Ami spesso autodefinirti “cantautore su ..." />
Marco Ongaro
Ami spesso
autodefinirti “cantautore su commissione”, perché spesso
coinvolto da altri artisti nella realizzazione di loro progetti, la
tua collaborazione con Vittorio De Scalzi nella realizzazione di un
disco su poesie inedite di Riccardo Mannerini rientra, di fatto, in
questa categoria? Come è nata questa collaborazione e a cosa ha
portato? Gli occhi del mondo,
raccolta non ancora pubblicata ma già cantata in parte da De Scalzi
al Tenco lo scorso autunno e presente nei suoi concerti dal vivo, è
nata dall’opera demiurgica di Enrico de Angelis, guru del Club
Tenco, che di fronte al bisogno di Vittorio di incontrare un artista
che facesse sulle poesie di Riccardo Mannerini il lavoro che ai tempi
di Senza orario e senza bandiera aveva compiuto De André, ha
avuto la bontà di suggerire il mio nome. È vero, scrivo
volentieri su commissione. Per commissione intendo sia ricevere un
incarico ufficiale, come quello dell’Università di Verona per lo
spettacolo L’alba delle libertà sulla Costituzione, sia il
semplice stimolo da parte di un artista che ha bisogno del mio
contributo, com’è stato per Grazia De Marchi con Lasciatemi
vivere o per Vittorio De Scalzi con il lavoro in questione. Con De Scalzi, che
all’epoca non conoscevo di persona, è nato un rapporto di
collaborazione da autentico binomio, con un’intesa più che
soddisfacente che ci ha permesso di collaborare pure alle canzoni de
L’alba delle libertà. Lui è un grande musicista, un
compositore ed esecutore preparatissimo, capace di musicare testi con
grande versatilità, proprio perché è pure valido autore di testi.
Un’autentica fortuna per uno che come me ama principalmente operare
sulla parola e alle suggestioni musicali non di rado chiede di più.
Insomma, attualmente lui se ne va in giro a cantare testi in parte
miei e io a cantare musiche in parte sue, trovo questa miscela
miracolosa, uno scambio felice e indipendente, felice proprio della
sua autonomia. Recentemente ha
debuttato al Teatro Nuovo di Verona il tuo ultimo spettacolo teatrale
“L’alba delle libertà”, un particolare lavoro con intenti
didattico/formativi, mi illustri in breve la natura dello spettacolo
e come ti sei mosso? L’intento di restituire
ai giovani e al pubblico in genere il patrimonio di cui è già
proprietario, la Costituzione italiana, ha mosso Maria Fiorenza
Coppari, responsabile della Comunicazione d’Ateneo all’Università
di Verona, a commissionarmi uno spettacolo teatrale che illustrasse e
stimolasse la gente a riscoprire o conoscere la nostra Carta
fondamentale. A tale scopo ho fatto ricorso a ogni mezzo disponibile
nel linguaggio teatrale: il dialogo, il video, la canzone,
l’interazione col pubblico, il rito corale. Tutto così
frammentario da assemblarsi alla fine in un discorso unitario ben
strutturato. Dal successo del debutto sembra che ci siamo riusciti,
grazie alla Compagnia del Teatro Stabile di Verona e ai ragazzi
studenti dell’Università che hanno collaborato all’allestimento. Durante la tua
partecipazione al Tenco del 2007 durante il tuo set hai presentato
ufficialmente una delle tue più belle canzoni in assoluto, legata al
tema dell’amore, seppure un amore molto particolare ed esclusivo,
mi riferisco a “Il Salvatore delle donne tristi”, brano che
dovrebbe entrare a far parte di un tuo nuovo progetto, come è nato
questo brano? Grazie per
l’apprezzamento. In molti modi connoterei Il Salvatore delle
donne tristi, tranne che come amore esclusivo! Di per sé il
dramma del protagonista è proprio l’impossibilità
dell’esclusività. Un salvatore di donne è costretto a salvarne
una dopo l’altra, di fatto, uccidendo a ogni passaggio, senza
volerlo, la precedente. È proprio l’impraticabilità
dell’esclusiva a costituire il rovello del Salvatore e delle sue
“donne tristi”. La canzone, che aprirà l’album di prossima
pubblicazione, è una variazione sul tema del Don Giovanni, tema a me
caro su cui sta per uscire anche un mio libro/pièce teatrale (Il
supplizio di Don Giovanni - Bonaccorso Editore). Il brano non è
che un ulteriore capitolo sul dilemma costituito dalla
contrapposizione amore provvisorio/amore definitivo, un problema
senza soluzione ma foriero di numerosi compromessi.
Da una tua recente
intervista ho appreso che questo progetto sarà intitolato “Canzoni
per adulti” e che sta diventando finalmente realtà, prima di tutto
però vorrei chiederti come hai scelto questo titolo. Il titolo nasce dalla
consapevolezza che temi come quelli trattati in Archivio Postumia
(l’amore, la passione, la coppia, la seduzione e il tradimento) non
possono ispirare godimento in menti semplici come quelle dei bambini,
trattandosi di questioni ancora lontane dal loro orizzonte
esistenziale. La locuzione per adulti nel caso del mio cd non
sta a indicare scabrosità erotica al confine o oltre la pornografia.
Nulla di osé, piuttosto concetti e ironie per palati maturi, che
hanno conosciuto il piacere dell’amore e le sue difficoltà. Allora
sì, possiamo parlarne. Il titolo significa proprio questo: “Possiamo
parlarne? Siamo tutti abbastanza adulti da comprendere ciò di cui si
parla?” Il tutto naturalmente con la dovuta leggerezza. Un’unica eccezione: La
scorta, una canzone dedicata a Falcone, scritta in occasione
della Strage di Capaci e solo adesso pronta per la pubblicazione. Più
“per adulti” di così… Con quale etichetta
uscirà il disco, potrà finalmente avere la distribuzione che
merita? Perché l’idea che possa finire in un cassetto come, di
fatto, è avvenuto con il tuo capolavoro “Archivio postumia” fa
davvero male al cuore e vuol dire negare un prodotto sopraffino agli
amanti della canzone d’autore di qualità. Stiamo appunto
occupandoci di questo, quindi non ne vorrei parlare fino a che tutto
non è approntato per bene. Tra scaramanzia e desiderio di evitare
millanterie, preferisco tacere per il momento su questo. Archivio
Postumia comunque non è rimasto in un cassetto. L’hanno avuto
solo pochi eletti, quelli che si sono dati da fare davvero per
averlo. Quelli che hanno avuto la fortuna di capitare a un mio
concerto in cui suonavo quel repertorio o coloro i quali hanno
trovato una via per entrarne in possesso. Trattandosi di un cd molto
fortunato come riuscita, devo dire che questo snobismo elitario, per
una volta (ma che sia una sola!) non mi è poi dispiaciuto.
Ci puoi già anticipare qualche
elemento del tuo nuovo disco? Una concentrazione di
canzoni scritte per la voglia di scriverle, per il bisogno di
comunicare e ragionare ed esprimere, una condensazione di brani dal
buon peso specifico accumulati in anni di laboriosa pazienza. La mia
poetica ben delineata, distillata e intatta. Le mie urgenze e i temi
a me cari. Oltre alle canzoni di cui si è parlato sopra, ci sono un
paio di mie traduzioni da Cohen e altri brani eseguiti dal vivo
diverse volte in questi anni, escluse però le canzoni scritte per il
teatro, che eventualmente usciranno un giorno in un’altra raccolta… Musicalmente
rappresenterà ancora una nuova via dopo quella di matrice jazz di
“Archivio postumia”, quella folk-rock di “Dio è altrove”,
quella decisamente rock di “Esplosioni nucleari a Los Alamos” o
tornerai su sentieri già parzialmente percorsi? Diciamo che ho percorso
una via evolutiva che muove i passi da Archivio Postumia.
Ovvero, si è registrata l’orchestra in diretta, come si suonasse
in un locale, con l’aggiunta però degli archi all’organico di
Archivio. Il risultato ha un po’ il sapore di quel disco,
con nuove sfumature e ballate d’altro stile accompagnate più o
meno dagli stessi strumenti. Il suono è quello, “il mio”.
Poter finalmente dire: “il mio suono” è come entrare in un
bar e sentirsi chiedere “il solito?”. Una soddisfazione, pur
magra, che richiede esperienza, tenacia.
Prima dell’uscita ufficiale di
“Canzoni per adulti”, ci sarà qualche occasione in cui poter
ascoltare qualche anticipazione dei nuovi brani? Certo. Spazio Teatro 89 a
Milano, per la rassegna La Musica e l’Autore, il 27 marzo.
Madonna Verona a Verona, il 10 aprile. E poi via così in crescendo
fino a settembre, quando il cd uscirà di sicuro e i concerti saranno
completamente imperniati su di esso. Grazie e in bocca al lupo. In questi casi si dice “che crepi!”,
povero lupo.Nuovo disco alle porte
Sarebbe davvero
riduttivo definire Marco Ongaro, veronese, solo un cantautore. E’
in realtà un artista poliedrico capace di dedicarsi al mondo della
scrittura muovendosi a 360° dal teatro alla musica lirica, dalla
prosa alla poesia, dalla canzone d’autore alle canzoni per altri
partendo proprio da un’innata passione per la parola e la sua
manipolazione. È parso quindi doveroso tastarne il polso proprio ora
che un suo nuovo disco sta per uscire, un disco molto atteso da
pubblico e critica.
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