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Vasco Rossi

Ho fatto un sogno

Una canzone, un cortometraggio animato come suo videoclip, che ha trovato in una graphic novel un suo più ampio sviluppo: tre forte d’arte diverse, autonome ma anche generate da una fonte d’ispirazione comune, quella di Vasco Rossi

E partiamo proprio dal Blasco: in Ho fatto un sogno, secondo inedito estratto dalla raccolta Tracks 2 - Inediti & rarità, guarda a quanti, presuntuosamente, vogliono imporre agli altri di «vivere come secondo loro pare», anche con la violenza o comunque con un realismo obbligato che distrugga ogni illusione, e puntano il dito contro di lui, presumendo di doverlo “aiutare”.

Videoclip e storia a fumetti, che – come ci informa la dettagliata postfazione, un making of che è quasi un racconto nel racconto – sono stati concepiti in un lavoro volutamente svolto passo per passo in team, con la sfida di impegnare sceneggiatori e registi alla prima esperienza con la graphic novel, sono ancora più ambiziosi.

Per evitare – per dirla con Vasco – una «banalizzazione», questa forma di “coercizione” da parte di chi pensa di conoscere la ricetta della felicità viene immaginata infatti su di un livello sociale, anzi sociopolitico, più vasto, in un «futuro prossimo» (tra 10 o 15 anni si ipotizza nella postfazione) o in un «presente distopico», in cui la propaganda con voce metallica in continui, martellanti videomessaggi inneggia all’obbligo del sorriso e una milizia governativa «protegge» la presunta felicità collettiva prelevando i soggetti ancora inquieti per “curarli”. Nella «disperata città obliqua», che è una Vienna de Il terzo uomo il cui rigoroso ordine apparente, pronto a nascondere verità inquietanti, è deformato in senso ancor più spettrale e “metafisico” grazie a «paesaggi urbani stranianti» in bianco, nero e verde acido (soprattutto come livido sostituto della luce naturale), ha luogo un chiaro, dichiarato tributo a Fahrenheit 451 di Ray Bradbury: la civiltà rappresentata prova e riesce ad abolire ogni pensiero critico a favore di un non-pensiero unico telecomandato e di una spensieratezza coatta anche drogata dalla «felicitina» (una sostanza chimica che induce un’ilarità isterica in soggetti ancora “resistenti” ai dettami di questo sistema orwelliano): viene infatti messa al bando di ogni forma di espressione artistica, vietata come fertile, pericoloso terreno di tensioni e riflessioni.

All’istruzione si sostituisce un’educazione alla passività che insegna la superficialità e spegne le coscienze anche attraverso innocue (o lobotomizzanti?) «musiche felici», prodotte per il «grande carrozzone televisivo», che dà in pasto ai telespettatori balletti e bellezze al bagno. Resta una cellula di resistenza a questa omologazione violenta di ogni diversità, ma, forse come certo o molto associazionismo che non si faccia autentico movimento critico dal basso, essa si limita ad organizzare letture collettive dei libri ormai messi al rogo o a custodire di nascosto il culto di David Bowie e Led Zeppelin, Rolling Stones, Clash Lou Reed e…Vasco. Successivamente però con i ragazzi di questo “covo”, dopo vicende che lo scuotono dallo scontroso silenzio solitario di chi pensa che lottare non abbia più senso, il Blasco a fumetti (che, grazie ad attenti studi testimoniati anche dai bozzetti a matita, a china e in 3D inclusi nel libro, riprende in modo egregio lineamenti ed espressioni del volto dell’originale, trasformandolo però in vero personaggio, e non in semplice emulo) accetta di risvegliare le coscienze dal loro coma indotto con un concerto, sfruttando la temuta forza aggregatrice e dirompente della musica.

La storia narrata nella graphic novel è molto inquietante, in quanto quel tempo, disegnato con «prospettive stilizzate e irreali», ricorda terribilmente un presente in cui, come si legge nella postfazione, il «degrado del patrimonio culturale» è «evidente». Qui ed ora la cultura è “spogliata” da tagli all’istruzione, alla formazione, alle fondazioni e ai teatri, e sostituita spesso da forme avvilenti e grottesche, tra buonismi o falsi moralismi a buon mercato e spettacolari, narcotizzanti fabbriche del vuoto, che capovolgono i valori nell’arte e riducono la musica a “stacchetto” o a cover annacquata, che ne spenga la carica incendiaria.

Il rock di Vasco nel fumetto produce un terremoto che rompe le fila della schiavitù massmediatica e riporta la libertà del dissenso, dell’espressione di sé anche attraverso lo stupore, la serietà, il disagio, lo sdegno: è una scossa (etimologicamente) che produce il risveglio. Ma noi? Sogniamo o siam desti?

 

Arturo Bertusi – direzione artistica

Barbara Roganti – soggetto, sceneggiatura, dialoghi

Francesco Merini – soggetto, sceneggiatura

Rosanna Mezzanotte – design, chine

Luca Genovese – adattamento, matite

Andrea Plazzi – supervisione

Giusi Santoro – produzione esecutiva

 

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In dettaglio

  • Artista: Vasco Rossi
  • Editore: Rizzoli Lizard
  • Pagine: 112
  • Anno: 2010
  • Prezzo: 14.90 €

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