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Enrico Deregibus

Chi se ne frega della musica?

Figurarsi, già è difficile recensire un amico. Pensate, poi, quando l’amico è anche amico della rivista per cui scrivete. Di più, di quella rivista è stato pure Vicedirettore. Peggio del peggio, il libro scritto dall’amico che è anche amico della rivista per cui scrivete è anche bello, divertente e scritto bene. Sì, perché - lo avevo dato per scontato - l’amico Enrico Deregibus (nella foto a sinistra) è anche uno che sa scrivere, eccome. E allora come la mettiamo? La mettiamo che un poco gliela facciamo sudare questa recensione!

Intanto partiamo dall’inizio. Enrico Deregibus - già collaboratore di diverse testate (tra cui Musica leggeraDonna moderna Sistema Musica), già Vicedirettore dell’Isola, già autore di uno dei libri imprescindibili su De Gregori, membro del Club Tenco, Direttore Artistico di importanti premi e manifestazioni (il Premio Bindi, tra gli altri) - ha dato da poco alle stampe (per NdAPress) il suo nuovo libro Chi se ne frega della musica. Una sorta di raccolta antologica dei suoi pezzi migliori, scritti negli ultimi anni e pubblicati originariamente in varie testate e siti internet, impreziosito dall’inserto di articoli inediti. A leggerlo tutto di un fiato, si ha l’impressione di compiere un viaggio negli ultimi 15 anni di discografia italiana. Ogni pezzo è introdotto da parole dello stesso Deregibus che leggono con la giusta distanza storica ciò di cui si era scritto allora. Un’opera molto varia in cui si spazia dalla recensione all’intervista, dal pezzo di costume alla prefazione per un altro libro (per esempio quello di Antonio Piccolo, La storia siamo noi. Francesco De Gregori). Un lavoro vario anche nella forma, perché Deregibus sa cambiare ottimamente registro, passando dalla feroce critica al puro sarcasmo. Si veda, in questo senso, l’articolo bello cattivo sul povero Max Pezzali (anche se “negli anni successivi ho capito che Pezzali non è per niente un cretino”): “Nella conferenza stampa di presentazione del disco e altrove Pezzali ha parlato e riparlato con preoccupazione della piega che ha preso il mondo, di questi anni veloci, del dominare dell’apparenza. Il fatto è che ne parla come se gli 883 non ne fossero emblema, in parte causa e certo conseguenza. E questo album lo conferma”.

Certo, si potrà dire, sparare su Max Pezzali non è così difficile. Il fatto è che Deregibus nel corso di questi anni ha saputo sparare con cognizione di causa anche su alcuni grandi nomi della canzone italiana. Di più, su dei veri e propri numi tutelari. Ecco, allora, uno strepitoso pezzo (finora inedito) su Vinicio Capossela. Il Nostro si ritrova in analisi perché – da critico – si sente un disagiato, non potendo più sopportare il cantautore pluripremiato e acclamato; spera di essere compreso almeno dal suo analista e invece ne subisce le reprimende: “Ma non è possibile!”. Ha cambiato faccia. “Non le piace Vinicio Capossela?” Annuisco appena, arrossisco ancora di più... E lui continua, mi punta il dito contro: “ma si rende conto di quel che ha detto? Ma sta scherzando? Non le piace Vinicio Capossela!!! E lavora pure nella canzone d’autore! Ma si vergogni”. “Sì, sì, dottore, mi vergogno tanto, mi creda”.

Un altro articolo importante è quello su Fabrizio De André. Come è potuto accadere che all’artista che ci ha insegnato nel corso della sua attività ad abbatterle le statue, siano state fatte così tante statue? Come è possibile che di lui sia stato fatto un santino buone per tutte le occasioni? Come è possibile ricordare De André senza ricordare anche tutti i collaboratori che per lui hanno scritto. Un pezzo (pubblicato originariamente proprio sull’Isola nel 2005 con il titolo “Faber era un grande artista. E Cesare?”) che ha dato fastidio a molti a suo tempo (quale accusa più infamante che quella di lesa maestà?) e che gli ha persino procurato qualche noia.

Ma forse il punto più – involontariamente – esilarante dell’intero libro è l’intervista a Pasquale Panella (a sinistra nella foto). Un pezzo da teatro dell’assurdo in cui il paroliere-poeta (come suo solito) approfitta della domanda posta dall’intervistatore per costruire ghirigori di parole, e l’intervistatore Deregibus – con una pazienza degna di Giobbe – che non cade nel tranello del calambour e prosegue imperterrito: “E come accolse Battisti i suoi testi? È una domanda che cade in un pozzo. Mentre rimbalza penso, beato, d’aver schivato l’altra: come accolgo io le musiche leggere. Sospese le domande, afferriamo al volo l’occasione d’occupare tempo e spazio con quel buco e con quel pozzo. Sulla superficie del fondo: le piante natanti, la lenticchia d’acqua. “Cade la domanda, un tonfo,/ una ranocchia salta”. È un haiku, un regalo”. Sublime!

Ecco, lo sapevo, avevo scritto che gliel’avrei fatta un poco sudare all’amico Deregibus la recensione e invece non sono proprio riuscito a non parlarne bene di questo Chi se ne frega della musica
Resta giusto il tempo per aggiungere che i vari pezzi sono intervallati dagli interventi dello scrittore Gianluca Morozzi e che Deregibus sta presentando il libro in varie librerie italiane. Non perdetevelo, perché – diavolaccio! – Enrico sa anche essere un abile affabulatore a voce.

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In dettaglio

  • Artista: Enrico Deregibus
  • Editore: NdA Press
  • Pagine: 300
  • Anno: 2013
  • Prezzo: 15.00 €

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