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Luca Barbarossa

Roma (come il mondo) è de tutti…

Dopo la rinnovata popolarità che l’ultimo Festival di Sanremo ha riservato al cantautore romano, parte Roma è de tutti, il tour di Luca Barbarossa che prende il titolo dall’omonimo nuovo album.  Partito lo scorso 16 marzo da Bari è un live in acustico pieno, che tocca temi sociali regalando forti emozioni in più momenti dello spettacolo. In questo racconto teatrale, musicale e visivo (con i visual curati da Filippo Rossi e il progetto luci di Claudio Cianfoni) il cantautore è accompagnato da Maurizio Mariani al basso, Francesco Valente alle chitarre (entrambi anche produttori del disco), Alessio Graziani alle tastiere e Piero Monterisi alla batteria.
Di seguito troverete anche il resoconto di una bella chiacchierata dove Luca ci ha raccontato come nasce questo progetto, ma prima diamo spazio al live, un resoconto che ci aiuta ad entrare meglio nell’atmosfera che Barbarossa ha preparato per questa primavera-estate 2018.
   

 

Questa nuova avventura live è un concerto suddiviso in due tempi, “come dentro un film” della vita artistica di Luca Barbarossa. Nella prima parte c’è l’oggi in uno spettacolo di teatro canzone e musical insieme, seppur in versione molto più intima con una scenografia - che tra piantane e bidoni sparsi qua e là sul palco - rievoca un possibile set di Cinecittà. Luca seduto al centro della scena, elegante in giacca e pantaloni neri con camicia bianca, spicca nel cono di luce che lo illumina mentre da gran cantastorie “sgranella” ad una ad una le nuove canzoni in dialetto romano di Roma è de tutti. Prima con aneddoti e ricordi, sfoggiando anche doti attoriali cariche di ironia e, talvolta, comicità; poi le canta mentre alle sue spalle scorrono immagini.

Si inizia dall’amore indissolubile di Passeme er sale per continuare con l’amicizia di Come stai, la romanità di Roma è de tutti (nel disco duettata con Fiorella Mannoia), La dieta, piccolo ricettario che va dalla famosa cacio e pepe al meno conosciuto bollito picchiapo’ per proseguire poi con La pennica, che ha le sue regole perché a Roma per il pisolino pomeridiano è d’obbligo il rumore di sottosfondo ma è severamente vietato il pigiama o ancora La mota, la moto come la chiama il meccanico di Luca. Non manca l’amarcord con l’omaggio all’amico ‘Gigi’ Magni con Via da Roma, frutto di un lavoro a quattro mani fatto trent’anni fa con lo stesso regista scomparso nel 2013. E siccome Roma è di tutti, anche i temi di questo album lo sono perché l’uso del dialetto, che è la lingua della verità – come afferma lo stesso artista – è solo un pretesto per dire come stanno realmente le cose.
Sono la prova di un elevato valore di cronaca e denuncia sociale le canzoni Se penso a te, lettera d’amore di un detenuto del Regina Coeli alla propria donna che, pur di tornare libero e non soffrire di quella passività/inutilità che la vita carceraria riserva, decide di suicidarsi; Madur (morte accidentale di un romano) – nel disco cantata con Mannarino – cronaca di ordinario razzismo perché il romano è anche “l’uomo nero” che viene barbaramente picchiato proprio per il colore della sua pelle “m’hanno detto negro torna ndo’ sei nato è quello che sto a fa’ tu giudichi la pelle ma io so’ nato qua so’ de Centocelle” o Tutti i fenomeni, con evidente riferimento ai politicanti tuttologi. Il finale di questa prima parte del concerto è con la dolce Lallabai, ninna nanna dedicata alla figlioletta Margot sulle note di Lullaby di Brahms. Nel secondo tempo, cambio di scena. Luca stavolta è in piedi e dà spazio al passato con i successi come Al di là del muro, Yuppies, Roma spogliata, Via Margutta, Le cose da salvare, Portami a ballare, la struggente quanto magistrale nell’interpretazione L’amore rubato e brani meno noti, ma altrettanto attenti all’attualità come Luce, per tutti i bambini vittime delle guerre, Aspettavamo il 2000 e Via delle storie infinite. La gente applaude, canta, si commuove e sul bis finale di Passame er sale si stringe sotto il palco perché cantautori-narratori come Luca Barbarossa con l’arte riescono ad essere ‘politici’ più di quelli che lo fanno di mestiere.

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Come è stata questa prima?
Mi sono divertito molto.  Ho sentito un affetto particolare da parte del pubblico. La sfida era eseguire dal vivo un disco inedito per intero, ma devo dire che in sala molti già sapevano le canzoni del nuovo disco facilitando così il debutto.

C’è un brano del nuovo album al quale sei più legato?
Non c’è una canzone, tutte hanno pari dignità. È un album ‘romano’ ma non si parla esclusivamente di Roma. Sono canzoni con la scelta linguistica del dialetto come lingua dell’intimità, della sincerità, della verità; perché è quella che parliamo quando non fingiamo di essere un’altra cosa e non indossiamo maschere. Non sono legato ad un brano in particolare, ma a tutto il progetto Roma è de tutti.

Quando è nato il progetto?
Due estati fa. Ho cominciato a scriverlo tutto insieme tra l’estate e l’autunno del 2016. Sarebbe dovuto uscire ad ottobre 2017, ma quando ho letto che al Festival c’era Claudio (Baglioni, ndr), l’ho presentato come progetto per Sanremo e hanno accettato da subito l’idea.

La partenza del tour da Bari?
È frutto della programmazione, ma sono stato particolarmente felice di iniziare a Bari perché è proprio in questa città che ho mosso i primi passi con Riccardo Cocciante agli inizi degli anni Ottanta, in uno spettacolo al teatro Petruzzelli. È un nuovo inizio, una nuova avventura, e mi faceva piacere cominciare da qui.

Il giovane Luca cantautore avrebbe immaginato che un giorno sarebbe diventato – anche - un poliedrico conduttore radiofonico quale sei in Radio 2 Social Club?
Quando ho cominciato erano altri tempi. I cantanti erano cantanti e i conduttori erano conduttori. Però, per come sono fatto di carattere, speravo di vivere qualcosa del genere perché ho bisogno di fare sempre cose nuove. Non mi piace imprigionarmi in un’etichetta, in una gabbia visto che persino il mestiere più bello del mondo, se fatto in modo sistematico, può diventare routine. Il fatto di aver spaziato in diversi campi mi ha divertito molto ed è il mio modo di essere perché, al di là di quanto mi prendessi sul serio da ragazzo – ed è giusto che un ragazzo si prenda sul serio perché ci crede e deve crederci – poi nella mia vita è subentrato quel distacco, quella leggerezza che non guasta. Ritengo che il termine ‘musica leggera’ sia un complimento; penso che la leggerezza costituisca una grande virtù nel mondo dell’intrattenimento, e non solo.

Ora come farai a conciliare concerti e radio?
Dei giorni faccio, farò, cose assurde. Per esempio, in un passaggio del tour, una volta da Genova dovrò andare a Roma per una puntata con Laura Pausini a Radio 2 Social Club e poi, la sera stessa, essere a Milano in concerto. Insomma, mi toccano i salti mortali, ma ci tenevo a fare questa tournée.

Parteciperai al concerto del 1° maggio a Taranto?
Come ogni anno, Michele Riondino (direttore artistico concerto, ndr) mi ha esteso l’invito con grande affetto. Adesso devo capire quali sono gli sviluppi di questo tour, però mi piacerebbe molto esserci. Veramente tanto.

Una domanda forse un po’ scontata nella risposta: se Roma è de tutti, l’Italia e il mondo di chi sono?
Tutto è di tutti, i confini vengono tracciati per motivi burocratici. Meno ce ne saranno in futuro e meglio sarà. Oggi c’è una parte del mondo che vuole costruire muri e un’altra che vuole abbatterli. Credo che tutto sia di tutti, nel senso che tutto ci riguarda: la bellezza di un posto deve essere condivisa così come anche le ferite delle persone devono essere condivise. Il fatto di pensare che una cosa non ci riguardi è un modo riduttivo di guardare al pianeta. Il fenomeno migratorio ne è una dimostrazione lampante; ci sono stati millenni di soprusi in aree geografiche che abbiamo trascurato, sfruttato, colonizzato e questo fenomeno di ritorno sorprende solo chi è storicamente distratto. Essere convinti di risolvere il problema con un respingimento, una piccola legge, criminalizzando le ONG, o costruendo muri è un modo poco lungimirante di affrontare le grandi tematiche. Spesso i politici vogliono far credere alla gente che esistano risposte semplici a problemi molto complessi.

C’è un portafortuna che di solito porti in tournée?
Quando parto per un nuovo tour mia figlia Margot mi regala sempre qualcosa. Per questa tournée mi ha dato una spilla con un albero di Natale. Ogni volta mia figlia mi dà un pezzettino di lei da portare con me.

Foto di Alessandro Lonoce

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