cantautore rivela, sono prodotte a mano dalla moglie: una famiglia d’artisti quindi.

Ma ciò che interessa all’ospite è la sua musica; accenna timidamente, con la stessa timidezza dolce che trasuda dalle sue canzoni, al fatto che odia spiegare i suoi brani e quello che vuol fare è farceli ascoltare.
Siamo contenti tutti e così in una piacevole oretta trascorsa in sua compagnia, e della band, Marco ci fa toccare con mano le emozioni che egli stesso ha voluto mettere nel suo lavoro.

Seppur dalle sonorità così magiche, eteree, sensibili, quasi da Wonderland, eccetto per qualche traccia di rock più violento che resta comunque nel suo perché poetico, in La riproduzione dei fiori nulla è lasciato al caso; tutto ruota in un perfetto equilibrio dall’inizio alla fine, anche quelle fughe verso un panorama che va un po’ più oltre la canzone d’autore sono messe al punto giusto e vanno a chiudere il concetto di un disco che può tranquillamente essere un concept-album (vedi L'omino patologico in cui sono chiare le citazioni prese dai Rolling Stones e dalla loro Simpathy for The Devil).

La musica di Parente, fin dagli inizi della sua carriera, è stata forse considerata adatta per quel pubblico di nicchia, un po’ radical-chic, un po’ da colonna sonora di una vacanza a Ventotene o di un pomeriggio in campagna tra i girasoli; forse considerata un pò snob per coloro che ci si avvicinano con le barriere del pregiudizio. In realtà le storie raccontate da questo cantautore, tra i più significativi del nostro underground, sono esattamente le nostre storie, quelle di tutti noi.  Storie di amori, di solitudine, favole metropolitane in cui i fiori possono essere riprodotti per arginare il male, le facce tristi e la moda del dolore. Lo capiamo bene dopo più di un’ora passata in compagnia di questo artista e delle sue maschere variopinte.


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