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Marco Ongaro

Il senso per la parola di Serge Gainsbourg: un poeta può nasconderne un altro

Si può essere finissimi poeti, giocolieri della lingua e al tempo stesso autori di un romanzo in cui si esaltano le doti petomani del protagonista? Si può essere considerati “oggettivamente” brutti e al tempo stesso avere relazioni amorose con alcune delle donne più affascinanti del pianeta (come Brigitte Bardot e Jane Birkin)? Si può essere cantautori che spaziano nell’arco di una trentina di anni dal jazz, allo swing, dal rock e al reggae? Si può, infine, essere persona particolarmente sensibile e al tempo stesso misogino e autodistruttivo?
Se vi chiamate Serge Gainsbourg, la risposta è sì, potete essere tutte queste - e molte altre - cose insieme. E solo un grande scrittore e un grande cantautore come Marco Ongaro poteva scrivere un libro - edito da Caissa Italia - che ci restituisse al meglio tutte le sfaccettature del grande cantautore francese. 

Una biografia? Sì, ma che non cade mai nella becera aneddotica o, peggio, nella futilità del gossip. Per cui certo non può mancare, per esempio, il capitolo dedicato alla storia d’amore davvero clamorosa tra Gainsbourg e Brigitte Bardot, ma lo si fa con grazie e arguzia.
Una vita, quella di Gainsbourg, tutta portata a trasformare se stesso in un Mito. Una vita certo non facile che inizia nella Francia occupata dai nazisti, con il piccolo Serge (che a quei tempi ancora così non si chiamava, il suo vero nome era
Lucien Ginsburg) costretto a girare con una stella gialla cucita sul cappotto. Quindi la giovinezza nella fervente Parigi del dopoguerra. Serge vorrebbe fare il pittore, il padre lo spinge a dedicarsi alla musica. Arrivano i primi dischi, le prime polemiche, i primi amori. Un po’ per volta Gainsbourg riesce nell’impresa: crea il Mito Gainsbourg.
Ongaro sembra talmente attraversato dalla figura maestosa e, per certi versi, terribile del cantautore francese che riesce a penetrare nella sua psiche e in certe dinamiche esistenziali. Ma chi si attente una semplice biografia resterà spiazzato e felicemente impressionato. Perché questo Un poeta può nasconderne un altro. Il senso per la parola di Serge Gainsbourg è anche un libro che ripercorre e analizza - quasi canzone per canzone - tutta la produzione del Nostro. Ongaro entra nel merito, si capisce lontano un miglio che non solo ne sa eccome di musica ma anche di letteratura e di linguistica. Se Gainsbourg è un maestro dei giochi linguistici (sulla scia di importanti autori francesi del calibro di Raymond Queneau e Roland Barthes), Marco Ongaro sta al gioco e riesce nella non facile impresa di restituire tutta la funambolica capacità creativa del Nostro. Bellissime alcune interpretazioni e letture che Ongaro fa, come per esempio quella della più famosa (e famigerata) canzone di Gainsbourg, Je t’aime moi non plus e in particolare della prima versione cantata con Brigitte Bardot (chi ancora pensa che si tratti della più famosa canzone d’amore, be’ legga bene ciò che scrive Ongaro, probabilmente resterà sorpreso).

Ma in generale il cantautore veronese riesce nella non facile impresa di non cadere nell’agiografia. Anzi, non lesina al Nostro alcune critiche, come quando rievoca l’episodio del brano New York U.S.A. clamoroso plagio di Akiwowo dell’artista africano Babatunde Olatunji (e a proposito di plagio, non manca neppure una piccola stoccata a Gino Paoli per la sua Sapore di Sale decisamente molto simile alla Gainsbourghiana Le rock de Nerval). Al tempo stesso, però, è pronto anche a partire lancia in resta per difendere Gainsbourg da critiche nequitose come quella relativa al video di Lemon incest girato con la figlia Charlotte. Si accusò il cantautore francese di pedopronografia incestuosa. Era, naturalmente, invece una straordinaria rappresentazione di amore filiale. Forse urticante per la Francia benpensante del tempo (anche se stiamo parlando della metà degli anni Ottanta). Ma Gainsbourg si è sempre bellamente disinteressato della Francia benpensante. Anzi, a essere precisi: l’ha sempre detestata.

Un libro bellissimo, sagace, scritto bene che ha tra i tanti meriti anche quello di sottrarre Serge Gainsbourg dalla patina di Mito da amare o da odiare senza se e senza ma e di restituirci la complessità di un uomo complesso. E che permette anche a chi - come al sottoscritto - gli ha sempre preferito autori quali Brassens e Ferrè di (ri)scoprire un  vero gigante della musica.

 

 

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In dettaglio

  • Artista: Marco Ongaro
  • Editore: Caissa Italia
  • Pagine: 192
  • Anno: 2021
  • Prezzo: 19.50 €

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