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Claudio Bernieri

Non sparate sul cantautore – Canzoni come pietre, musica sotto tiro

Il libro, nella sua prima edizione, uscì nel 1978. Pareva che, ormai, fosse un ricordo ormai sbiadito perso nell'oblio che ha coperto un'epoca ormai ritenuto scomparso. Grazie alle edizioni di VoloLibero, invece, questo oblio è stato cancellato e la storia, quella storia che ci ha visto crescere insieme alla musica si è nuovamente palesata e dalla lettura delle interviste e dalle considerazioni che emergono dai tanti scritti ci è resa evidente il grande privilegio che la mia generazione ha potuto, dal punto di vista musicale e culturale, vivere.

Un libro, questo, che parte dallo sguardo sulla canzone politica che viene collegata, in maniera profonda ed inscindibile, all'invenzione del cantautore. Ed insieme a questa commistione è inevitabile la rilettura del tempo dei festival de L'Unità, del loro circuito e del relativo mito che si innescherà. Festival de L'Unità come elemento di sostegno per la diffusione del verbo cantautorale per le nuove leve della canzone socio-politica o, comunque, di chiunque volesse o pensasse di poter/saper dire qualcosa di innovativo (tralasciando il tema dei cachet, spesso miserevoli...).

Tante le interviste, un profluvio di parole e di pensieri in libertà la cui lettura, a distanza di tanti anni, è davvero importante (ed incredibili) per la comprensione di una storia intensa e profonda che, nel bene e nel male, ha caratterizzato la storia culturale del nostro Paese. Geniale la costruzione dei capitoli con l'inserimento degli artisti intervistati, spesso a loro insaputa, in gironi pseudo-danteschi quali quello degli eretici, degli avari e dei prodighi, dei consiglieri di frode, dei simoniaci dei seminatori di discordie, dei maghi ed indovini. Dalle domande e dalle risposte degli artisti (c'è spazio anche per, incredibile a dirsi, Claudio Villa, “reazionario” nel repertorio e molto più rivoluzionario nella vita di tante anime belle di quei tempi...).

Non sparate sul cantautore è un libro importante perché nel fotografare un'epoca racconta anche al lettore, sopratutto a quello che vissuto quel tempo, quei momenti, quei percorsi, restituisce il senso del trascorrere del tempo e, soprattutto dei sogni interrotti, delle rivoluzioni, o pseudo tali, che non sono mai decollate. Racconta di artisti che avrebbero potuto dare e raccontare tanto ma che hanno fermato il proprio iato artistico ad una coazione a ripetere lo stesso cliché, mentre per altri artisti abbiamo potuto osservare una mutazione costante e mai banale che ha arricchito noi e, di conseguenza, anche loro.

Interessanti, senza togliere nulla alle altre ed altri artisti, le interviste a Gaber, Jannacci, Mogol, De Gregori, Finardi ed, ahinoi, Lucio Dalla. Nella lettura dei tanti nomi si rimane colpiti dal fatto che quasi tutti sono nella nostra memoria ma, anche nel nostro quotidiano. Fra i tanti, Roberto Vecchioni, vincitore a sorpresa del Festival di Sanremo 2011.

Ad Enrico de Angelis è dato il mandato di chiudere il libro. E' infatti un suo scritto, critico con la prima edizione del libro, a salutare i lettori di quest'opera. Uno scritto come sempre arguto, incisivo e senza ipocrisie nel quale l'autore veronese racconta le origini e e finalità del Club Tenco ad oggi insuperato (ed a mio avviso insuperabile) esperienza musical culturale.

A corredo del libro un supporto musicale con dieci brani che interpretano differenti sensibilità che vanno dalla canzone folk apocalittica quale Master of war ad un tradizionale della canzone politica come We shall not be moved passando da Piazza Fontana (interpretata dai Come le foglie supportati da Keith Easdale).

Un album di frammenti e memorie differenti tra loro eppure con un filo comune: il desiderio di raccontare, con parole e musiche, di sofferenze e speranze. Non mi pare poco...     

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In dettaglio

  • Artista: Claudio Bernieri
  • Editore: Vololibero
  • Pagine: 315
  • Anno: 2011
  • Prezzo: 23.50 €
  • ISBN: 9788890488276

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